Il Personal Trainer e l’approccio al mal di schiena

Nell’era odierna il ruolo del Personal Trainer nel mantenimento dell’efficienza fisica e motoria diventa sempre più importante.

La sedentarietà, la tecnologia nonché la pigrizia e le tante comodità fanno delle persone individui estremamente vulnerabili, fragili e inefficienti da un punto di vista fisico.

Una condizione che sfocia in contesti di disagio importante che compromette la qualità della vita.

 

Il mal di schiena aspecifico, che non trova cause ben definite da un punto di vista clinico, è diventato un fenomeno estremamente comune.

 

La debolezza muscolare che deriva dall’inattività fisica è un fattore estremamente deleterio per la nostra colonna vertebrale e stare seduti tante ore al giorno tra sedie in ufficio, automobili, divani e poltrone non fa che diminuire la nostra “forza vertebrale”.

 

Un approccio che mira al ripristino dei movimenti e di una forza funzionale degli utenti diventa una necessità per ricondizionare la loro condizione posturale e la loro funzione motoria.

 

Attraverso lo studio e l’applicazione della fisiologia del movimento si possono considerare aspetti funzionali che concorrono agli squilibri muscolo-scheletrici e rieducare ad una condizione più fisiologica.

 

 

Di seguito un estratto dal libro L’Approccio di Janda, il Functional Training Senso Motorio in riferimento all’approccio funzionale al dolore lombare.

 

C’è una crescente evidenza che un aumento della pressione intra-addominale (IAP) contribuisce alla stabilità spinale. La contrazione dei muscoli addominali, del pavimento pelvico e del diaframma si correlano strettamente con una maggiore IAP in una varietà di compiti posturali. (Cresswell, Grundström e Thorstensson 1994; Hodges e Richardson 1997, 1999; Hodges, Martin Eriksson, Shirley e Gandevia 2006; Hodges, Sapsford e Pengel 2007; McGill e Norman 1994; Ebenbichler et al. 2001).

 

Oltre al fatto ben accettato che il diaframma sia il muscolo principale dell’ispirazione, diversi ricercatori hanno ipotizzato che sia anche coinvolto nel controllo posturale del tronco (Cresswell, Grundström, e Thorstensson 1994; Hodges e Richardson 1999; Hodges e Gandevia 2000; Hodges, Martin Eriksson, Shirley e Gandevia 2006).

 

La contrazione del diaframma aumenta la IAP sfruttando la geometria a cerchio dei muscoli addominali e precedendo l’avvio del movimento degli arti (Hodges 1999). Questa contrazione del diaframma avviene contemporaneamente all’attivazione del TrA (Hodges 1999) e indipendente della fase della respirazione.

 

Inoltre, i muscoli del pavimento pelvico aiutano la IAP, il controllo e la rigidità della regione lombopelvica (Hodges 2007). Inoltre, come la IAP è modulata durante la respirazione, è probabile che si accompagni a cambiamenti dell’attività del pavimento pelvico.

 

L’attivazione riflessiva della muscolatura lombopelvica svolge un ruolo importante nella stabilità dinamica e nella funzione della colonna vertebrale (Hodges 1996,1997; Janda 1978 Janda et al. 2007; Jull e Janda 1987).

 

La capacità dei muscoli spinali intrinseci in questa regione è quella di fornire sufficiente rigidità vertebrale in coordinamento con la IAP contribuendo alla dinamica della stabilità della colonna.

 

I ricercatori hanno dimostrato un meccanismo di feed-forward alterato (un inizio ritardato di attivazione TRA), in previsione di movimento degli arti, nei pazienti con lombalgia cronica (Hodges 1997,1999,1998). Inoltre si è dimostrato che l’atrofia del multifido si verifica subito dopo episodi acuti di mal di schiena, nonostante la risoluzione o la riduzione precoce dei sintomi (Hides, Richardson e Jull 1994).

 

Fascia Toracolombare

La fascia toracolombare è un forte tessuto con un ben sviluppato reticolo di fibre di collagene. Copre i muscoli profondi della schiena e tronco. Le inserzioni ossee della fascia partono dai processi spinosi della colonna lombare alle SIPS.

 

I muscoli TrA e Obliqui interni si intrecciano con la fascia posteriore, allo stesso modo il gran dorsale è intrecciato con la fascia toracolombare, facente parte del telaio intorno all’addome (vedi figura 14.5).

 

 

La contrazione di questi muscoli contribuisce all’irrigidimento ed alla stabilizzazione della colonna lombare tramite la fascia toracolombare (Porterfi eld e DeRosa 1998; Ebenbichler et al 2001; McGill 2002).

 

Patologie comuni

Il mal di schiena ha spesso una diagnosi vaga non specifica. Nonostante la lombalgia cronica può avere diverse eziologie, gli operatori dovrebbero essere consapevoli di alcune patologie neuromuscolari che si accomunano al dolore alla bassa schiena che potrebbero fornire indizi circa l’eziologia specifica.

 

 

Questi fattori neuromuscolari includono lo squilibrio muscolare, lo scarso controllo posturale, le disfunzioni cerebrali minime e le disfunzioni dell’articolazione sacroiliaca.

 

Squilibrio muscolare nel dolore della bassa schiena

La lombalgia cronica è spesso associata a squilibri nella lunghezza dei muscoli dell’anca, forza e resistenza piuttosto che a fattori strutturali (Nourbaksh e Arab 2002). Gli squilibri nel ROM dell’anca sono implicati nella lombalgia (Ellison, Rosa e Sahrmann 1990; Van Dillen et al 2000).

 

Janda per primo ha notato la debolezza dei muscoli glutei in pazienti con lombalgia (1964). Gli studi successivi di Nadler e colleghi (2000, 2001) hanno confermato l’associazione della debolezza negli estensori dell’anca e la lombalgia in atleti di sesso femminile; interessante notare, tuttavia, che i ricercatori non hanno trovato una tale associazione negli atleti maschi.

 

 

Nadler (2002) ha riferito, inoltre, la debolezza degli abduttori come co-fattore nella lombalgia in atleti di sesso femminile.

 

Controllo posturale e dolore cronico alla bassa schiena

Il controllo preciso della postura è fondamentale per le attività della vita quotidiana e per i più elevati livelli di attività fisica, nonché per la prevenzione degli infortuni muscoloscheletrici.

 

Gli input afferenti, visivi, vestibolari e quelli dei sistemi propriocettivi sono incanalati nel sistema nervoso centrale, con la conseguente uscita motoria.

 

Le perturbazioni esterne innescano APR (reazioni posturali automatiche) che sono necessarie per mantenere l’equilibrio.

 

 

Queste risposte posturali sono specifi he per l’entità, tipo e direzione della perturbazione e comprendono risposte che limitano o irrigidiscono il tronco per la stabilizzazione e le risposte che sono necessarie per ristabilire l’equilibrio, particolarmente quando il COG (centro di gravità) esce dall’intervallo del BOS (base di supporto).

 

 

Diversi ricercatori hanno dimostrato che i pazienti con lombalgia cronica hanno uno scarso controllo posturale (Byl e Sinnot 1991; Luoto et al 1998; Radebold et al. 2001). Questa scoperta suggerisce una disfunzione sensomotoria in questi pazienti.

 

Byl e Sinnot (1991) hanno trovato che i pazienti con lombalgia cronica utilizzano la strategia dell’anca piuttosto che la strategia normale di caviglia quando hanno gli occhi chiusi.

 

 

Tali pazienti presentano anche dei tempi di reazione in ritardo o alterati dei muscoli del tronco e pelvici (Luoto et al. 1998; Radebold et al. 2000; Wilder et al. 1996; Hodges 1996, 1997; Bullock-Saxton, Janda e Bullock 1993; Hungerford, Gilleard e Hodges 2003; Richardson e Hodges 1996).

 

Il controllo posturale è risultato essere significativamente peggiore nei pazienti con discectomia lombare rispetto ai soggetti senza discectomia quando avevano gli occhi chiusi ma non quando li avevano aperti (Bouche et al. 2006).

 

Gli autori postularono che i pazienti con discectomia lombare che soffrono di dolore sviluppano compensazioni visive per deficit motori-sensitivi.

 

Disfunzioni cerebrali minime nel dolore alla bassa schiena

I pazienti con mal di schiena cronico di natura idiopatica, presentano elaborazione alterata del dolore in tutto il corpo (Giesecke et al 2004; Giesbrecht e Battie 2005).

 

Il paradigma neurologico di Janda si è ulteriormente rafforzato dai suoi risultati sulle disfunzione cerebrali minime nei pazienti con lombalgia cronica (Janda, 1978).

 

Egli ha trovato una mancanza di comportamento coordinato in tutte le aree della funzione, anche di carattere psicologico (adattamento intellettuale e stress) e neuromuscolare (deficit motorio e sensoriale).

 

 

Ha concluso che i sintomi delle disfunzione cerebrali minime sono presenti nell’80% dei pazienti con lombalgia cronica sostenendo la teoria di una lesione del sistema nervoso centrale organico con disadattamento del sistema come una patologia funzionale (Janda 1978).  Così egli ha sostenuto un approccio biopsicosociale per mal di schiena.

 

Questo breve estratto dal libro rende una visione estremamente interessante ad un approccio più funzionale che strutturale al mal di schiena dove il Personal Trainer riveste un ruolo decisivo.

 

Rappresentando la figura che insegna a muoversi nel rispetto della fisiologia ha un potere notevole per ripristinare quegli schemi di movimento che sono deficitari e disfunzionali.

 

Inoltre considerato che il prof. Janda aveva sostenuto un approccio ampio al mal di schiena aspecifico le conoscenze in ambito non solo di postura ma anche di composizione corporea e gestione dello stress possono fare del Personal Trainer un alleato prezioso per tutte quelle persone che trovano nel movimento la via della salute della propria schiena.

 

 

 

a cura di Antonio Parolisi – M.Sc. – MFS ISSA Europe

 

 

 

 

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