Nel mese di ottobre 1993 si e svolto il 2° Corso di Specializzazione “Fitness Instructor“ nell’Aula Magna dell’Ospedale Multizonale L. Sacco di Milano: il bilancio del corso è stato estremamente positivo e lo testimoniano i commenti sulla stampa nazionale, su alcuni settimanali e sulle riviste di settore.
L’organizzazione di questo avvenimento didattico ha comportato una lunga preparazione e un’attenta valutazione delle richieste emerse al termine del 1° Corso condotto nel 1992.
La finalità è ormai chiara ed è quella di fornire un aggiornamento professionale di altissimo livello, a tutti coloro che svolgono l’attività di istruttore nell’ambito di palestre, centri e società sportive; inoltre iniziare un percorso istituzionale che conduca alla formazione di un albo professionale che tuteli sia l’operatore sia l’utente. La complessità dell’organizzazione ha avuto il supporto fondamentale della Direzione, Sanitaria dell’Ospedale, tramite l’Ufficio Formazione, e dell`International Fitness Circuit.
Sabato 16 ottobre, dopo la registrazione dei partecipanti, provenienti da tutte le regioni d’Italia, ha preso la parola il direttore del corso, dott. Silvano Busin, attuale responsabile della Divisione di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale, che ha tracciato le linee propedeutiche didattiche definendo tempi, luoghi e criteri organizzativi.
La prima relazione è stata tenuta dal dott. Umberto Fazzone Direttore Sanitario dell’Ospedale Sacco, che ha affrontato e spiegato le problematiche medico-legali legate alla certificazione in genere e più specificamente a quella rivolta all’idoneità fisica agonistica e non agonistica. Ne è emerso un quadro da una parte affascinante per la sua complessità, dall’altra disarmante per come le norme vengano usualmente violate, vezzo tipicamente italiano, senza che il legislatore abbia modificato le stesse rendendole più agili e consone ai nuovi tempi.
L’aspetto più interessante è stato quello di individuare nella figura del medico della palestra, per quelle strutture che ne sono provviste, il vero responsabile finale della salute dell’utente, come elemento che supera anche la certificazione di idoneità rilasciata da un medico esterno. Grande interesse sull`argomento la valutazione funzionale dell’atleta attraverso i test isocinetici condotti con attrezzatura computerizzata e con il metodo tradizionale.
Il dott. Roi della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale S. Raffaele di Milano ha ampiamente descritto le problematiche legate alla traumatologia sportiva, specie quella delle grandi articolazioni, e al recupero funzionale delle stesse. L’argomento era inserito in un Work-shop alle macchine, continuato per tutto il pomeriggio, fornite dal gruppo DOC – Il Moto Intelligente, un gruppo commerciale sanitario operante a Bologna, di fama nazionale, che vede nel dott. Della Villa l’esponente di spicco.
I partecipanti hanno potuto direttamente verificare la parte teorica utilizzando un’attrezzatura per il recupero funzionale delle grosse articolazioni, completamente computerizzata e sicuramente all’avanguardia nel campo della riabilitazione. La didattica era completata da un video: la precisione e la chiarezza del percorso televisivo si possono definire esemplari. La giornata è terminata con una lezione tenuta dalla signora Cinzia Chiappella, terapista della Riabilitazione della Divisione di Medicina, Riabilitativa dell’Ospedale Sacco, che ha illustrato ciò che praticamente si fa nella struttura pubblica, carente di tali attrezzature avanzate; l’interesse dell’esposizione è emerso non solo dalla bravura della docente ma anche dal rilievo di come, di fatto, l’uomo interviene comunque nel rapporto con il paziente e che quindi i due metodi (isocinetico computerizzato – isocinetico manuale) non sono antitetici bensì si possono completare ed essere sinergici l’un l’altro.
Domenica 17 ottobre la prima ora di lezione è stata forse la più complessa e difficile dell’intero corso: il dott. Raffaello Furlan, aiuto della Cattedra di patologia Medica dell’Università degli Studi di Milano, si è soffermato sull’attività cardiaca e sull’effetto del sistema vagale e simpatico sulla stessa.
Perché complessa e difficile? Perché argomento molto nuovo, di estrema attualità, sul quale si basano molti dei presupposti del cardio-fitness, elemento essenziale nello svolgimento dell’attività fisica nelle palestre. Sino a pochi anni fa lo studio neurofisiologico cardiaco non poteva avvalersi di metodi informatici attualmente in uso, con l’intervento, e qui sta la novità, del bioingegnere per la creazione di modelli sperimentali matematici e strumentali.
Il dott. Furlan ha illustrato, tramite numerosi grafici, la risposta vagale e simpatica dell’attività cardiaca, ha riportato l’esperienza del “tilt test” (il brusco passaggio dal clino all’ortostatismo) che porta a sindromi ipotensive importanti negli atleti (che si penserebbe, al contrario, essere maggiormente protetti), proprio per la maggior influenza del sistema vagale, bradicardizzante e protettivo nell`atleta.
Sempre sull’argomento dell’attività cardiaca è seguita la lezione del prof. Polese, primario della Divisione di Cardiolologia dell’Ospedale Sacco, che ha presentato, tramite una seri dilucidi, la duplice influenza dell’attività fisica sull’attività cardiaca. Una prima parte è stata dedicata all’effetto protettivo e benefico dell`esercizio su alcune aritmie cardiache, definite come “innocenti”, che scompaiono durante lo stesso e che quindi trovano beneficio nello svolgimento di un’attività sportiva.
Una seconda parte ha trattato della pericolosità dell’insorgenza di aritmie misconosciute o dell’aggravamento di quelle già presenti con l’attività fisica: ciò che e emerso in maniera inequivocabile è che in tutti coloro che si avvicinano all’esercizio fisico è opportuno eseguire un’anamnesi e una visita medica accurate per evidenziare potenziali aritmie. La mattina è stata chiusa dal dott. Dario Comi, dirigente il Servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Ospedale Sacco, esperto di fama nazionale, responsabile attualmente di un progetto di ricerca alimentare nel campo della medicina sportiva. Le nozioni, espresse in modo semplice e accattivante, hanno spaziato nel campo dei costituenti nutrizionali basilari e di quelli specifici. Il dott. Comi ha quindi descritto i numerosi e ridicoli luoghi comuni nel campo dell’alimentazione che ancora oggi sono presenti nell’area sportiva e che condizionano spesso atteggiamenti illogici nelle regole nutrizionali dell’atleta.
Una notizia, tra l’altro già presentata l’anno scorso, ha interessato l’uditorio: le cosiddette “diete dissociate” non hanno alcuna base fisiologica che ne giustifichi l`uso, mentre la dieta equilibrata è di fatto l’unico e naturale mezzo di alimentazione nel sedentario e nella persona che esercita l’attività fisica. Il pomeriggio e iniziato con una splendida relazione del maestro Rocco Sergio, preparatore assai conosciuto nell’ambiente sportivo, sul programma di valutazione della massa magra e della massa grassa. Molto interessante la descrizione della plicometria e della sua applicazione. Un alunno si è prestato a far da cavia e tra i sorrisi dei colleghi: questo metodo di coinvolgimento diretto è stato efficace perché ha permesso di rilevare concretamente l’utilizzo della plicometria in un soggetto e le problematiche ad essa connesse.
Le due ore successive sono state condotte dal dott. Marco Antivalle, assistente della Divisione di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Sacco di Milano, che ha trattato un argomento di grande attualità quale quello del rapporto tra i fattori di rischio per la salute e il beneficio sugli stessi dell’attività fisica. Corredate da un’imponente iconografia di diapositive, si e potuto verificare come alcuni fattori di rischio risentano beneficio dall’esercizio, quale ad esempio la colesterolemia, mentre altri, di cui si credeva maggior interessamento, in realtà ne risentono di meno (pressione arteriosa). E’ proprio di pressione arteriosa si è parlato durante l’esposizione affrontandone il complesso meccanismo eziopatogenetico ed il suo sviluppo clinico: indubbiamente l’attività fisica è benefica nell’ambito di un controllo parziale dell’ipertensione arteriosa, tanto che è uno dei mezzi che vengono usualmente consigliati ai portatori di tale patologia, ma è anche vero che si è caricato eccessivamente di aspettative tale effetto con il rischio concreto di sottovalutare gli effetti “long term” di tale patologia.
E’ però accettabile universalmente il fatto che l’attività fisica, in rapporto alle condizioni fisiche del soggetto, fa sempre e comunque bene e deve sempre essere consigliata dal medico. Sabato 23 ottobre, l`intera mattinata, ben quattro ore con un piccolo intervallo di 15 minuti, è stata condotta dal dott. Paolo Rotondi, docente della Scuola di Direzione Aziendale della Università Bocconi di Milano, la più prestigiosa sede italiana di insegnamento economico. Si e parlato di prodotti, di produzione e sistema di produzione degli stessi, di sistemi di servizio, di management e partecipazione del cliente, di struttura e cultura del management, di sistemi di gestione dei servizi, di erogazione e di immagine degli stessi: mai l’interesse è stato così vivo data la novità assoluta di tale tipo di iniziativa nel campo del fitness.
Tutte queste notizie, illustrate alla lavagna a fogli mobili, hanno permesso di iniziare a conoscere il percorso manageriale che chi gestisce una palestra, ma anche chi lavora in essa, deve percorrere: pur apparendo tali fattori semplici nella loro accezione, si è poi scoperto l’estrema complessità di correlazioni esistenti in essi.
Il pomeriggio è stato omogeneo, come la mattina, nella trattazione di argomenti concernenti l’equilibrio idro-elettrolitico. Ha iniziato il dott. Schena, assistente della Cattedra di Fisiologia dell’Università degli Studi di Verona, che ha trattato l’utilizzo dell’implementazione alimentare con gli aminoacidi, il loro rapporto con il comparto liquido, le problematiche connesse al loro metabolismo. A tale scopo il dott. Schena ha presentato diverse diapositive che illustravano dati recenti riguardanti l’argomento in oggetto: è stato evidenziato che gli aminoacidi ramificati sono gli unici di cui si conosca esattamente l’efficacia a livello distrettuale muscolare.
L’oratore successivo è stato il, dott. Faina, proveniente da Roma dove svolge il compito di dirigente del Servizio di Biomeccanica dell’lstituto Superiore dello Sport del CONI, diretto dal prof. Antonio Dal Monte. Egli ha affrontato un argomento assai complesso quale è quello del corretto rapporto idrosalino nel nostro organismo durante le varie attività fisiche: avvalendosi di una ricca documentazione estremamente chiara, ha percorso l’iter biochimico degli elementi naturali presenti nel sangue, la loro biodisponibilità, il loro metabolismo. Più specificatamente si è soffermato sull’uso dell’aspartato di potassio come elemento di supporto nell’esercizio fisico, documentando gli elementi fondamentali del percorso metabolico di tale sostanza nell`organismo e della risposta bioenergetica all’implementazione dello stesso.
Il pomeriggio si è chiuso con la lezione del prof. Giovanni Barbiano di Belgioioso, primario del Reparto di Nefrologia dell’0spedale Sacco, che con la consueta chiarezza e facendo riferimento a parte delle notizie già presentate durante il Corso del 1992, si e soffermato sulla fisiologia di quell’organo importante qual è il rene. Si è parlato dunque di acqua, ma anche dei suoi costituenti accessori, delle perdite quantitative durante il riposo e durante il movimento, della necessita del reintegro di tali sostanze nei vari momenti della giornata e dell’effetto della disidratazione sul fisico.
E’ stato importante affrontare un argomento che spesso condiziona elementi di patologia nella vita quotidiana delle palestre, cioè l’utilizzo insensato, da parte di persone che vogliono perdere peso, dei diuretici.
Prima della pausa del pranzo, le due ore successive sono state condotte dal dott. Marco Cazzola, assistente fisiatra della Divisione di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Sacco, assieme al terapista della riabilitazione Sergio Bertoncini, dello stesso reparto, che ha trattato le sindromi dolorose a carico della colonna vertebrale. Tale patologia che e presente almeno una volta nel 65/80% della popolazione, ha un costo rilevante sia in perdita di giornate lavorative sia in assistenza diretta di tipo farmacologico o fisiochinesiterapico.
La trattazione, partendo dal concetto di segmento mobile, cioè dall’unità funzionale della colonna vertebrale costituita da due corpi vertebrali contigui, assieme al disco intervertebrale, ai legamenti articolari e alla muscolatura accessoria, ha individuato le varie sofferenze imputabili a questa unità. Si è quindi parlato di osteoartrosi, di osteoporosi, di discopatie, di malattie-infiammatorie. Ancora una volta e emerso il concetto fondamentale che l’attività fisica è elemento essenziale di prevenzione e terapia nella patologia dolorosa semplice della colonna. Bertoncini ha illustrato il metodo MacKenzie di riabilitazione motoria ed infine lo Shiatzu, manualità orientale nel trattamento distrettuale del dolore.
Dopo la pausa pranzo il dott. Zanelli, Medico Psicoterapeuta, ha parlato del rapporto tra benessere e corporeità tracciando un ideale percorso logico di questi concetti e formulando una serie di proposizioni idonee a focalizzare la complessa tematica del rapporto psiche-corpo. E iniziata quindi la verifica finale, condotta attraverso la soluzione di 45 quiz nel tempo standard di un’ora: il numero minimo di risposte esatte per poter ottenere il diploma era di 27. I diplomi, firmati dal Direttore del Corso, dall’ amministratore Straordinario dell’Ospedale Sacco, dal Direttore Sanitario dell’Ospedale e dal Presidente dell’lnternational Fitness Circuit, assumono un valore a termini di legge (diploma rilasciato da Ente Pubblico) e possono essere esibiti come titoli.