Il rapporto fra qualità e quantità della nutrizione ed efficienza si sta facendo sempre più complesso. La raccolta dei dati che la ricerca in vitro e sperimentale e quella epidemiologica continuano ad accumulare è enorme, e la interpretazione sempre più complessa.
Il tutto è complicato da esigenze personali che non nascono da certezze scientificamente documentate, ma che sono sempre più radicate e con le quali chi si occupi di scienze biologiche deve confrontarsi. Da un lato esiste la innegabile evidenza che la vita media almeno nel mondo occidentale si è allungata enormemente, dall’altro la mortalità per malattie cardiovascolari o cancro legati al sovrappeso, e quindi a malnutrizione per eccesso, diventa preponderante nella casistica medica e nel peso economico sulla sanità pubblica.
L’aumento numerico della popolazione sopra i 60 anni, inoltre, pone il problema della perdita di massa muscolare, inesorabile dopo i 50 anni, e che solo l’esercizio fisico è in grado di arginare e antagonizzare.
Ma, l’esercizio fisico richiede aumentate spese energetiche, e apporti di macronutrienti (proteine, carboidrati e lipidi) diversi da quelli di un sedentario, e resta il problema di identificare come fare allenamento in questa specifica popolazione diversamente giovane di sessantenni ed oltre senza fare danni.
L’esercizio fisico, infatti, se è vero che funziona come un farmaco ad esempio nel paziente con diabete, proprio come un farmaco ha il limite, poco riconosciuto, di poter essere insufficiente, quindi inutile, o eccessivo, quindi dannoso.
D’altra parte, in ogni età e per qualunque carico di lavoro, ad un esercizio sufficiente deve essere affiancata una alimentazione adeguata. Infatti, si vanno accumulando studi che dimostrano che negli anziani esercizio fisico non accompagnato da adeguamento alimentare può portare ad effetti negativi piuttosto che positivi.
Il metabolismo ha regole che ne delimitano la efficienza, regole che sono fisse e devono essere conosciute per capire come e perché l’alimentazione ed i rapporti fra macronutrienti possano influenzare il metabolismo e lo stato di salute. Esistono poi problemi ancora da risolvere, come la discrepanza fra l’uso invalso dei valori calorici dei cibi e la produzione di energia (ATP) nel metabolismo, molto diversi. Inoltre, stiamo solo incominciando a capire come gli aminoacidi essenziali, e alcuni altri fortemente in grado di esprimere le capacità insite nel nostro DNA attivando o inibendo attività e funzioni specifiche.
Gli aminoacidi, principalmente quelli essenziali, sono considerati a tutti gli effetti “citobiochine” e “metabiochine”, ovvero capaci di trasmettere alle cellule (cito-) ed al metabolismo (metabo-) messaggi induttori di effetti che solo ora, con la biologia molecolare siamo in grado per la prima volta di documentare e quindi cercare di capirne il significato. Tutte queste nuove informazioni sono molto difficili da armonizzare fra di loro per arrivare ad applicazioni pratiche, ma l’elaborazione logica di quanto si va delineando indica soluzioni ed ha implicazioni scientifiche davvero sorprendenti.
a cura di Francesco Saverio Dioguardi – Professore di Medicina Interna – Università di Milano
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