La risonanza magnetica è un’indagine spesso richiesta dai medici in presenza di lombalgia, sia acuta che cronica. È un esame che ha sostituito la TAC, nonostante quest’ultima in alcuni casi sia più indicata, perché il soggetto non è sottoposto ad una cospicua irradiazione. Tuttavia, i dati che dimostrano l’esistenza di una correlazione tra le anomalie riscontrate in risonanza e la lombalgia sono poco chiari e spesso contraddittori. La maggior parte di questi dati derivano da studi trasversali, che non vanno quindi a verificare cosa accade nel tempo ai reperti radiografici con il modificarsi del quadro della lombalgia e che, quindi, non esaminano se anomalie radiografiche e dolore evolvono a braccetto una con l’altra. Un primo studio longitudinale della durata di 10 anni è andato a valutare se i reperti visibili in risonanza e la loro progressione fossero associati alla storia di lombalgia nei 10 anni e se la presenza di anomalie al baseline predicesse l’insorgenza di lombalgia futura. I risultati hanno dimostrato l’assenza di una correlazione tra le anomalie visibili in risonanza (quali degenerazione discale secondo Pfi rrmann, sporgenza del disco, zone ad alta intensità, spondilolistesi e qualsiasi altro cambiamento), sia al baseline che nei controlli successivi, e la storia di lombalgia. Dai dati di questo studio emerge dunque l’assenza sia di una corrispondenza tra anomalie visibili in risonanza e sintomatologia dolorosa nel tempo, che di un ruolo predittivo delle anomalie per possibili futuri episodi di lombalgia.
Bibliografia
Tonosu J, Oka H, Higashikawa A, Okazaki H, Tanaka S, Matsudaira K.
The associations between magnetic resonance imaging findings and low back pain: A 10-year longitudinal analysis. PLoS One. 2017 Nov 15;12(11):e0188057.