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Quando è stato scoperto, nel 1780, il lattato è stato considerato come semplice prodotto di scarto metabolito, originato dalla microlisi. Ma a cosa serve il lattato? Acido lattico e lattato sono davvero solo sostanze di scarto? Non è così. Nel tempo si è scoperto il ruolo del lattato e, in particolare, tra i suoi compiti quello in riferimento alle malattie cardiovascolari. Come evidenziato nello studio “Roles of lactate in cardiovascular diseases” si è via via scoperto il fatto che il lattato è coinvolto nella crescita e nello sviluppo degli organi e nel coordinamento dello sviluppo vascolare.
Ecco a cosa serve il lattato
Oggi sappiamo che il lattato ha un ruolo nella crescita degli organi oltre che nel coordinamento dello sviluppo vascolare. Inoltre, svolge compiti fondamentali durante e dopo l’esercizio fisico come precursore della glucogenesi o nella matrice mitocondriale per fornire energia. Ancora, può agire come molecola di segnalazione per mantenere l’omeostasi degli organelli subcellulari e per favorire il dialogo tra neuroni. Tra i compiti del lattato vi è anche la regolazione della trascrizione genica o della funzione proteica.
Nel recente studio si evidenza poi, in particolare, a cosa serve il lattato nell’omeostasi miocardica. Si esamina, in particolare, il coinvolgimento del lattato nell’infarto miocardico, nell’insufficienza cardiaca, nella fibrillazione atriale e nell’aterosclerosi.
Differenza tra acido lattico e lattato e il mito del bruciore ai muscoli post allenamento
Dal punto di vista chimico, l’acido lattico è prodotto dai muscoli durante l’esercizio fisico, soprattutto in attività ad alta intensità. Più nello specifico, nel processo metabolico anaerobico i muscoli producono piruvato dalla glicolisi (il passaggio che permette la produzione di energia dal glucosio). Se vi è scarsità di ossigeno il piruvato si trasforma in acido lattico e poi in lattato perché il piruvato assorbe ioni di idrogeno.
Il lattato, quindi, consiste nell’acido lattico che ha perso un protone (ione di idrogeno). Spesso i due termini vengono associati o confusi come sinonimi, ma non lo sono. Essi sono collegati perché a seconda del PH dell’ambiente possono convertirsi l’uno nell’altro, ma hanno differenti funzioni. Il lattato predomina nel nostro organismo a causa del PH relativamente alcalino dei fluidi cellulari.
Senza entrare ulteriormente nelle questioni chimiche, il lattato ha una importante responsabilità come fonte di energia (in un ambiente troppo acido la glicolisi si interromperebbe) soprattutto nell’esercizio anaerobico. Questo perché contribuisce, appunto, a regolare il PH nel muscolo e a prevenire l’acidità eccessiva. E quest’ultima influisce sulla contrazione muscolare ed è la vera responsabile dell’affaticamento. Questo sfata il mito del dolore post allenamento dovuto all’acido lattico. Anche perché il lattato nel giro di un’ora o due dall’allenamento è rimosso dai muscoli.
Premesso tutto questo, l’attività fisica ha tra le sue conseguenze lo stimolare la produzione di lattato. Il lattato serve come fonte di energia ma ha altri compiti. In pratica, il suo beneficio non si esaurisce dal punto di vista della performance atletica ma può prolungarsi sulla salute in generale.
Il lattato e le malattie cardiovascolari
Il lattato è un’importante fonte di energia in organi come il cuore, il cervello e i muscoli. Per esempio, anche in circostanze normali, per il cuore, l’ossidazione del lattato rappresenta oltre il 50% dell’apporto energetico cellulare totale.
Tra gli esiti dello studio emerge, inoltre, che nell’insufficienza cardiaca, l’aumento dei livelli di lattato nelle cellule miocardiche può migliorare il metabolismo miocardico, migliorando di conseguenza l’ipertrofia miocardica e l’efficienza energetica del cuore.
In caso di fibrillazione atriale, il lattato aiuta la regolazione del bilancio energetico dei miociti atriali. Questo supporta la funzione di un cuore sotto stress e diminuisce i rischi che derivano da tale condizione. L’accumulo di lattato incide sulla funzione elettrica dei miociti atriali e potenzialmente mitica le conseguenze della fibrillazione stessa.
Invece in caso di stress acuto come un infarto, il lattato aiuta a fornire l’energia quando l’ossigeno è limitato. Dunque, la gestione dei livelli di lattato può contribuire a stabilizzare la funzione cardiaca e a ridurre il danno dei tessuti.
In merito all’aterosclerosi, il lattato è un fattore importante nel metabolismo delle cellule muscolari lisce dei vasi sanguigni. Questo ha ripercussioni sulla formazione della placca e sulle relative risposte infiammatorie. Da ciò si presuppone che agendo sui livelli di lattato si potrebbe influenzare il decorso della malattia.
Da questi esempi, si deduce che il lattato ha benefici quando sostiene la funzione cardiaca sotto stress, ma può avere effetti positivi a lungo termine.
Più in generale, dal lavoro degli studiosi emerge che lattato e acido lattico hanno un ruolo nella regolazione dei processi infiammatori e nella risposta immunitaria.