“La progressiva regressione della stabilità posturale e delle capacità di recupero dell’equilibrio, insieme alla perdita di mobilità articolare e alla compromissione delle capacità coordinative sono le principali cause dei traumi accidentali nella terza età.“
Poiché gli esiti di questi eventi hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità della vita e producono ingenti costi sociali, la prevenzione e la riduzione dei rischi di recidive si pone all’attenzione degli operatori del fitness e dello sport sia come dovere etico verso i propri clienti sia come interessante opportunità di sviluppo e di specializzazione professionale.
Ma… cosa si intende per “equilibrio” e cosa si dovrebbe fare per renderlo davvero efficace?
Dire equilibrio non basta perché i tre sistemi informativi che sono alla base dell’equilibrio hanno differenti modalità e tempi di attivazione, cause di regressione funzionale e sensibilità all’invecchiamento.
Di conseguenza, ognuno di essi garantisce differenti tipologie di stabilità e sicurezza posturale.
Il sistema propriocettivo è lo stabilizzatore primario attivabile in qualunque condizione.
È poco sensibile all’invecchiamento ed è allenabile anche in età molto avanzata.
Il sistema visivo è considerato uno stabilizzatore secondario in grado di contribuire alla stabilità posturale solo se sono presenti nell’ambiente potenziali punti aggancio, adeguate condizioni di luminosità e se il soggetto mantiene la testa in una situazione di quiete.
Il sistema vestibolare è invece un sistema di emergenza che interviene quando gli altri due sistemi non sono stati in grado di gestire la situazione di instabilità. La principale caratteristica dei sistemi visivo e vestibolare è però la loro rapida compromissione anatomica dopo i 75 anni.
Le attività basate su spostamenti lenti del baricentro in posizioni diverse da quelle usuali, che fissano l’atteggiamento corporeo in posizioni in cui è difficile il mantenimento dell’equilibrio, che tipo di effetti possono avere sul controllo propriocettivo e posturale?
Discipline, come il Tai Chi Chuan o la ginnastica con elementi di tecniche posturali e respiratorie, che compiono movimenti ampi e armoniosi degli arti, hanno davvero efficacia nella reattività del recupero dell’equilibrio?
Nello studio di Riva et al. pubblicato nel 2016 sul Journal of Strength and Conditioning Research si evidenzia che in atleti professionisti la regressione del controllo propriocettivo è drammaticamente diffusa nonostante un’attività motoria di altissimo livello e intensità, e, poi, come un adeguato training di riprogrammazione propriocettiva riduca i rischi di infortuni in misura altamente significativa.
Quindi, dire equilibrio non basta e muoversi (a bassa o altissima intensità) non basta. Si può, e si deve, allenare la componente propriocettiva dell’equilibrio, somministrando stimoli adeguati in qualità e quantità.
È infine indispensabile che tutti coloro che operano nel settore dell’attività motoria dei soggetti tra i 40 e 65 anni sensibilizzino i loro clienti sul fatto che l’instabilità posturale e il relativo rischio caduta impiega almeno 10 anni a diventare percepibile.
Intervenire, almeno una volta all’anno, con test precoci di screening, in grado di individuare una situazione d’instabilità posturale con 10 anni di anticipo, consente di pianificare un’attività preventiva molto efficace e ritardare di decenni l’insorgere del problema.
Agire invece quando il rischio è già presente comporterà costi maggiori, ma soprattutto livelli di efficacia minori e un notevole aumento dell’impegno temporale.
di Corrado Farenzena – Direttore Strategic Planning&Business Development Delos
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