La spezia chiamata zafferano si ricava dagli stigmi del fiore di Crocus sativus, appartenente alla famiglia delle iridaceae: sin dai tempi del medioevo è indicato come un rimedio valido contro diversi disturbi e malattie, tra cui la depressione. Quest’ultima forma rappresenta un serio problema di salute pubblica, imponendo un onere elevato sia in termini epidemiologici che clinici. Questo disturbo mentale causa disturbi del sonno, stanchezza, perdita dell’appetito, alterazioni della concentrazione, tristezza e perdita di interesse nel fare il proprio lavoro. Si parte dalle forme più semplici sino ad arrivare a quelle suicidali. Secondo l’OMS oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di questa malattia che è ampiamente studiata in tutti i suoi aspetti. Lo zafferano viene indicato come un blando antidepressivo, anche se i meccanismi farmacologici non sono chiari.
Sono stati pubblicati diversi studi e in uno di questi è stato dimostrato che il consumo di zafferano ha risultati similari alla somministrazione di fluoxetina, un farmaco comunemente prescritto per il trattamento della depressione. Ciò sembra suggerire che l’uso dello zafferano nel trattamento depazienti depressi possa essere efficace, rappresentando forse un’alternativa adeguata alla fuoxetina. In una review zafferano e imipramina sono stati utilizzati per pazienti depressi e poi confrontati tra gruppi. I risultati hanno mostrato che lo zafferano aveva migliorato i sintemi lievi dei pazienti in modo simile all’imipramina.
Bibliografia:
Lopresti AL , Drummond PD. Saffron (Crocus sativus) for depression: a systematic review of clinical studies and examination of underlying antidepressant mechanisms of action. Human Psychopharmacology. 2014 Nov;29(6):517-27.)