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I glutei, non solo “fortuna” [Parte 1]

In questa metamorfosi assunsero particolare importanza gli adattamenti strutturali a carico della muscolatura glutea che, in termini di volume e di prestanza, divenne tra le più forti dell’intero corpo umano. Le ragioni sono da ricercare innanzitutto nell’attitudine dell’intero complesso delle natiche ad inserirsi nel sistema deputato a stabilizzare il tronco in stazione eretta e in quelli che contrastano le forze di impatto che tendono a flettere il busto anteriormente durante la corsa o gli sprint e, quindi, nel ruolo cruciale svolto nell’azione di estensione delle anche.

 

Da allenatori e personal trainer siamo abituati ad incentrare la nostra attenzione su quest’ultima potente azione muscolare, facendone il presupposto essenziale ed unico per l’allenabilità del complesso dei glutei. Spesso perdiamo di vista la sua rilevanza in tutte quelle strategie di stabilizzazione lombo-pelvica (1,2) fondamentali al mantenimento della stazione eretta o alla produzione di movimento. Eppure questa funzione di “compattatori articolari”, è da tempo supportata dalla letteratura scientifica che ha più volte dimostrato come, nei soggetti con problematiche all’articolazione sacro iliaca evidenziate da un ritardo o mancanza di attivazione dei muscoli glutei e degli altri estensori dell’anca, si creino instabilità e debolezze importanti non solo di tutto il comparto della pelvi(3,4) ma di tutto l’arto inferiore, soprattutto nel ginocchio e nelle caviglie (5,6,7,8). In una visione bioingegneristica, recenti studi individuano i glutei come “trasduttori” di tutte quelle forze che si applicano e viaggiano lungo il corpo quando è in piedi. Si tratta di una trasmissione, lungo linee miofasciali, che crea sinergia e integrazione tra diversi distretti (9,10) con risultati di massima efficacia funzionale (minimo sforzo per il massimo del risultato).

 

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Così, ragionando anche a contrario, l’inibizione o il ritardo di attivazione dei muscoli del complesso dei glutei con speculare irrigidimento dei flessori dell’anca si accompagna il più delle volte ad un indebolimento o ritardo anche dei muscoli profondi del tronco (corpetto addominale) con corrispondente irrigidimento dei muscoli lombari. Si presenta, uno schema disfunzionale che il Professor Vladimir Janda riconobbe come “Lower Crossed Syndrome” (Sindrome crociata inferiore) (11,12, 13). Non è un caso che in quasi tutte le lombalgie non specifiche, si accompagni sempre un’implicazione della funzionalità del “deltoide gluteo” nella sua complessità.

 

Il disagio funzionale della bassa schiena con malfunzionamento della meccanica vertebrale, crea una disfunzione di trasmissione nervosa. Questo comporta inevitabilmente un’alterazione di reclutamento muscolare dei glutei e loro debolezza (14), che come abbiamo visto oltre a funzione di mobilità estensoria dell’anca, hanno una forte componente stabilizzatoria lombo-pelvica. Addirittura altri autori hanno identifi cato il discorso in senso inverso dove si riconduce la debolezza glutea e degli  stabilizzatori profondi come “predittivi” di possibile mal di schiena(15).

 

Concludiamo questa ampia premessa affermando che, in generale, le disfunzioni vertebrali create per mancanza di movimento, reiterate posture da seduto, alterazione della meccanica respiratoria e altre problematiche funzionali come sofferenze viscerali, cicatrici addominali e traumi vari, possono costituire nel tempo “difetti” di trasmissione nervosa che generano debolezza di alcunimuscoli, l’irrigidimento di altri e limitazioni della mobilità articolare. Tutto ciò, in prima istanza, produce compensi che nel breve o lungo periodo consentono al corpo di gestire le anomalie senza patire dolore. In seconda battuta, ahimè la compromissione delle strutture e il loro mal malfunzionamento eliminano ogni possibile via di fuga facendo emergere il malessere, la sofferenza, il difetto posturale o, più semplicemente, estetico.

 

Rientrando nello specifico della nostra trattazione dobbiamo segnalare come, negli ultimi 50 anni di evoluzioni tecnologiche e di involuzioni motorie, si stia riproponendo una nuova e artificiale quadrupedia che fa apparire l’uomo come “seduto, anche da in piedi, e con il telecomando in mano!”. Facile intuire come tutte le parentesi aperte finora intandono mostrare un quadro altamente disfunzionale

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della muscolatura glutea che, nella forma e nella sostanza, non presenta più l’aspetto tondeggiante di un potente e sicuro stabilizzatore ma l’immagine piatta di un comodo e adagiato cuscino. Sono dinamiche dalle quali occorre venir fuori creando un approccio alla ginnastica rieducativo e, per tutto quanto riportato sopra, preservativo della salute dei nostri clienti. Occorre programmare esercizi che stimolino pienamente l’intero comparto non perdendo di vista nessuna delle sue importati funzioni, avendo cura di lavorare in piedi o quantomeno, se si utilizzano posizioni diverse, ricostruire tutte le dinamiche presenti nella stazione eretta. Con le giuste conoscenze e le adeguate strategie (spesso correttive), movimenti fondamentali quali Plank, Squat, Hip Hinge e Lunge o posizioni male interpretate o stravolte dal fi tness anni 80’, quali ad esempio il ponte, diventano armi poderose con le quali possiamo ripristinare la giusta funzionalità glutea, con tutti i benefici che ne conseguono…anche dal punto di vista estetico ! …qualche suggerimento… faremo molto di più! Alla prossima puntata vi mostreremo e descriveremo alcune tipologie di intervento con relativa descrizione che, ci auguriamo, possano essere di supporto alla qualità del vostro training e, contemporaneamente, stimolarvi ad intraprendere quel percorso di studio e ricerca che caratterizza il nostro approccio Funzionale ISSA.

 

BIBLIOGRAFIA :

1) Vakos JP, Nitz AJ, Threlkeld AJ, Shapiro R and Horn T (1994): Electromyographic activity of selected trunk and hip muscles during a squat lift. Spine 19(6), 687-695
2) Noe DA, Mostardi RA, Jackson, ME, Porterfi eld JA and Askew MJ (1992): Myoelectric activity and sequencing of selected trunk muscles during isokinetic lifting. Spine 17(2), 225-229
3) Spine (Phila Pa 1976). 2003 Jul 15;28(14):1593-600. Evidence of altered lumbopelvic muscle recruitment in the presence of sacroiliac joint pain
4) J Back Musculoskelet Rehabil. 2012;25(1):27-32..Changes in recruitment of pelvic stabilizer muscles in people with and without sacroiliac joint pain during the active straight-leg-raise test
5) Clin Biomech (Bristol, Avon). 2011 Aug;26(7):735-40. Mar 8. Gluteal muscle activation during running in females with and without patellofemoral pain syndrome.
6) Med Sci Sports Exerc. 2014 Mar;46(3):594-9. Neuromotor control of gluteal muscles in runners with achilles tendinopathy
7) Br J Sports Med. 2013 Mar;47(4):207-14. Gluteal muscle activity and patellofemoral pain syndrome: a systematic review
8) J Back Musculoskelet Rehabil. 2012;25(1):27-32. Changes in recruitment of pelvic stabilizer muscles in people with and without sacroiliac joint pain during the active straight-leg-raise test
9) J Biomech. 2013 Mar 15;46(5):1003-7. Myofascial force transmission between the latissimus dorsi and gluteus maximus muscles: an in vivo experiment.
10) J Anat. 2012 Dec;221(6):507-36. The thoracolumbar fascia: anatomy, function and clinical considerations
11) J Bodyw Mov Ther. 2010 Jul;14(3):299-301..The pelvic crossed syndromes: a reflection of imbalanced function in the myofascial envelope; a further exploration of Janda’s work
12) J Can Chiropr Assoc. 2012 Jun; 56(2): and Treatment of Muscle Imbalance: The Janda Approach
13) Int J Sports Phys Ther. 2015 Feb;10(1):13-20. Passive hip range of motion is reduced in active subjects with chronic low back pain compared to controls
14) Eur Spine J. 2015 May 26. Prevalence of gluteus medius weakness in people with chronic low back pain compared to healthy controls
15) Spine (Phila Pa 1976). 1999 Jan 1;24(1):54-7.Trunk muscle weakness as a risk factor for low back pain. A 5-year prospective study

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