La lombalgia cronica rappresenta una condizione totalmente diversa dalla semplice lombalgia acuta e non è solo la durata temporale del quadro clinico a fare la differenza. La letteratura ha dimostrato che il dolore cronico è molto diverso da quello
acuto e perde il significato biologico di avviso di una lesione in corso diventando di fatto controproducente e solo generatore di sofferenza.
Oggi il disturbo cronico alla schiena è pertanto considerato come risultante di conseguenze fisiche, psicologiche e sociali dovute al prolungamento del problema originale. Il dolore persistente cronico e la disabilità che ne consegue sembrano essere dissociati dal problema originario che è stato di natura fisica. Secondo i dati della letteratura, possono essere riportate poche prove relative al danno tissutale e alla nocicezione e sembrano diventare auto-mantenuti ed intrattabili, anche mediante, fenomeni di sensibilizzazione centrale. Il dolore persisterebbe quindi in maniera non correlata alla lesione perché, a prescindere dal tipo di insulti inziale, il tessuto lesionato dovrebbe guarire nel giro di 6-7 settimane.
Quindi, si può considerare che se il dolore oltrepassa questo limite temporale abbia altre componenti oltre all’attivazione delle terminazioni nervose sensibili al dolore nel tessuto periferico. Da qui consegue l’attuale classificazione della lombalgia, che è di tipo temporale in dolore acuto (durata inferiore alle 4 settimane), subacuto (dalle 4 alle 12/24 settimane) e cronico (più di 3-6 mesi di dolore continuo).
Bibliografia
Deyo RA, Dworkin SF, Amtmann D, Andersson G, Borenstein D, Carragee E, Carrino J, Chou R, Cook K, Delitto A, Goertz C, Khalsa P, Loeser J, Mackey S, Panagis J, Rainville J, Tosteson T, Turk D, Von Korff M, Weiner DK.
Report of the NIH Task Force on research standards for chronic low back pain. Physical Therapy. 2015 Feb;95(2):e1-e18.