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Come calcolare il rischio di malattie cardiovascolari nei prossimi dieci anni

Nella medicina moderna ci si è resi conto che quasi sempre le terapie costano molto di più della prevenzione delle malattie stesse anche perché, come le ciliegie, una se ne porta appresso un’altra.

 

Il consiglio quindi delle più importanti Società Scientifiche è quello che le persone dovrebbero iniziare obbligatoriamente ad occuparsi della loro salute all’avvicinarsi del periodo della vita in cui tradizionalmente bisogna pianificare il pensionamento.

 

Le regole sono sempre le stesse e sono volte a fare tutti quei passi necessari a proteggere il proprio futuro. Ci si potrà chiedere quanto sia lungo questo futuro, ma la domanda avrebbe bisogno di una sfera di cristallo: è più sensato valutare se nel nostro comportamento quotidiano vi sono dei rischi e nel caso iniziare a ridurli e quindi attuare tutto ciò che probabilmente si tradurrà in benefici nel prosieguo della propria esistenza.

 

Uno stile di vita più sano può ridurre i rischi di importanti situazioni che possono compromettere la durata della vita e in ultima analisi impedire di essere fisicamente attivi ed indipendenti.

 

La valutazione di tale indipendenza la si fa usualmente adoperando alcuni test, tra cui il più comune è quello per le ADL (Activities of Daily Living): l’autosufficienza è uno dei criteri più semplici per capire la qualità della vita di un singolo soggetto. Ma questo è la valutazione su campo e l’esito della vita precedente: ci dice poco infatti sul rischio di malattia, specialmente di quelle nel campo cardiovascolare.

 

In modo molto semplice si può schematizzare l’esistente e cercare di programmare un comportamento quotidiano che riduca il più possibile il rischio della comparsa di disturbi cardiaci, stante che gli stessi sono la prima causa di mortalità nell’ambito della civiltà occidentale.

 

In questo breve articolo si cercherà di esaminare quali sono i fattori che incidono sulla salute dei soggetti maschili (ma per estensione anche di quelli femminili) attraverso l’analisi degli stessi identificando per primi quelli che sono fuori dal nostro controllo.

 

 

Il primo è l’età. Con l’invecchiamento il corpo subisce dei graduali cambiamenti fisici che sono normali ed inevitabili. Le cellule, per esempio, si danneggiano a causa di errori genetici casuali che avvengono quando queste si dividono e il processo di duplicazione del DNA viene condotto impropriamente. Anche se la capacità di riparazione del DNA è avanzata e l’organismo per un lungo periodo ha efficienti sistemi di riparazione, a lungo andare le cellule invecchiano e vanno incontro al fenomeno fisiologico dell’apoptosi, che è la morte cellulare programmata. A questa va aggiunta quella derivante, e diremo più drammatica, dall’azione dei radicali liberi e delle citochine infiammatorie che incidono inevitabilmente sulla struttura complessa dei tessuti.

 

Altro fattore è la familiarità, anche se è più un argomento statistico ed epidemiologico, tranne per alcune malattie che sono geneticamente trasmesse da una generazione all’altra. In assoluto, se un parente stretto, quale un genitore o un fratello, incorre in una malattia cardiaca o tumorale il rischio potrebbe ripercuotersi sugli altri componenti della famiglia.

 

Come dicevamo, tranne nei casi in cui la trasmissione genetica è assodata, la “condivisione dei geni” potrebbe spiegare alcuni dei rischi ma l’epigenetica ci spiega come i fattori esterni e gli stili di vita possono essere preponderanti su quelli che sono i cosiddetti fattori ereditari da una generazione all’altra.

 

In assoluto, se un parente stretto, quale un genitore o un fratello, incorre in una malattia cardiaca o tumorale il rischio potrebbe ripercuotersi sugli altri componenti della famiglia.

 

Ci limiteremo ad indicare i tre più importanti fattori che condizionano la qualità della nostra salute, lasciando le malattie croniche con il loro fardello alle valutazioni dei vari test (tabella 1 e figura 1).

 

Il fumo è da sempre uno dei peggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, oltre che ovviamente per la bronchite cronica e il tumore polmonare. I dati epidemiologici ci dicono che circa un americano su quattro fuma sigarette, tabacco da pipa o d’altro genere. Il trend dimostra la diminuzione del vizio nelle decadi di vita più avanzate, mentre c’è un aumento tra i giovani, specie nella componente femminile.

 

 

Sembrerà banale, ma tra i consigli più pressanti dell’OMS è quello di smettere di fumare: è forse la cosa più importante da fare per migliorare la propria salute. Alimentarsi correttamente e quindi seguire regolarmente una dieta sana può ridurre il rischio di molte malattie potenzialmente letali, come le malattie cardiache, il diabete e alcuni dei più comuni tumori.

 

Purtroppo questo è un campo in cui tutti conoscono tutto e i social media sono pieni di fake news o di bizzarre diete che promettono e non mantengono. La dieta mediterranea è sicuramente quella che maggiormente ha dato riscontri sulla longevità delle popolazioni che la attuano, ma è indubbio che oltre alla quantità di cibo la qualità dello stesso incide non poco nel benessere di ognuno di noi. Grande importanza viene data oggi agli alimenti a km 0, ma se gli stessi provengono da terreni inquinati tutto va a farsi benedire!

 

Per ultimo, ma non ultimo, il movimento. I fisiologi dell’esercizio ci dicono “siate attivi, vivrete più a lungo”. Ed hanno perfettamente ragione perché oltre ad aggiungere anni alla vita, la qualità degli stessi sarà migliore. C’è una sterminata bibliografia scientifica sull’attività fisica che ha dimostrato come la stessa migliora l’umore, rallenta la sarcopenia, diminuisce la resistenza periferica all’insulina e quindi controlla la glicemia, e riduce significativamente il rischio di malattie cardiache.

 

Si può utilizzare questa tabella per calcolare il rischio di sviluppare una malattia cardiaca nei prossimi 10 anni.

 

 

 

Esiste però un nuovo modello (Figura 1), tratto dall’American Heart Association dall’American College of Cardiology, che aggiunge tre altri fattori – sesso, razza e la presenza di diabete – ed è utilizzabile solo online al sito: http://www.cvriskcalculator.com/.

 

 

Nel calcolatore online sono presentile voci: Sesso (maschio o femmina); Razza (Afroamericani o altri); Diabete (sì o no).

 

L’Università di Harvard ha creato questo calcolatore di rischio peri prossimi dieci anni inserendo tra i fattori di rischio razza e la malattia diabetica perché, come si è accennato, sono fattori epidemiologici che incidono in modo significativo sulla predittività di vita.

 

E’ evidente che il primo non è modificabile, mentre il secondo, tranne nei casi di diabete di tipo 1, risente in modo cospicuo dal tipo di dieta, dal peso corporeo e dalla sedentarietà.

 

Per concludere si può dire che abbiamo tra le nostre mani la nostra salute e che lamentarsi senza fare nulla per migliorarla è un esercizio inutile che non dà alcun frutto.

 

 

 

 

a cura di Silvano Busin –  Direttore Scientifico ISSA Europe già Direttore Riabilitazione Specialistica, Ospedale Sacco, Milano | Docente Corso Laurea in Fisioterapia, Università degli Studi, Milano

 

 

 

 

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