Cominciò così, in un mattino del novembre 1999, in ambulatorio: “Signora, mi dispiace, ma devo comunicarle che sua figlia Cristina è affetta da diabete mellito insulinodipendente: purtroppo abbiamo riscontrato una glicemia a digiuno di 370 mg/dl ed è per questo che non riesce più a sostenere i suoi allenamenti quotidiani. Credo che da oggi in poi non potrà più praticare sport a livello agonistico”. Avevo solo 17 anni, ero una ballerina professionista e giravo ilmondo, ma da quel giorno la mia vita cambiò drasticamente. Quattro volte al giorno iniezioni di insulina, tre di veloce e una lenta; niente più dolci, niente più coca-cola e merende fatte con i compagni di scuola: così è cominciata la mia relazione con il diabete. Ma soprattutto persi un sogno, quello di diventare -chissà? forse, un giorno- una delle ballerine più brave del mondo e – come dire? – dal liberarmi in volo mi sono ritrovata schiacciata al suolo. Purtroppo, vent’anni fa non c’erano le competenze che ci sono oggi riguardo allo sport e alla gestione della malattia e l’unica cosa che mi sentivo continuamente ripetere era: “Cristina, devi smettere”. Ho vissuto diversi anni con sentimenti di impotenza, frustrazione e delusione, ma fuproprio allora che iniziai a riporre fi ducia nelle mie sensazionie nelle mie idee, così cominciai a studiarmi e a studiare. Del resto, non sono una persona dal carattere arrendevole e quindi non mi arresi. Con il passare degli anni, iniziai a capire quanto fosse importante e necessario comprendere i meccanismi alla base della patologia e dell’allenamento strutturato e personalizzato per poter gettare delle nuove basi nel mondo dello Sport e Diabete. Il motore di questa ricerca è stata la necessità, soprattutto emotiva, perché volevo dare agli altri quello che era stato tolto a me e cioè la possibilità di potermi allenare in sicurezza, con conoscenza e metodo; poi con il tempo, sviluppai anche la necessità di concepire una figura professionale che sapesse gestire, attraverso un metodo ben strutturato, l’attività sportiva, che sia fatta per passione o per professione o anche per raggiungere i propri obiettivi di vita sana. Volevo conoscere e creare un vero e proprio approccio metodologico a sostegno della persona con diabete insulino trattata.
COME SEI RIUSCITA A RISOLVERLO? COME AIUTO GLI ALTRI?
Il Diabete di Tipo 1 non è una patologia che ad oggi presenta una cura definitiva, ma la qualità di vita di chi ne è affetto può arrivare a livelli decisamente ottimali, ci si può convivere con poche rinunce a patto che si presti però assoluta attenzione ad alcuni fattori su cui non si può transigere, come ad esempio l’adesione alla terapia e l’uso consapevole delle tecnologie applicate. In questo senso uno dei principali alleati è appunto lo sport, considerato uno dei tre pilastri – insieme alla terapia insulinica ed all’alimentazione – fondamentali per il mantenimento e/o il miglioramento della salute del paziente, se programmati in base alle caratteristiche fisiopatologiche della persona.Proprio attraverso la pratica ripetuta e personalizzata dell’esercizio fi sico è possibile mantenere le glicemie all’interno di un “TIR” – Time in Range (70-180 mg/dl) e raggiungere quindi un buon controllo glicemicometabolico, condizione indispensabile per la prevenzione delle complicanze del diabete. L’esercizio fisico, correttamente praticato, ha diversi effetti positivi: aumenta la sensibilità all’insulina; aumenta l’azione post-recettoriale dell’insulina (aumento di glut4 nel muscolo e della sua traslocazione alla superficie cellulare); diminuisce i picchi degli ormoni adrenergici che hanno l’effetto di aumentare la glicemia; agevola il controllo del di stress emotivo o, meglio, della paura della ipoglicemia; induce un profilo lipidico meno aterogeno; riduce i livelli di trigliceridi Vldl; aumenta il colesterolo “buono” Hdl; riduce il colesterolo “cattivo” Ldl; contribuisce alla prevenzione delle malattie cardiovascolari; favorisce la perdita di peso; aiuta la riduzione del grasso totale e in particolare di quello addominale “insulinoresistente”. Sulla base di queste nozioni e dei miei test di ricerca su campo, sono giunta dopo diversi anni di esperienza a ideare un metodo di lavoro, chiamato Pronking, ovvero un algoritmo in grado di prevedere il calo glicemico, quindi l’uscita dal famoso TIR che nominavo prima, durante la pratica di qualsiasi performance sportiva. Una vera e propria “innovazione” se consideriamo che in questo modo lo sportivo può, non solo evitare le situazioni di ipoglicemia e/o iperglicemia paradossa, ma decidere a priori il tipo di strategia da adottare durante l’attività. Inoltre, non da meno, è da considerare l’aspetto psicologico che ne benefi cia enormemente la persona. Io per prima, in qualità di sportiva diabetica T1, ho più volte sperimentato la difficoltà di approcciare una nuova situazione per paura delle ipo e iperglicemie. Ma vorrei passasse il messaggio che con una buona conoscenza di sé stessi e della malattia, anche sotto l’aspetto psicologico la qualità di vita cambia, rendendoci più sicuri in noi stessi, nei nostri movimenti e nelle nostre capacità. La pratica dell’esercizio fi sico, purtroppo, non è un processo automatico ma richiede motivazione, partecipazione attiva e costanza. In una persona con diabete è possibile che questi elementi siano “coperti” dalla paura o dall’ansia. La percezione individuale che si ha rispetto alla patologia potrebbe portare ad una condizione di abbattimento e isolamento sociale e di deprivazione delle normali attività fisiche. Dietro questa paura si cela molto spesso il ricordo di un evento traumatico es. un’ipoglicemia severa, di conseguenza l’ansia si lega mentalmente alla probabilità che il medesimo avvenimento ricompaia nuovamente, impedendo alla persona con diabete lo svolgimento di qualsiasi attività motoria. Come prova della validità del Metodo Pronking ho ricevuto un importante riconoscimento dalla International Diabetes Federation nel 2017, vincendo lo “Europe Idf Prize in Diabetes” tra oltre 54 nazioni candidate. Del Pronking ne hanno parlato anche diverse testate a partire da Fitness & Sport stesso o Tutto Diabete fi no ad arrivare ad essere menzionata per la Giornata Mondiale del Diabete 2022 dalle Nazioni Unite “ONU” rendendomi orgogliosa della strada fatta fi n qui ed ancora più desiderosa di procedere verso un futuro migliore per noi persone con Diabete.
Cristina Cucchiarelli, Pronking CEO & founder, Dott.ssa in Scienze Motorie e Personal Fitness Trainer ISSA Europe