Un’intelligenza non sfruttata

Il corpo umano è una macchina perfetta. Sentiamo ormai questa espressione da tanto tempo e forse sarebbe anche il momento di contestare questo assunto che, probabilmente, non rende abbastanza giustizia alla magnificenza di quello che realmente siamo.

 

Il corpo umano è una struttura che ospita un’anima ed una biologia estremamente complessi ma che lungi è dall’essere perfetto. Se così fosse non dovrebbe deteriorare perché il concetto stesso di perfezione si riferisce a qualcosa che è senza difetti e non suscettibile di miglioramenti.

 

Invece sappiamo che l’unicità di ognuno di noi è proprio nelle imperfezioni e nel fatto che possiamo sempre migliorarci. Se fossimo perfetti non avremmo dovuto sforzarci di trovare, negli anni di evoluzione, in milioni di anni di vita, il modo per contrastare gli effetti del tempo.

 

È proprio questa imperfezione che ci costringe ogni giorno a migliorarci o almeno così dovrebbe essere. Tuttavia allo stato attuale questa straordinaria “macchina” non è ancora riuscita ad adattarsi all’inevitabile decadenza biologica del tempo.

 

Forse la sua “perfezione” risiede proprio nel fatto che è così intelligente che se anche potesse scegliere non resterebbe sulla Terra per sempre e ciò è dettato da un delicato equilibrio che mantiene il sistema vita in una condizione ben bilanciata.

 

 

Tuttavia nessuno raffronta i dettami della Natura ma quanto meno vogliamo assaporare l’idea di andarcene senza soffrire. Spegnersi lentamente senza decadere. Il desiderio comune di tutti è quello di rallentare gradualmente fino a chiudere gli occhi circondato dagli amori e dagli affetti di sempre.

 

Desideriamo dare vita agli anni e non semplicemente anni alla vita annaspando a più non posso pur di aggiungere altro tempo. Bombardati di farmaci e magari assistiti in tutto da un punto di vista motorio incapaci di salire anche pochi gradini da soli.

 

Mantenere l’efficienza fisica e motoria rappresenta probabilmente l’unico strumento che oggi disponiamo per spegnerci con dignità nel rispetto di noi stessi e di chi ci circonda. A quanto pare in quest’era sempre più “futuristica” assaporiamo ogni giorno una fetta di quella torta dell’evoluzione tecnologica dimenticandoci del nostro essere umani attivi.

 

L’incremento delle capacità informatiche, dell’automazione e del confort che ci caratterizza va di pari passo con l’involuzione fisica e con la regressione delle nostre capacità motorie coordinative e condizionali.

 

Un fenomeno sempre più in crescita nelle giovani generazioni tanto quanto nei nuovi anziani più fragili e meno attivi dei nonni di un tempo. Testimone di tutto questo è l’immensa spesa sanitaria che gira intorno all’assistenza per la terza età per curare patologie che sono ad appannaggio della vita moderna e della sua incredibile atmosfera tecnologica nella quale tutti noi galleggiamo.

 

Oggi vengono affidate totalmente alle “pillole” un gran numero di patologie che potrebbero essere gestite, ma ancora di più prevenute, con la sollecitazione dei nostri sistemi motori caratteristici della specie.

Ma se la pillola più trascurata per mantenerci in salute fosse anche la più potente ed efficace?

 

Se fosse a portata di mano e da scettici e pigri, quali siamo, stessimo scegliendo di non assumerla per comodità?

 

Saremmo ancora da considerarci essere intelligenti se scegliamo volutamente di non stare bene quando potremmo cambiare totalmente le cose?

 

A queste domande dovremmo rispondere con piena consapevolezza e guardare negli occhi anche il campo medico e politico che forse non pongono la dovuta attenzione ad una considerazione vecchia quanto il mondo: il movimento è vita e la vita si esprime attraverso il movimento.

 

Potremmo dibattere sull’interpretazione filosofica della frase ma tecnicamente, un po’ con “arroganza scientifica”, ci sarebbe poco da interpretare.

 

 

L’attività fisica ed il movimento regolare sono i farmaci più potenti per contrastare il decadimento fisico e invecchiare in modo naturale.

 

Invecchiare non è una malattia ma lo sono tutta la deficienza fisica e le patologie che accompagnano l’essere umano.

 

Tante di queste potrebbero essere fortemente contrastate con l’allenamento fisico scientifico, ragionato e su base individuale. Dal mal di schiena alle patologie metaboliche, dalla sarcopenia all’osteoporosi, dalla depressione alla decadenza dei rapporti interpersonali, dallo stress all’impotenza sessuale. Tutto direttamente o indirettamente può essere ricondotto ad uno scarso stile di vita e non regolare attività fisica.

 

L’esercizio fisico è così benefico per la salute che dovrebbe essere considerato come un farmaco(1) è così che hanno concluso gli autori in un lavoro di ricerca estremamente interessante riportando gli innumerevoli effetti positivi sulla salute per chi pratica attività fisica.

 

Ovviamente come tutti i farmaci è fondamentale la quantità ed i tempi di somministrazione. Questi non devono essere casuali ne arbitrari ma dosati da personale competente e preparato per fronteggiare ad una richiesta del mercato sempre più alta fatta di persone “affette” da ipocinesia e dallo scarso movimento.

Il farmaco più potente scegliamo di non usarlo e preferiamo soccombere alla decadenza senza muovere un dito continuando a poltrire e usare l’ascensore anche per evitare 10 scalini.

 

I soggetti più fragili e delicati, quali sono gli anziani, rappresentano quella fetta di popolazione che probabilmente ha più bisogno di protezione. Per loro è richiesta una corazza che non sia solo assistenziale per allungargli la permanenza su questo mondo ma che li ponga in condizione di autonomia anche per la semplice gestualità quotidiana.

 

La fragilità di un anziano può essere fortemente contrastata dalla potenza degli effetti benefici dell’attività fisica che li rende forti e prestanti, ovviamente con la dovuta cautela, nell’affrontare l’avanzare della vecchiaia con una condizione non più fragile e vulnerabile alla decadenza biologica.

 

Voler ignorare questa realtà è come essere complici di un lento autolesionismo quasi autorizzato dalle nostre istituzioni che dovrebbero essere più “severe” a tal proposito e indirizzarci a prenderci cura della nostra salute.

 

Il suggerimento di autorevoli studiosi è proprio quello di invitare i responsabili delle politiche e i professionisti a progettare e attuare strategie complete e coordinate volte a indirizzare programmi e/o interventi di attività fisica, promozione della salute e campagne di prevenzione delle malattie a livello locale, regionale, nazionale e internazionale(2).

 

 

Auspichiamo che in un prossimo futuro forti dell’esperienza maturata in questo delicato periodo storico che stiamo vivendo si comprenda che l’autonomia della gestione della salute è tra i pilastri della nostra società.

 

Come un vecchio proverbio recita: dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.

 

E su queste perle di saggezza dovremmo comprendere che non basta che ci prestino attenzione e assistenza quando ormai siamo “affamati” ma prevenire e insegnarci a “pescare” in modo da essere autonomi a gestire la nostra salute e goderne fino alla fine.

 

 

L’attività fisica è parte integrante della vita di ognuno di noi ma se questa considerazione non è ancora ben chiara e radicata nella nostra società c’è davvero da chiedersi se in fondo siamo davvero quella “macchina perfetta” che crediamo di essere.

 

Stiamo davvero sfruttando il dono della nostra intelligenza come dovremmo?

 

L’essere umano quale entità viva ed energica ha tutto il diritto di sfruttare in pieno le sue potenzialità ma ha soprattutto il dovere di conservare la sua straordinaria forza vitale fino a che questo è in suo potere.

 

 

Speriamo che l’opinione pubblica e politica diventi sempre più sensibile ogni giorno di più su quanto sia cruciale e fondamentale mantenersi in forma nel corpo e nella mente.

 

Bibliografia

 

1) J Vina, F Sanchis-Gomar, V Martinez-Bello, and MC Gomez-Cabrera. Exercise acts as a drug; the pharmacological benefits of exercise. Br J Pharmacol. 2012 Sep;167(1): 1–12

 

2) Pawel Posadzki Dawid Pieper, Ram Bajpai, Hubert Makaruk, Nadja Könsgen, Annika Lena Neuhaus, and Monika Semwal. Exercise/physical activity and health outcomes: an overview of Cochrane systematic reviews. BMC Public Health. 2020; 20: 1724

 

3) Darren E R Warburton, Shannon S D Bredin. Health benefits of physical activity: a systematic review of current systematic reviews. Curr Opin Cardiol. 2017 Sep;32(5):541-556.

 

4) Birgitta Langhammer, Astrid Bergland and Elisabeth Rydwik. The Importance of Physical Activity Exercise among Older People. Biomed Res Int. 2018; 2018: 7856823

 

 

 

a cura di Antonio Parolisi – M.Sc. – MFS ISSA Europe

 

 

 

 

iconafitesport

 

Desideri leggere tutti gli articoli presenti nella rivista  e riceverne una copia cartacea a casa?

Se sei un nuovo utente, REGISTRATI sul sito e acquista l’Abbonamento!

 

oppure

 

Se sei già un utente registrato, EFFETTUA IL LOGIN e rinnova il tuo Abbonamento alla Rivista!

 

Inoltre, una volta che ti sarai REGISTRATO, avrai la possibilità di partecipare alla CONVENTION ISSA e Iscriverti ai nostri CORSI e SEMINARI!

 

Condividi l'articolo

Ultimi articoli