Perché fare attività fisica [parte 4 di 6]

ATTIVITÀ FISICA E METABOLISMO DEI CARBOIDRATI.

Facendo riferimento al metabolismo dei carboidrati, ci sono recenti ipotesi che sostengono che un eccesso di glucosio possa alterare permanentemente alcune proteine contribuendo al declino, associato all’età, del funzionamento delle cellule e dei tessuti.

Gli effetti del diabete su molti organi possono essere quindi descritti come un invecchiamento accelerato. Questi disordini, tipici di una persona che invecchia, in soggetti con iperglicemia si sviluppano prima.

Individui sedentari hanno spesso una ridotta risposta all’insulina nei loro muscoli che non sono ovviamente allenati. Una tolleranza ridotta al glucosio e la sua concentrazione nel sangue più elevata può spingere alla sopra menzionata reazione proteine-glucosio e causare tramite un feedback una iperinsulinemia che è di per se un fattore di rischio per le coronaropatie.

 

Un programma di allenamento può normalizzare la tolleranza al glucosio e aumentare la sensibilità dei muscoli all’insulina. Bisogna sottolineare il fatto che già la sola contrazione muscolare di per sé promuove l’uptake del glucosio anche in assenza di insulina.

 

ORGANI LOCOMOTORI OSTEOPOROSI

Cambi strutturali, in senso negativo, Nelle ossa, legamenti e tendini sono stati dimostrati in relazione alla diminuzione dell’attività fisica. L’immobilizzazione diminuisce enormemente il numero e la grandezza delle bande di fibre collagene nei legamenti ed influisce negativamente sullo scambio nei legami all’interno del collagene. Animali allenati, invece, hanno migliorato la loro concentrazione di collagene nei legamenti e nei tendini .

La non attività non intacca solamente la forza muscolare, la resistenza ossea e delle articolazioni, ma diminuisce inoltre la soglia della forza che deve venire trasmessa dai legamenti e dai tendini devono valutare costantemente la necessità e la durata di una immobilizzazione. Studi sugli astronauti e persone immobilizzate hanno riportato valori elevati di osteoporosi.

 

Il coinvolgimento delle ossa può porre dei rischi seri alla salute, soprattutto nelle donne in età avanzata. Un declino progressivo della densità ossea inizia durante la menopausa, e l`osteoporosi è una malattia seria della vecchiaia. Negli U.S.A. un terzo della popolazione femminile dopo i 65 anni accusa fratture vertebrali e all’età di 81 anni un terzo delle donne e un sesto degli uomini ha sofferto di fratture femorali, spesso catastrofiche se non addirittura eventi terminali.

La massa ossea è soggetta a stimoli locali (meccanici), sistemici (ormonali) e meccanismi di controllo omeostatici. Le forze locali che agiscono sul tessuto osseo sono dovute alla contrazione gravitazionale e muscolare.

 

Gli atleti hanno una massa ossea maggiore rispetto alla popolazione sedentaria, con maggior concentrazione calcica nelle aree più interessate dall’esercizio. Un esercizio promuove la miglior deposizione dei sali di calcio e previene l’osteoporosi. Sia le donne di mezza età che quelle più anziane aumentano la massa osseo, come risposta a un programma di intervento con l`esercizio, Rowe e Kahn suggeriscono che la marcata riduzione della densità ossea data dall’invecchiamento in gran parte può essere prevenuta o modificata con un esercizio regolare, con la riduzione del fumo di sigaretta e un apporto di calcio adeguato.

 

Riassumendo, l’attività muscolare che aumenta lo stimolo, che viene trasmesso tramite i tendini e i legamenti alle ossa, mantiene, e in molti casi aumenta, la funzionalità metabolica di queste strutture di sostegno.

Gli effetti dell’esercizio dipenderanno dalla maniera nella quale vengono svolti: il risultato richiede quindi una specificità. Le uniche strutture che risponderanno saranno quelle che sono state sottoposte allo stimolo dell’esercizio.

Per sconfiggere l’osteoporosi, la strategia per gli adolescenti e i giovani e di aumentare la massa ossea poiché una volta adulti e nella vecchiaia la medesima si concentrerà nel mantenere o nel diminuire il tasso di perdita di tessuto osseo.

 

ASPETTI NUTRIZIONALI DELL’ ATTIVITA’ FISICA ABITUALE.

Più una persona è attiva, più alto è l’apporto energetico che può sostenere senza rischiare l’obesità. Da un punto di vista nutrizionale il vantaggio di una tale attività e che il maggior apporto di energia dovrà essere assicurato da un adeguato apporto di costituenti nutritivi essenziali.

 

Nella nostra società dei consumi l’apporto di nutrimento essenziale è troppo alto. Può diventare critico nella persona sedentaria e diventare, nutrizionalmente, grandemente negativo se si consumano i pasti nei fast food. Con l’aumentare dell’età vi è una riduzione graduale del metabolismo basale, ma non c`è una riduzione proporzionale della richiesta del nutrimento essenziale. Per questa ragione si raccomanda soprattutto agli anziani di cercare di essere fisicamente attivi.

Nel trattamento di pazienti obesi è essenziale combinare una restrizione alimentare con un aumento dell’attività fisica giornaliera. Dopo tutto l’attività fisica è la componente più variabile del dispendio energetico.

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