FASTIDIOSA PUBALGIA F.G.(Augusta)
“…MI E’ STATA DIAGNOSTICATA UNA PUBALGIA E MI E’ STATO DETTO DI FARE ANCHE ATTIVITA’ FISICA…”
Nonostante il dosaggio del farmaco sia molto basso, la sospensione e cause della pubalgia sono tante, ma nella maggior parte dei casi quella principale è dovuta ad un “sovraccarico”, cioè una serie di microtraumi ripetuti nel tempo che creano dei danni nei punti di inserzione sull’osso pubico di diversi muscoli, tra cui gli addominali e gli adduttori.
Quindi si tratta di un dolore misto muscolo-tendineo.
La diagnosi si effettua facilmente attraverso il test per il muscolo retto dell’addome e quello per i muscoli adduttori che possono essere poi sostanziati da una eventuale ecografia distrettuale.
Nella prima fase è fondamentale il riposo e l’uso di anti-infiammatori;
In un secondo momento si possono utilizzare terapie fisiche come le onde d’urto e la laser-terapia;
In un terzo momento, passata la fase acuta, bisogna impostare un programma di riabilitazione con esercizi di rinforzo muscolare, stretching dei muscoli adduttori, accorgimenti per correggere la postura, se alterata, e ginnastica propriocettiva.
Nella maggior parte dei casi la terapia così condotta è sufficiente, anche se i tempi possono essere molto lunghi (sino a sei mesi ed oltre). Il ricorso alla chirurgia è necessario solo in casi selezionati.
Quindi il consiglio di svolgere una specifica attività fisica risulta essere corretto e in linea con quanto usualmente si fa in questi casi.
ESITI DI POLIOMIELITE L.S. (Milano)
“…HO QUASI 70 ANNI, CON ESITI DI POLIOMIELITE AGLI ARTI INFERIORI: ULTIMAMENTE INCOMINCIO AD AVERE DIFFICOLTA’ DEAMBULATORIE…”
Attualmente nel nostro Paese si stima che vivano più di 70.000 persone con esiti di poliomielite, malattia che teoricamente dovrebbe essere completamente debellata dalle vaccinazioni. Purtroppo, come ampiamente riportato dai media, una criminale avversione verso le vaccinazioni ha ricreato, sia per questa malattia che per altre, la possibilità di un aumento della morbosità, con gravi ricadute sia per il malato sia per la collettività.
Rispetto alla sua domanda, ovvero se è utile un’attività fisica specifica, la risposta è completamente affermativa. In una disabilità così lunga di carattere neuromotorio, una riabilitazione-attività fisica mirata può contrastare in modo efficace il fisiologico calo delle prestazioni dovute all’invecchiamento. Personalmente ritengo che il piano di allenamento sia visionato da un fisiatra, che possa meglio indirizzare il personal trainer sugli esercizi da fare in palestra, ma anche a domicilio.
È infatti importante che questo tipo di esercizi, e comunque tutto ciò che è rivolto al mantenimento e al consolidamento delle attività quotidiane, sia eseguito giornalmente per mantenere e riappropriarsi della propria autonomia. Ecco perché il percorso deve vedere in primis lo specialista, poi un personal trainer qualificato ed infine la sua buona volontà di eseguire parte degli esercizi anche a domicilio, vincendo la pigrizia che ci assale ogni volta che pensiamo di “muoverci” in casa propria.
È importante che chi la segue esegua periodicamente dei test valutativi, che siano in grado di monitorare i miglioramenti che dovrebbero emergere con il tempo.
FIGLIO DIABETICO R.B. (Cuneo)
“…MIO FIGLIO PICCOLO, CON DIABETE DI TIPO I, MANGIA DI NASCOSTO, SPECIE DOPO AVER FATTO ATTIVITA’ FISICA…”
La sua domanda come mamma è semplice: cosa devo fare?
È giusto che lei sia preoccupata perché la gestione di un figlio adolescente di fronte ad una malattia cronica, che dura tutta la vita e che comporta la somministrazione più volte al giorno di insulina e il rispetto di una dieta specifica, è pesante e non è facile da accettare per entrambi.
Un atteggiamento repressivo e tendente essenzialmente a spaventare il figlio temo possa essere fallimentare; è quindi opportuno parlare apertamente con suo figlio e soprattutto coinvolgere il pediatra diabetologo che lo ha in cura, valutando eventualmente anche la necessità di un appoggio psicologico. Una cosa da tenere per certa è che l’attività fisica non stimola l’appetito.
Prof. Silvano Busin
Direttore Scientifico Issa Europe
Direttore Riabilitazione Specialistica, Ospedale Sacco, Milano
Docente Corso Laurea in Fisioterapia, Università degli Studi, Milano
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