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Magia in palestra

Fuori dai miti di improbabili superman e dalle manie guerriere di altrettanto incredibili giustizieri proposti da cinema e televisione, la scelta di accudire il proprio fisico si avvia a diventare un fatto culturale anche in Italia.

 

Non si tratta nemmeno di un fatto semplicemente sportivo: ci si è finalmente accorti che il detto dei nonni risponde a verità: la salute prima di tutto. Una volta conquistato il punto di partenza si può procedere sui campi e sulle pedane di qualsiasi disciplina, ma prima di ogni altra cosa viene il rispetto di se e la cura del proprio corpo. Si parla di atletismo, quindi, di culturismo, di semplice condizionamento, cose che non possono prescindere da mentalità e luoghi adeguati. Ecco così che la geografia cittadina dei luoghi d’incontro si è arricchita, negli ultimi anni, di un nuovo spazio: la palestra.

 

Ci vanno gli anziani consigliati dal medico, i ragazzini spinti dagli allenatori, le signore in cerca di linea, i campioni e i brocchi: gli stessi che, fuori da quelle quattro mura coperte di specchi e affollate di attrezzi, sono medici e avvocati, fattorini e lavavetri, studenti e professori, operaie e donne in carriera. Dentro e fuori non potrebbero essere più diversi: eleganti e raffinati, cafoni e intellettuali, belli e brutti, alti e bassi e grassi e magri e forti e imbelli.

 

Non possono e non vogliono essere uguali, ma hanno qualcosa in comune che consente loro di riconoscersi, di parlarsi, di aiutarsi, di consigliarsi; non è solo il fatto di passare alcune ore la settimana gomito a gomito, faticando assieme, lavandosi assieme, nudi o vestiti.

Quel che hanno in comune e la scelta che hanno fatto: la qualità della vita di cui tanto si scrive non è soltanto un dato statistico o una bella frase giornalistica. La qualità della vita e un qualcosa di irrinunciabile, cui si può ben volentieri sacrificare un poco di denaro, di tempo, di impegno. Chi ha capito quello che in altre culture è assolutamente ovvio, nel nostro mondo occidentale ha fatto un vero e proprio salto culturale.

 

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Si tratta di persone le cui motivazioni, le cui idee spingono a un diverso rapporto con se stessi e con gli altri. Il rispetto del proprio corpo e della propria mente suggeriscono, impongono quasi, un identico rispetto nei confronti degli altri, e le persone che fanno sport, che frequentano le palestre scoprono, proprio nel tempo e nei luoghi deputati all’attività fisica, quanto tutto sia più facile quando si e capaci di accettarsi per come si è, cercando di migliorarsi ma senza sentirsi superiori né inferiori a nessuno. La diversità qui è un pregio, non qualcosa di cui vergognarsi.

 

In palestra non si può fingere: almeno, non a lungo. Se sei grasso, sei grasso, lo vedono tutti: ma anche le battutine che all’inizio possono sfrecciare tra un bilanciere e una panca fanno in fretta a scomparire di fronte all’impegno.

Ed è così che ci si conosce, ci si scambiano idee e consigli: saranno anche sbagli colossali, dal punto di vista sportivo, ma sono enormemente positivi sul piano umano. In palestra nessuno si rifiuta di dare una mano e nessuno ha paura di chiedere aiuto. Forse all’inizio, perché si è troppo abituati al mondo esterno, un mondo fatto di abitudini frettolose e distratte.

 

Ma in fretta arriva il momento della decisione: o si torna a casa a tirar tardi o si comincia a far sul serio e si cambia registro.

Ed ecco che consuetudini e manie si sfaldano, almeno per il tempo in cui si rimane gomito a gomito a faticare allo stesso modo, in uno sforzo di mutua comprensione.

Il “tu” viene spontaneo, anche perchè i titoli onorifici poco si addicono a magliette e calzettoni. Ed ecco il direttore e il fattorino in tuta e maglietta che discutono di tabelle dietetiche e di sequenze di esercizi senza problemi di ruolo; ragazzine timide che non si fanno problemi ad alternarsi agli attrezzi con ragazzoni ipertrofici; puerpere in fase di recupero che tengono il ritmo delle maniache dell’aerobica. Nessuno dice che si tratti di un’isola felice: ci sono i maleducati e i cafoni e gli stupidi, gli scorretti e i rompiscatole, come in qualsiasi altro posto del mondo.

 

Ma in palestra quello che manca loro è lo spazio per esibirsi. E forse il trucco è tutto qui.

In palestra si cerca di essere sempre al meglio, o ci si sforza di esserlo. Vien da ricordare quel che si dice degli amanti, contrapposti ai legittimi consorti proprio perché sempre disponibili ad essere il massimo di ciò che possono essere. Almeno per il tempo dell’incontro. In palestra è forse lo stesso. Forse tutti mentono un poco, ciascuno per avere in cambio uguale considerazione. Chi non ce la fa proprio, sorride per aver comprensione e chi la concede lo fa perché sa che potrebbe toccare a lui la volta successiva: ma non è proprio questa una delle basi della civile convivenza che spesso dimentichiamo nella vita di tutti i giorni?

 

E forse, se un pizzico di magia c’è in palestra, è proprio in questa strana riscoperta dello stare insieme in un luogo in cui le bugie si scoprono subito, ma senza alcun dramma, perché, in fondo, fanno parte di un gioco ad essere migliori.

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