E’ nato a Milano l ‘albo professionale dei “Fitness instructors”. Risultano già iscritti 35 istruttori professionisti italiani che hanno conseguito il diploma dopo un corso di tre giorni organizzato dalla divisione di riabilitazione della clinica universitaria dell ‘ospedale Sacco di Milano e dall’Italian Fitness Pool diretto da Adriano Borelli. Il corso, diretto dal dott. Silvano Busin, aiuto primario, è stato tenuto da illustri cattedratici. Durante i tre giorni di lavoro sono stati affrontati vari argomenti di settore: dalla fisiologia e biochimica muscolare al condizionamento cardiovascolare, dalla biomeccanica del movimento, ai criteri riabilitativi, alla integrazione alimentare, ai consumi calorici, alle alterazioni del rachide, al rapporto corpo-ambiente, al pronto soccorso, al metabolismo. L’albo del “Fitness instructor” si propone di fornire ai centri Fitness istruttori di elevata professionalità. In questo servizio ampi stralci degli interventi.
Tuttavia, ha proseguito l’oratore, esistono delle differenze tra individui che praticano il medesimo allenamento essendo implicita l`esistenza di fattori che condizionano l`attitudine di un soggetto a fornire un lavoro dinamico intenso. Quello che si deve tener presente in questa valutazione è la possibilità dell’organismo di trasportare l’ossigeno necessario ai muscoli e la facoltà di trasformare l’energia chimica in energia meccanica
Tutto questo sta a dimostrare che l’apparato al muscolo dell`ossigeno, necessario alla combustione dei materiali energetici, rappresenta uno dei principali parametri che limitano la capacità di un individuo ad effettuare un determinato lavoro. Infatti nella fase iniziale dell’esercizio si nota un rapido aumento del consumo di ossigeno, dopo di che esso diminuisce fino a raggiungere uno “steady state” in presenza di un lavoro ad intensità costante.
Questa alterazione dello stato di equilibrio e in funzione dell`intensità dell’esercizio e del grado di allenamento del soggetto. Il ritardo della fase di recupero e assai variabile e dipende dall`intensità, dalla durata dell’esercizio, dal grado di allenamento dei soggetti. Il suo scopo è quello di pagare il debito di ossigeno contratto.
Da tutto ciò consegue che l’aumento della trama vascolare migliora l’allenamento: e quindi più che il volume muscolare e necessario l’aumento dell’apporto sanguigno.
Va infine ricordato, ha concluso Miserocchi, che in un soggetto allenato vi e una migliore capacità di estrazione dell’ossigeno dal sangue. La pressione arteriosa in un soggetto ben allenato non supera, durante l’attività fisica strenua, i valori di 200 per la sistolica, mentre in un soggetto sedentario si sono rilevati valori molto vicini a 300 mmHg.
Questo fatto deve essere tenuto presente quando un soggetto vuole iniziare un’attività fisica: la presenza di un`ipertensione di base, anche se modesta deve condurre a modulare con attenzione il programma di lavoro in palestra.
UN SOFTWARE PER IL CUORE
Nella seconda parte della lezione il prof. Miserocchi ha illustrato alcuni sistemi computerizzati, adoperati dall’Università, costruiti per interpretare i parametri vitali del soggetto, elaborarne i dati secondo le necessità, quindi procedere ad un lavoro fisico monitorizzato.
Il docente ha anche ricordato come nelle grandi aree urbane, sia pura utopia condurre un’attività fisica all’aria aperta, specie se questa venga a contatto con il traffico urbano sia per l’intrinseco pericolo di incidenti (pensiamo alla bicicletta) sia per il danno alla respirazione dovuto allo smog e all’iperventilazione che accompagna l’attività medesima.
Quindi, l’ambiente più idoneo a raggiungere e mantenere la forma fisica e la palestra.
I RIFLESSI NERVOSI
“Non c’è attività muscolare senza attività nervosa”, ha esordito il Dr. Piero Bassi, aiuto della Clinica Neurologica dell’Università di Milano, che ha incentrato il suo intervento su una salutare rivisitazione dei concetti anatomo-fisiologici dei sistemi che controllano il movimento.
Attraverso una scaletta di programma si e rivista la coordinazione delle attività segmentarie da parte delle strutture centrali ed i riflessi propriocettivi ed esterocettivi, sino al riflesso di difesa.
Partendo da queste basi, si e fatto cenno poi brevemente ad alcuni stati patologici che ottengono beneficio dall’attività fisica ed altri in cui la prudenza dell’intervento e indispensabile.
L’affinamento del movimento non può prescindere, infatti, da un’attenta analisi neurologica e dalla conoscenza dei fenomeni fisiologici che stanno alla base di esso.
IL LUBRIFICANTE
La seconda sessione è iniziata con la lezione del dott. Silvano Busin. Sicuramente difficile e forse un po’ arida all’apparenza, ma basilare, dato che i concetti di fisica del movimento si sarebbero poi trovati applicati nelle successive lezioni.
Interessanti, ad esempio, le notizie sulle articolazioni, le cartilagini di scorrimento e la sinovia, liquido portentoso tanto da essere in natura il miglior lubrificante in assoluto di gran lunga superiore ai più sofisticati lubrificanti sintetici. Il tixotropismo sinoviale fa sì, infatti, che la viscosità del liquido diminuisca con l’aumento della velocità di scorrimento delle superfici articolari, aumentando con il diminuire della velocità. Si configura, quindi, un sistema idrodinamico complesso capace di ridurre gli attriti a valori bassissimi e di disperdere calore senza arrecare danno alle strutture biologiche.
I SOVRACCARICHI ARTICOLARI
E’ proprio delle articolazioni ha trattato il dott. Dario Capitani, assistente ortopedico presso il prestigioso Istituto Gaetano Pini, che ha svolto una brillante lezione sul ginocchio. L’oratore si è mosso attraverso un percorso che partiva da un’accurata ricognizione anatomica: da questa il passo alla patologia è stato breve. Infatti, la problematica della palestra è spesso il recupero funzionale dopo infortuni accorsi a questa articolazione che sopporta carichi di lavoro notevoli e che ha nei menischi e nei legamenti i punti di rottura. Uno dei quesiti era se il gioco vale la candela, nel senso che un intervento riabilitativo così complesso può avere significato in un atleta, meno in una persona che si limiti ad una vita normale.
LA RIABILITAZIONE
Il problema pratico del recupero e stato quindi trattato da Cinzia Chiappella, terapista della riabilitazione dell’Ospedale Sacco che ha armonizzato la lezione sulla traccia indicata da Capitani, presentando tutta una serie di metodiche idonee al potenziamento del quadricipite, muscolo della coscia con funzione di traenza sull`articolazione. I concetti evidenziati sono stati quelli di tipo conservativo e di ricaricamento, tramite I`attivazione di muscolatura accessoria.
Uno sguardo anche al “mal di schiena” e agli esercizi utili a prevenire e rimuovere tale comune patologia, legata quasi sempre a cattiva postura sul luogo di lavoro.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE
Il dott. Dario Comi, dirigente il Servizio di Dietologia dell’Ospedale Sacco, e il prof. Roberto Bernardi, consulente della ditta Bracco, hanno introdotto e sviluppato l’influenza dei substrati metabolici in rapporto all’attività fisica.
E` emerso che durante lo sforzo muscolare i lipidi rappresentano, in pratica, la principale fonte di energia per il muscolo a riposo e nell’esercizio di ridotta intensità. Le proteine, invece, come rileva l’escrezione urinaria di urea, contribuiscono dal 3% al 18% del totale, con aumenti soprattutto nell’esercizio protratto e nel muscolo privato dal glicogeno.
Importante l’energia segmentaria e l’azione plastica degli aminoacidi ramifìcati (valina, leucina, isoleucina) che intervengono nell’attività muscolare specialmente durante l’attività fisica impegnativa, mentre i carboidrati appaiono il substrato limitante per gli esercizi di resistenza, con carichi di lavoro compresi tra il 65 e l’85% del V02 max.
Di qui la necessità di ottimizzare le scorte di glicogeno muscolare prima di una gara, rimpiazzare i carboidrati utilizzati durante l`esercizio, ridurne l`utilizzazione arricchendo, finchè e possibile, la componente lipidica nella miscela energetica con un uso più economico delle riserve di glicogeno muscolare. Per quanto riguarda l’introduzione proteica, partendo dal dato che nel soggetto normale è consigliata l’assunzione giornaliera di 0.8 grammi di proteine per chilo corporeo, nell`atleta si passa a regimi di 1.6 sino a 2.5 gr. pro chilo die, che pongono però importanti problemi nel bilancio azotato e una scrupolosa assistenza medica.
Gli aminoacidi ramificati facilitano la funzionalità muscolare essendo metabolizzati in quella sede e sono fondamentali nelle performance in cui si richieda un lavoro strenuo. Contrariamente a quanto si credeva sino a qualche anno fa, l’assunzione degli stessi è consigliata prima dell’attività fisica, ad esempio della seduta d’allenamento in palestra, circa tre ore prima. L’assunzione contemporanea di vitamina B6 favorisce una loro migliore utilizzazione.
IL BILANCIO IDROSALINICO
Il prof. Giovanni Barbiano di Belgioioso, primario nefrologo dell`Ospedale Sacco, ha sviluppato l’argomento del bilancio idro-salino dell`organismo. Argomento molto complesso reso comunque molto chiaro e interessante dalla semplicità di espressione del docente. Una sudorazione intensa può provocare riduzione del volume plasmatico, riduzione del flusso ematico cutaneo e alterazione della temperatura interna, compromissione della funzionalità cardiovascolare.
Ecco, quindi, la necessità di un corretto apporto idrico durante l’attivita fisica: bere fa bene, bere bene fa ancora meglio. Gli apporti raccomandati di acqua, elettroliti ed oligoelementi durante un’attività fisica, per mantenere una buona omeostasi idro-salina, sono equivalenti all’assunzione di 100 – 200 ml di acqua con piccole quantità di glucosio (25 gr/litro) e di NaC1 (il sale da cucina) al dosaggio di 1-2 gr/litro ogni 15 minuti.
Successivamente, per quanto riguarda altri elettroliti – è stato precisato – non è necessario alcun intervento quando lo sforzo e moderato, inferiore a 2 ore con clima temperato; mentre per uno sforzo intenso di 2 – 4 ore con clima temperato sono necessari 10 mEq/litro di sodio e 5 mEq/litro di potassio nelle bevande; infine per sforzi superiori a 4 ore con clima caldo-umido si richiedono 20 mEq/litro di sodio e 10 mEq/litro di potassio ogni litro di bevanda.
In conclusione è emerso un dato interessante: nessuna preparazione liquida in commercio è sufficiente a fornire l`esatta dose di elettroliti, in specialmodo il sale, necessaria allo sforzo fisico. Ed inoltre non si tiene abbastanza in considerazione il corretto apporto di magnesio, necessario nella ossidazione enzimatica.
ALTERAZIONI DEL RACHIDE
Il dott. Lorenzo Genitori, aiuto radiologo dell’Ospedale Sacco, docente presso la scuola universitaria per tecnici di radiologia, ha presentato una ricca documentazione radiografica sulla patologia del rachide e ha delineato i concetti base sulla fisiopatologia della scoliosi, della cifosi e delle più comuni patologie della colonna che si possono presentare in palestra.
Al di là dei casi specifici da trattare in ambiente specialistico, ha confermato che la palestra rimane il luogo più adatto per condurre un’attività fisica costante per eliminare la sintomatologia dolorosa da cattiva postura.
E’ sorta, quindi, spontanea una domanda: fanno male le radiografie? e ogni quanto tempo deve, ad esempio, essere controllata una scoliosi in un giovane?
Per quanto riguarda il primo quesito le tecniche attuali hanno diminuito di ben 200 – 400 volte i tempi di esposizione e di assorbimento raggi, rispetto a quelli di una ventina di anni fa; il che, pur nella convinzione che i raggi x sono comunque dannosi, tranquillizza notevolmente.
La scoliosi di un giovane, al di là di fatti acuti, può essere controllata ogni due anni, perchè l’eventuale evoluzione è piuttosto lenta e non necessita di controlli più frequenti.
RAPPORTO CORPO AMBIENTE
Il dott. Marco Zilioli, aiuto psichiatra presso l`Ospedale di Treviglio, ha trattato l`obesità e l’anoressia psichica attraverso la formazione del rapporto interpersonale, la sua connotazione nell’ambiente domestico, le tensioni di base, le facilitazioni all`insorgere delle due patologie.
Il corpo obeso può significare un qualcosa di grande, morbido, soddisfatto, ma che maschera una fragilità di fondo. Ma può significare anche un corpo grosso, imponente, potenzialmente minaccioso che invade con la propria mole lo spazio e allontana l’altro da se stesso.
Altrettanto impegnativo il problema della anoressia mentale che in questi ultimi tempi compare di sovente nella clientela che frequenta la palestra: stato patologico gravissimo, sfuggente spesso al controllo dell’istruttore, camuffato da un`incredibile capacità di mentire da parte della malata (quasi la totalità dei casi sono ragazze), è finalizzato ad un’idea di “perfezione” corporea assoluta, priva di qualsiasi strato adiposo e comunque destinato alla morte.
ANSIA E ATTIVITA’ FISICA
La dottoressa Licia Grazzi, ricercatrice presso l’Istituto Neurologíco Besta di Milano, ha illustrato le diverse metodiche di rilassamento, il bio-feedback, tende ad ottenere miglioramenti qualitativi nelle varie performance sportive, ma anche come mezzi per aiutare la persona normale a superare i momenti di tensione e a migliorare il proprio benessere fisico tramite un condizionamento globale, mirato alla respirazione e al rilassamento muscolare.
IL PRONTO SOCCORSO
L`ultima fase del corso è stata “monopolizzata” dalla Divisione di Medicina Riabilitativa, organizzatrice del “Fitness instrumentar”. Il prof. Fulvio Giongo, primario del reparto, ha illustrato le situazioni di emergenza che possono capitare durante l’attività sportiva soffermandosi sui presidi fondamentali di intervento. Brillante e semplice nel dire, il professore ha avuto l’accortezza di inserire tutta una serie di indicazioni di carattere comportamentale riguardanti la professionalità degli operatori di palestra fornendo così una base di riflessione e discussione.
TECNICHE MANUALI
Delle tecniche manipolatorie specificamente riferite alla colonna, dei vantaggi e dei limiti di tali metodiche ha trattato il dott. Roberto Clerici, aiuto della Divisione. L’oratore ha insistito molto sulla tecnica osteopatica chiarendo imprecisioni e luoghi comuni che circondano tale pratica medica.
La mobilizzazione attiva è finalizzata a togliere il dolore, a migliorare la funzionalità, a risolvere le contratture. Tale metodica può trarre ulteriore beneficio dal massaggio manuale distrettuale: esso può essere di vari tipi.
Si sono così ascoltate le differenze tra lo “sfioramento“, l'”impastamento”, il “linfodrenaggio”, il “revulsivo”, lo “shiatzu“ e il “reflessico”. Infine si è parlato di ionoforesi e di laser-terapia. Con la prima metodica si sfrutta l’energia elettrica continua e la polarizzazione degli elementi chimici per veicolare in maniera transdermica sostanze medicamentose per ottenere effetti antinfiammatori, analgesici o agire contro la cellulite e i dismorfismi semplici cutanei.
Il laser (acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) è la tecnica più moderna nel campo della medicina estetica: sfruttando la coerenza e la monocromaticità della radiazione e modulando la potenza si può ottenere tutta una serie di risultati soddisfacenti nel trattamento della cellulite, dei nervi cutanei, dei capillari dilatati e inoltre un effetto analgesico nelle tenosinoviti, nelle mialgie e nelle affezioni articolari.
OSTEOPOROSI
ll corso teorico è terminato con la relazione tenuta dal direttore del corso, dott. Silvano Busin, che riprendendo alcuni argomenti accennati precedentemente ha fatto una puntualizzazione sull’osteoporosi, patologia presente nella donna in pre e post menopausa. Sono state evidenziate le cause fisiopatologiche: l’età, il sesso, la caduta degli estrogeni, la diminuita assunzione di calcio con l’alimentazione, la minore attività biologica della vitamina D. Vi sono, inoltre, altri fattori favorenti, quali: la presenza dei fosfati, addittivi chimici aggiunti alle preparazioni alimentari industriali, la diminuita attività fisica, la dieta iperproteica, l`abuso del fumo di sigaretta, la caffeina, l`abuso di alcool ed infine l’utilizzo di farmaci, ad esempio il cortisone.
Oltre alla dieta (assunzione giornaliera di 1.5 gr. di calcio per bocca) il mezzo più semplice ed efficace è l’attività fisica costante che permette di prevenire la comparsa della forma morbosa.
LE VITAMINE
La lezione è poi continuata con un ex-cursus sulla biochimica e l’attività delle principali vitamine: ovviamente in modo sintetico si e quindi rivisitato il percorso biologico della vitamina D (consigliata, nell`attività sportiva, l’assunzione giornaliera di 600 U.I), della vitamina C (200 mg./die), della vitamina K (5 mg./die), della vitamina A (8.000 U.I./die), della vitamina E (300 mg./die), della vitamina PP (75 mg./die), dell`acido folico (1 mg./die), dell’acido pantotenico (30 mg./die), della vitamina B12 (70 gamma/die), della vitamina B1 (6 mg./die), della vitamina B2 (8 mg./die) e della vitamina B6 (15 mg./die) estremamente importante nei processi di ossidazione ed utilizzo degli aminoacidi e del glicogeno epatico.
Si e, quindi, passati ad alcuni criteri di base nel training dell`attività di palestra.
Le sedute devono cadere con una frequenza tri-settimanale e consolidarsi gradualmente su 70 – 90 minuti di durata; si inizia con il warm up (fase di riscaldamento) con esercizi respiratori a corpo libero, a bassa intensità, lentamente, andando ad interessare i grandi gruppi muscolari per attivare al massimo l’afflusso sanguigno. Quindi l`attività di palestra vera e propria portando, la frequenza cardiaca dal 70 all’85% della F.C. max.: esercizio costante iniziale con cyclette, poi serie mai inferiori ai 2 minuti, alternando esercizi a bassa intensità ed altri di potenza.
Al termine della seduta indispensabile il cool-down (raffreddamento) praticato con 3 minuti di esercizi costanti a bassissima intensità. Questa fase di recupero e fondamentale perchè al termine dell’allenamento vi è una grande vasodilatazione periferica con un’attiva azione di pompaggio del sangue venoso verso il cuore da parte delle masse muscolari. Una brusca interruzione porta alla caduta dell’attività muscolare e quindi ad un ritorno venoso diminuito che in taluni soggetti porta ad una riduzione della gittata cardiaca con comparsa di minacciose aritmie.
Come corollario sono stai dettati i vantaggi che caratterizzano l’assistenza costante dell’istruttore al soggetto in allemento: rassicurazione, protezione, guida, sorveglianza, professionalità.
LE PROVE FINALI
Infine la dimostrazione pratica condotta da dimostratori della ditta AIR MACHINE e LIFE-FITNESS che hanno analiticamente illustrato le caratteristiche di queste apparecchiature all’avanguardia nell’attività di palestra.
Al termine gli esami: i partecipanti sono stati interrogati sugli argomenti svolti interpretando gli elementi acquisiti e riproponendo proprie elaborazioni e schemi. La consegna dei diplomi vidimati dell`Ospedale Luigi Sacco, le congratulazioni ai partecipanti, i ringraziamenti reciproci hanno concluso questa prima esperienza che può riempire di soddisfazione tutti coloro che hanno profuso energie e sostegno alla stessa.