Perchè l’esercizio fisico? Alla domanda risponde il fisiologo e premio Nobel Per Olof Astrand, del Karolinska Institute di Stoccolma: “Perché un regolare esercizio fisico è fondamentale per mantenere in buona salute l’organismo, cioè per conservare attivi, e funzionanti al massimo, cellule, tessuti, sistemi vitali del nostro corpo”.
Già, ma quando si è anziani, non può essere quanto meno “difficoltosa” l`attività fisica? ” “L’esercizio fisico, che non si dovrebbe mai trascurare nel corso di tutta lavita”, risponde lo scienziato, “deve essere adattato alI’età e alle condizioni generali. Saggiamente impostato, ha sempre positivo effetto, come le statistiche evidenziano, sia sulle malattie, sia sulla mortalità. Riduce infatti entrambe”.
L’invecchiamento, dunque, dovuto soprattutto a ridotta capacità aerobica, a diminuita forza muscolare e resistenza allo sforzo fisico, può essere, se non arrestato, quanto meno e senz`altro ritardato non lasciando decadere i propri potenziali.
In sostanza, la persona in età non deve mai lasciarsi andare, nè ritenere che sia passata la stagione per mantenere veramente attive le membra. Non deve impigrire, perché questo accelera il decadimento fisico, in seguito al quale anche una banale malattia puo’ diventare cosa seria e portare a progressiva inabilità funzionale.
“Gli animali”, osserva il fisiologo svedese, “sono strutturati geneticamente per acquistare una perfetta agilità. L’uomo, invece, per raggiungere la massima potenzialità aerobica deve sottoporsi ad esercizio fisico”. Questo non significa che tutti debbono aspirare ad essere i “primi della classe”. Si può, da persone “normali” e senza particolare scioltezza di movimento, trarre grandi vantaggi da un programma di ginnastica ben articolato (3 volte alla settimana, per 30-40 minuti); programma finalizzato al mantenimento della corretta respirazione e della forza e tonicità muscolare. Diversi studi hanno documentato che, senza esercizio fisico, si ha una riduzione dell’efficienza respiratoria; e che, viceversa, si ha una modificazione in meglio quando l’esercizio non viene trascurato, quale che sia l’età anagrafica della persona che vi si applica.
“Esercizio fisico”, dice Astrand, “è anche fare passeggiate di buon passo, salire e scendere le scale, concedersi gratificanti giri di danza”.
E lo jogging: entro quali limiti si può farlo senza pericolo? “Dicevano i latini: est modus in rebus. Che equivale a ci vuole buon senso nelle cose. Lo jogging fa bene, se fatto nei tempi e nei modi dovuti, previo allenamento”. Astrand aggiunge, anzi sottolinea, che l’attività fisica non va mai disgiunta e in modo particolare quando si è anziani – dall’igiene; intendendosi, il termine, come “pulizia” in generale e come “pulizia” delle abitudini. Perciò, evitare vita sedentaria, fumo e alcol; adattarsi a una corretta alimentazione; tenere sotto controllo tutti i fattori di rischio cardiovascolare: ipertensione, diabete, obesità, colesterolo “cattivo” (Ldl), trigliceridi elevati.
“Tutti sappiamo”, puntualizza Astrand “che nell’età avanzata si registra, ad esempio, l’osteoporosi dovuta a depauperamento osseo; e che c’è un innegabile rallentamento delle funzioni vitali, mentre, per contro, aumentano disturbi, acciacchi, malattie. Ma, come due scienziati, Rowe e Kahn, hanno posto in evidenza, si tende sempre a parlare con enfasi degli aspetti negativi dell’invecchiamento, e mai delle sue connotazioni positive, favorite dal migliore stile di vita”.
In sostanza, entro certi limiti, differenti da soggetto a soggetto, si può convertire un invecchiamento “cattivo”, una vecchiaia amara, in un invecchiamento “buono”, nel quale l’inevitabile scorrere del tempo, che ci avvicina alla fine, può essere vissuto in letizia, in virtù di strategie che inducono significativo miglioramento delle funzioni vitali. Tali strategie ritardano il deterioramento fisico di 10-12 anni. A patto, però, che non le si improvvisi, che le si ,applichi al più presto; che ad esse, dunque, ci si prepari fin dalla giovane età, assumendo come abitudine le “buone regole”. Compresa quella di fare, con regolarità, ginnastica. Dice Astrand: “Vi siete mai chiesti come mai tanti musicisti siano attivi, e bravissimi, a 80-90 anni?” Fornisce lui stesso la risposta: “Perché non hanno mai smesso di esercitare le dita, di usare il cervello”.
Mente e corpo vanno mantenuti attivi: lo riconfermano anche i già citati Rowe e Kahn, i quali ricordano anche come molti anziani pratichino con gioia e traendone profitto attività fisiche impegnative come lo sci di fondo o la maratona; mentre molti altri “si adagiano“, non fanno più nulla, spesso per affettuosa insistenza dei familiari che, credendo di fare il loro bene, li inducono alla pigrizia, all’immobilità, determinando così il loro male. “Il corpo si adatta rapidamente alla ridotta domanda di attività muscolare”, dicono Rowe e Kahn; “ma, questo “adattamento”, accelera l’indebolimento funzionale e diminuisce il benessere fisico”.
Purtroppo, in questa nostra epoca per tanti versi “privilegiata” e ad alto contenuto tecnologico, predomina lo stile di vita sedentario, che mal si concilia con l`immagine di efficienza fisica. E che per nulla corrisponde all’idea imperante del giovanilismo ad ogni costo. Quel giovanilismo che oggi, crudelmente, fa mettere da parte gli anziani, “come se non servissero più”. A che serve, allora, una vita più lunga, se gli anni della vecchiaia debbono essere afflitti da frustrazioni tremende?, si domanda Astrand. Ancora una volta, è lui stesso a fornire la risposta al quesito. “Bisogna cambiare quello che è sbagliato, migliorare quello che conduce sulla buona strada. Partiamo dal miglioramento. Con la ginnastica, l’esercizio fisico adatto al soggetto, con una vita sana, una alimentazione controllata e non priva di elementi essenziali come, ad esempio, magnesio e selenio, con la mente mantenuta attiva, potrà sembrarci quasi un errore la data di nascita scritta sui documenti. Perché ci sentiremo – e in effetti saremo – piu giovani di quanto dicano le carte.
E ora veniamo a quello che si dovrebbe correggere, e presto, perché completamente sbagliato. Va modificato l’atteggiamento verso gli anziani, tanto più che questa categoria di persone aumenta in modo vertiginoso. Nel 2.000 gli anziani sopra i 65 anni saranno oltre il 50% della popolazione. “E’ importante”, dice Astrand, “che venga ridato rispetto a chi è in là con gli anni. L’anziano non è da buttare via. Ha anzi molto da dare”. Noi, popoli “civili”, rileva lo studioso, dovremmo fare un passo indietro, riguardare ai tempi in cui eravamo più “primitivi”.
Nelle tribù indiane del nordamerica, quando un anziano era impossibilitato a fare ancora il cacciatore il guerriero, diventava “maestro” dei ragazzi. L`anziano assumeva dunque un diverso, ma non meno importante, ruolo sociale, che lo gratificava per la richiesta di prestazioni, non più di forza fisica, bensì intellettuali. Ebbene, conclude Astrand, “bisogna tornare a gratificare gli anziani, tornare a portar loro rispetto. Si favorirà il loro benessere fisico e mentale; ma anche la loro e nostra crescita morale”.