“…E dopo aver apprezzato l’ologramma dei vincitori della maratona di Call of Duty, eccoci finalmente alla cerimonia dello spegnimento della fiaccola in 3d di questa prima edizione delle nuove Olimpiadi in Silicon Valley, trasmessa in streaming dalla sala coding della nuova sede cloud del CIO. Come sempre potete inviare i vostri Like comodamente da casa utilizzando il vostro social preferito!”
Potrebbe essere questo il testo della telecronaca di una prossima edizione delle Olimpiadi, se il CIO decidesse davvero di ammettere i videogames ai giochi, come sembra possa davvero accadere, almeno a seguire le ultime notizie di stampa relative alle dichiarazioni di importanti esponenti dell’organizzazione.
Forse si tratta di pura fantascienza, ma altrettanto fantascientifica fino a poco tempo fa sarebbe sembrata la sola idea che qualcuno potesse considerare i giochi online uno sport, cosa che invece pare ormai essere realtà assodata.
Tony Estanguet, vice presidente del Comitato organizzativo dei Giochi di Parigi 2024 ha infatti affermato in una recente intervista che sono previste riunioni tecniche per valutare l’inserimento degli esport tra quelli degni “di medaglia” nella capitale francese. Davvero.
E come li organizzerebbero, questi giochi?
Per peso della consolle, Xbox contro Nintendo? Oppure per specialità, Call of Duty contro Assassin Creed? O invece per Leghe Pro, la Fifa Eworld Cup per il calcio e la NBA Live per la pallacanestro?
Per gravosa che possa essere l’organizzazione da mettere in piedi, i membri del comitato sanno per certa una cosa: i denari per l’impresa non mancheranno.
Qualche dato? Secondo la società di ricerche marketing Newzoo il giro d’affari degli esport nel 2016 è stato di quasi 500 milioni di dollari, che entro il 2020 dovrebbero raddoppiare. Gli spettatori 2016 di questi tornei online, sempre secondo l’azienda, sarebbero stati più di 320 milioni e gli atleti… Un momento: gli atleti?! Quali atleti?
Con tutto il rispetto per giocatori come Kuro Takhasomi (campione di Dota 2 che, a soli 19 anni, avrebbe già accumulato vincite per oltre tre milioni di euro) chiamare atleti questi specialisti di esport pare un poco eccessivo e dovrebbe sembrarlo anche per i responsabili del CIO. CIO, ricordate?
Comitato Internazionale Olimpico.
Olimpico, da Olimpia, luogo così chiamato per ricordare il Monte Olimpo, quello dove secondo i greci antichi vivevano gli dei, personaggi uniti non solo da una certa eclettica tendenza a beffarsi degli umani, ma anche da una presenza fisica di bellezza imponente, maschi o femmine poco importa, donata loro dal genio di Fidia, che a qualcuno avrà pure dovuto ispirarsi per codificarla tanto bene da farne un ideale estetico ancora valido ai giorni nostri, passando da artisti da niente come Prassitele o Leonardo.
Quali corpi poteva aver preso a esempio Fidia (quinto secolo Avanti Cristo), se non quelli dalle muscolature scolpite di guerrieri e atleti, questi ultimi gli eroi popolari che dai tempi della prima olimpiade, nel 776 AC (le ultime olimpiadi antiche si tennero nel 393 DC), si sono confrontati in maniera incruenta per l’onore dei propri luoghi di origine? Certo, per le donne Fidia dovette rifarsi ad altri modelli (fino al 1900, seconde olimpiadi moderne, nessuna donna aveva mai partecipato ai giochi), cavandosene benissimo comunque.
Guerrieri e atleti, quindi, i corpi scolpiti da fatica fisica e volontà di superarne l’assillo lanciandosi ad abbattere nuovi limiti in uno sforzo che, ai tempi, li accumunava a semidei. Fu questo stesso antico ideale di competizione con gli altri e con se stessi a essere ripreso da De Coubertin quando riuscì ad avviare il ciclo delle olimpiadi moderne, ad Atene, nel 1896.
Altri tempi e altri sport, ma una continuità storica che ancora oggi vuole che a competere siano i migliori atleti (uomini e donne) di ogni nazione del mondo, con un intento preciso, declamato a chiare lettere nel motto dei Giochi: Citius – Altius – Fortius (Più veloce, più in alto, più forte). L’intento delle Olimpiadi e le caratteristiche richieste ai partecipanti sono tanto chiare in ogni documento ufficiale che è difficile accettare l’idea che membri influenti del CIO possano anche solo pensare di aprire le porte dei Giochi agli esport.
Possibile che non abbiano letto l’Olympic Charter, la Carta olimpica? Quella nei cui Principi fondamentali, Primo Paragrafo, si legge che “l’Olimpismo è una filosofia di vita che esalta e combina in un bilanciato insieme le qualità di corpo, volontà e mente”. E che dire del Terzo, quando si scrive che il Movimento Olimpico “raggiunge il suo apice nel mettere insieme gli atleti del mondo intero…”.
E più avanti, la Sesta Regola del Charter in cui si afferma che “I Giochi Olimpici sono competizioni tra atleti in eventi individuali o di squadra”.
Che c’azzecca, come diceva quel pubblico ministero, la realtà virtuale dei video giochi online con tutto questo? Si trattasse almeno di mettere in campo squadre di lancio della tastiera o di salto col video…
Insomma, un poco di buon senso e al bando la correttezza politica! Per quanto bravissimo, quale campione di Xbox potrà essere mai davvero considerato un atleta, un nuovo Fidippide degno di essere ricordato, tra duemila anni, per aver gridato Nìke stramazzando al suolo dopo 42 livelli e 195 vite? E a quale corpo si potrà ispirare il nuovo Fidia per tracciare i canoni della bellezza futura?
A quello di Jabba the Hutt o a quello di Homer Simpson? Cari signori del CIO, se proprio vorrete far entrare gli esport alle Olimpiadi, ammettete almeno perché lo fate.
Se li eleverete agli onori del podio a cinque cerchi, lo farete solo piegandovi alla mole sempre crescente di denaro che i video giochi online stanno movimentando.E allora abbiate almeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: non più Olimpiadi, ma Danariadi.
a cura della Redazione Fitness&Sport
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