ATTIVITÀ FISICA E POTENZIALITA’ TOSSICHE DELL’OSSIGENO.
Il metabolismo aerobico induce una produzione di molecole che sono mediatrici nei legami fisici tra l’ossigeno e l`acqua. Questi intermediari, altrimenti chiamati radicali liberi, includono gli ioni superossidi, i radicali idrossilici e i derivati dal perossido di idrogeno e dall’ossigeno.
Possono attivare la perossidazione lipidica, l’inattivazione degli enzimi, la denaturazione delle proteine e cambi strutturali degli acidi nucleici. Un particolare problema è che mediante alcune reazioni a catena i radicali liberi ossidanti possono danneggiare le membrane lipidiche cellulari.
Durante l’evoluzione, gli organismi viventi hanno dovuto sviluppare delle adeguate difese antiossidanti per combattere le proprietà distruttive di questi radicali dell’ossigeno.
Quindi, una cellula aerobica, così come una fibra muscolare, è stata equipaggiata di enzimi e di un sistema di eliminazione non enzimatico, come protezione contro questi radicali.
Ci sono ricerche per verificare se individui, fisicamente molto attivi, sarebbero più esposti alla tendenza lesiva dei radicali liberi dell’ossigeno (ciò non è stato confermato, anzi l’attività fisica protegge dall`azione dei radicali liberi, n.d.r.).
In ogni caso, l’ossidazione dei citocromi, che è responsabile di molti consumi biologici di ossigeno, produce acqua senza l’aiuto di intermediari. In altre parole la produzione di radicali liberi non aumenta in proporzione all’incremento di apporto di ossigeno nel corpo.
Ci sono altri studi concernenti l’adattamento e l’azione della superossidodismutasi successiva all’aumento del metabolismo basale.
Ci sono altri studi che dimostrano chiaramente che un allenamento di resistenza incrementa la difesa dei muscoli scheletrici ai danni causati dalla perossidazione lipidica. Inoltre le molecole danneggiate sono più efficientemente rimpiazzate dalla risintesi proteica.
Da un punto di vista nutrizionale bisognerebbe puntualizzare che il selenio è un cofattore per la glutation-perossidasi, “eliminatore” effettivo dell’idrogenoperossidasi, e che le vitamine E, C ed A agiscono come antiossidanti.
RISCHI CARDIOVASCOLARI DURANTE L’ALLENAMENTO.
La stima di Vuori riguardo l’incidenza di alcune morti cardiovascolari in esercizi fisici e negli sport in generale, nell’intera popolazione maschile finlandese, è la seguente: una morte su 11.5 milioni di sessioni di allenamento di uomini tra i 20 e 39 anni, una morte di 2.2 milioni di sessioni di allenamento di uomini tra 40 e 49 anni e una morte su 2.2 milioni di sessioni d`allenamento di uomini tra i 50 e i 69 anni.
Altri studi hanno però reso noto che la morte durante l’esercizio sia un evento rarissimo. D’altro canto c’è un rischio maggiore delle suddette morti durante un esercizio massimale che durante un esercizio di attività meno impegnative. In ogni caso quel rischio deve venir paragonato con i benefici che ha un esercizio abituale. Siscovick riporta che nella maggior parte di uomini abitualmente allenati c’è un rischio di un arresto cardiaco (calcolato su una base di ore di allenamento) che e solamente il 20% del rischio che corrono al contrario i sedentari.
EFFETTI IMMUNOLOGICI DELL’ESERCIZIO
Simon conclude che una varietà di esperimenti in vitro possono essere usati per dimostrare che gli effetti dell’esercizio aumentano i meccanismi di difesa, includendo l`aumento dei granulociti, del numero dei linfociti, delle loro funzioni, della loro citotossicità verso virus e batteri, dei livelli di secrezione di immunoglobuline.
In generale, comunque, questi cambiamenti sono di breve durata e legati all’attività fisica. Il significato biologico di questi cambiamenti è tuttora oggetto di studio.
LONGEVITÀ: UN SEGRETO?
“Se si abbassa il proprio tasso metabolico, rallentandolo, si possono ridurre i processi di invecchiamento” afferma Joseph Kemnitz.
Qualcuno potrebbe allora dire” Dobbiamo distribuire il più a lungo possibile i battiti cardiaci che ci sono stati dati; non sprechiamoli con l’esercizio”.
Bisogna però pensare che dopo solo alcuni mesi di allenamento aerobico si acquistano addirittura 20.000 battiti cardiaci al giorno! (quindi, alleniamoci, n.d.r.).
SOMMARIO DEGLI EFFETTI DELL’ATTIVITA FISICA ABITUALE E DELLA POSSIBILITA DI COMBATTERE LE CONSEGUENZE DI UN “NORMALE” INVECCHIAMENTO.
Tra il 1985 e la fine di questo secolo ci potremmo aspettare un aumento del 50% della popolazione dai 65 anni in su nei paesi sviluppati.
Rowe e Kahn puntualizzano: “Ricerche sull`invecchiamento hanno enfatizzato l’ammontare dei danni legati all’età cronologica e negano che vi siano sostanziali differenze nella vecchiaia. Gli effetti intrinseci dei processi di invecchiamento son stati di per se esagerati, mentre gli effetti della modificazione della dieta, dell’esercizio, delle abitudini personali e dei fattori psico-sociali sono sottovalutati.
Con questo la categoria di coloro che invecchiano normalmente può subire una distinzione tra l’invecchiamento usuale (nel quale dei fattori intrinseci aumentano gli effetti) e l’invecchiamento ottimale (nel quale fattori intrinseci giocano un ruolo neutrale o positivo). Ricerche sui rischi associati all’invecchiamento usuale e le strategie per modificarli dovrebbero aiutare a spiegare come possa essere facilitata la metodica per passare da un invecchiamento standard ad uno ottimale”.
Così la questione chiave è: la composizione genetica innata dell’individuo può essere modificata da processi che allunghino la qualità e durata della vita?
E’ stato puntualizzato che invecchiare è obbligatoriamente associato alla riduzione della potenza aerobica massima e alla riduzione della forza muscolare. Essere in sovrappeso aumenta questi handicap; è svantaggioso perché questo fattore rende il camminare, il salire le scale, l’alzarsi dal letto o dalla sedia, salire sull’autobus o in treno, più difficoltoso e faticoso; certe volte lo impediscono severamente. La capacità di sollevare e portare pesi si riduce. La persona che invecchia in questo modo perderà così la propria indipendenza e autonomia.
Come conseguenza alla diminuzione di tolleranza dell’esercizio, un grande numero di anziani vivranno al di sotto o appena sulla soglia della loro performance fisica e una piccola malattia potrà essere causa della loro completa dipendenza.
Un allenamento fisico può produrre prontamente un miglioramento delle funzioni essenziali per il benessere fisico anche in un’età avanzata e sposta il deterioramento fisico di 10-20 anni.
Oggi molti individui anziani continuano o iniziano a chiedere un`attivita fisica, al di fuori del camminare e giocare a golf, fino ad arrivare alla richiesta di partecipazione a eventi di resistenza come la maratona e lo sci di fondo. Attualmente non si sa ancora molto quanto i fattori intrinseci ed estrinseci influiscano in questi traguardi.
Rowe e Kahn argomentano però che: “Dato che le persone anziane tendono oggi a fare quello che avrebbero sempre voluto imparare e fare, è necessaria un’assistenza diretta di supporto”.