L’elegante rassegna riminese di California ‘90 giunta alla sua seconda edizione, oltre a decretare il proprio successo ha confermato quello del fitness che ha dato prova di aver superato l’effimero fenomeno della moda per divenire una realtà.

Una realtà che si e tradotta in “business” per molti operatori, alcuni dei quali si sono persino trovati in condizione di non poter far fronte ad una così grande, quanto inaspettata, richiesta da parte della clientela. Di contro, per gli organizzatori la Fiera è stata un successo annunciato. Infatti l’aumentata area espositiva impegnata rispetto a quella della precedente edizione, a causa della lievitazione delle Aziende espositrici, non poteva che essere segno premonitore dell’enplein decretato dai 20.000 visitatori che hanno affollato indistintamente tutti gli Stand.

 

Oltre a presentare le merceologie specifiche ad uso delle palestre come le attrezzature e le macchine per il fitness, California `9O ha avuto il merito di aprire le porte alla nuova merceologia rappresentata dai prodotti alimentari per lo sport.

Aziende di abbigliamento sportivo, sistemi di software applicati alla dietologia, sistemi computerizzati per la gestione dei centri sportivi, completavano il vasto panorama della Rassegna riminese.

 

L’obiettivo degli organizzatori non si è limitato peraltro alle pur interessanti proposte commerciali. Infatti il Festival del Fitness è stata la grande occasione per portare in passerella una serie di discipline sportive emergenti. Eccole in breve: quattrocento sono stati i partecipanti allo stage “Aerobica Stellare” condotto da vedettes internazionali come Linda Foster, Chet Vienne e Madeleine Lewis.

“The Big Ones” il gran Premio Internazionale di Body Building, vinto dal francese Mohamed Benaziza, ha radunato 4.000 spettatori.

E ancora Stage di tennis, dimostrazioni di Badminton e per finire lo spettacolo no stop dello skateboard ad opera dei campioni americani Scott Olser e John Fabriquer.

 

In conclusione California ’90 ha fornito, semmai ce ne fosse stato bisogno, la prova palmare di essere la più grande kermesse nazionale del Fitness grazie anche, e il caso di sottolinearlo, all’ineguagliabile ospitalità e ricettività della simpatica terra di Romagna.

 

La parola agli operatori

Dopo aver ascoltato gli organizzatori di California ’90, che hanno confermato il trend positivo del settore, e che per inciso sono già all’opera per organizzare la prossima edizione della mostra, ci è parso opportuno ascoltare il parere di alcuni operatori che riportiamo qui in seguito

 

nerio alessandri

Signor Alessandri quali sono le sue impressioni su California’90? Sono convinto che la fiera di Rimini rimanga un importante punto d’incontro con la nostra clientela. Tuttavia devo rilevare che in Italia esistono già delle fiere specializzate nel mondo del fitness. Ciò a mio modo di vedere crea un po’ di dispersione degli appassionati, senza contare l’onere maggiore sopportato dalle aziende che si adoperano per essere presenti inentrambi gli appuntamenti. Pertanto l’ideale sarebbe una sola e grande fiera del Fitness.

 

La Technogym è presente anche in altre fiere? Fino ad ora siamo stati presenti, e continueremo ad esserlo, alle due edizioni del Mias di Milano, al Sae Due di Bologna, al Cosmoprof di Milano, e alla Tecnohotel di Genova, perché il fitness è ormai una realtà che trova spazio, oltre che nelle palestre, anche in strutture alberghiere e istituti di bellezza. Naturalmente siam presenti anche in Europa, come ad esempio al Fibo di Colonia, la più grande fiera europea del settore, dove abbiamo uno stand di 300 mq.

 

Prendendo come rapporto l’attuale edizione di California, quali sono le sue osservazioni circa l’andamento del mercato? Per quanto riguarda il trend della nostra azienda è in crescita. Tuttavia non mi riferisco al solo settore delle palestre in quanto oggi noi contiamo su una clientela diversificata che comprende hotel, istituti di bellezza, club house ecc.

 

Come vede il futuro del fitness? Prevedere il futuro presuppone doti d’indovino che per il momento non ho… Comunque scherzi a   parte, vedo il fitness positivamente in quanto esso esprime una serie di concetti che tendono a visualizzare alcune qualità della vita come salute ed efficienza. –sui giovani, che hanno già recepito questi concetti, è basato il futuro del mercato che vedrà sempre nuove attrezzature assistite dall’elettronica.

 

Walter Nogler

Signor Nogler le attrezzature da lei importate dagli Usa rappresentano il new-deal del fitness? Quali sono le sue osservazioni in proposito? Attualmente a livello di attrezzature rappresentiamo quanto di più prestigioso esiste non solo nel nostro paese ma nel mondo. In questo momenti di crescita e di competitività del settore, gli imprenditori più attenti scelgono Life Fitness in modo di fornire alla loro clientela sempre maggiori stimoli per il lavoro alle macchine.

 

Quali ulteriori sviluppi prevede per il fitness made in Italy? Anche da noi si fa sempre più sentita la voglia di muoversi e di tenersi in forma. Questo fa si che ci sia una grande proliferazione di palestre. Ma a mio parere, in un prossimo futuro le piccole palestre faranno fatica a sopravvivere, mentre i grandi centri andranno sempre di più affermandosi. Inoltre a partire dal 92, grandi organizzazioni straniere avranno come  obiettivo quello di espandersi in Italia e perciò vi sarà sempre una maggiore competitività per spartirsi il grosso “business” del fitness.

 

A seguito dei suoi frequenti contatti di lavoro con altri paesi come si colloca il fitness italiano nei confronti della realtà europea e americana? Purtroppo, molto spesso, in Italia le palestre sono gestite da persone poco competenti. Inoltre anche in strutture molto grandi capita spesso di notare come gli stessi istruttori siano poco coinvolti o scarsamente consapevoli dell’importanza del loro compito. Tuttavia la differenza principale tra il mondo del fitness italiano e quello straniero, sia esso europeo o americano, riguarda l’età media dei praticanti. Da noi infatti questa di aggira sui 25 anni mentre all’estero è intorno ai 35 anni. Ciò sta significare, a mio parere, che in Italia il fitness non è ancora stato ben compreso, nel senso che l’attività fisica è ancora considerata un momento ludico anziché un efficace sistema salutistico da perseguire nel tempo.



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