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Il deadlift, un esercizio la cui traduzione in italiano è in pratica stacco da terra, è uno degli esercizi fondamentali dell’allenamento con sovraccarichi. Apprezzato in vari ambiti inclusa la preparazione atletica, è anche un movimento funzionale. È un esercizio di flesso estensione dell’anca che appartiene dunque alla categoria dei esercizi Gold Standard intesi da ISSA Europe come naturali, da sempre compiuti dall’uomo. Lo stacco da terra, infatti, riproduce un gesto biomeccanico primario: sollevare un carico dal suolo.
Questo semplice schema motorio, se eseguito correttamente, diventa un potente strumento per lo sviluppo muscolare e il miglioramento della performance. Nello specifico, coinvolge l’intera catena posteriore, rendendolo utile per migliorare forza, postura e prevenire gli infortuni.
Al tempo stesso, data la complessità tecnica, richiede attenzione alla forma e una progressione adeguata per evitare sovraccarichi e compensi.
Deadlift cosa allena
Lo stacco da terra è un esercizio multiarticolare che coinvolge diversi distretti muscolari. A seconda della variante e dell’attrezzatura utilizzata, può enfatizzare in modo diverso determinati gruppi muscolari, ma in ogni caso stimola:
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forza della catena posteriore (glutei, femorali, erettori spinali);
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core stability e controllo del tronco;
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capacità di generare forza esplosiva;
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coordinazione intramuscolare e intermuscolare.
In molte programmazioni rappresenta un fondamentale sia per la forza generale sia per il condizionamento metabolico (per esempio, quando inserito in circuiti ad alta intensità).
I muscoli coinvolti in uno stacco da terra
Il deadlift è uno dei movimenti che attiva il maggior numero di gruppi muscolari simultaneamente. I principali muscoli coinvolti nel deadlift sono:
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glutei: fondamentali nell’estensione dell’anca;
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ischiocrurali (bicipite femorale, semitendinoso, semimembranoso): impegnati nella flessione del ginocchio e nell’estensione dell’anca;
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erettori spinali: stabilizzano la colonna durante tutto il movimento;
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grande dorsale e trapezio: per la stabilità e la tenuta della schiena e delle scapole;
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core profondo (trasverso dell’addome, multifidi): mantengono la pressione intra-addominale e la stabilità lombare;
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quadricipiti: particolarmente coinvolti nella fase iniziale del sollevamento;
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avambracci e muscolatura di presa: per il mantenimento del carico.
Questa sinergia lo rende un esercizio estremamente efficiente per migliorare la forza globale e l’integrazione neuromuscolare.
La corretta esecuzione del deadlift
L’esecuzione del deadlift richiede controllo motorio, mobilità e forza. Un errore tecnico può esporre a rischi, soprattutto a carico della colonna lombare.
Esempio di esecuzione con bilanciere
- Setup: bilanciere si posiziona al di sopra del centro del piede, spalle in linea e perpendicolari al bilanciere stesso.
- Presa: prona, mista o hook grip (pollice sotto le dita), in funzione dell’obiettivo e del carico.
- Preparazione: una volta afferrato il bilanciere si inspira aumentando la PIA e portando le scapole in depressione e rotazione esterna facendo così allungare le braccia.
- Spinta (fase concentrica o di salita): L’avvio del movimento può avvenire solo quando tutta la struttura è stabile e il peso è “caricato” sulle gambe. A questo punto si effettua la spinta dal centro piede estendendo simultaneamente ginocchio e anca e mantenendo la spinta fino alla completa estensione del tronco.
- Discesa (fase eccentrica): La discesa deve ricalcare lo stesso gesto della salita, in modo controllato qualora fosse necessaria anche la fase eccentrica.
Una respirazione diaframmatica ben eseguita e un aumento controllato della pressione intra-addominale (PIA) sono fondamentali per garantire la stabilizzazione del tronco durante gli sforzi intensi.
Spesso si fa riferimento alla “manovra di Valsalva”, ma è importante chiarire che questa, tecnicamente, consiste nella chiusura dell’epiglottide per compensare la pressione, e non va confusa con l’attivazione volontaria della PIA, che invece ha l’obiettivo di migliorare la stabilità del core.
Le due azioni, tuttavia, sono strettamente collegate e si verificano spesso insieme: la corretta attivazione della pressione intra-addominale è facilitata dalla respirazione profonda e può essere accompagnata dalla chiusura glottidea tipica della Valsalva.
In altre parole, una non prescinde dall’altra, e la loro sinergia è ciò che permette una maggiore protezione della colonna vertebrale durante il sollevamento di carichi o altre attività ad alta intensità.
Focus sul deadlift a gambe tese
Il deadlift a gambe tese o Romanian deadlift è una variante in cui il movimento avviene con le ginocchia leggermente flesse ma bloccate in posizione. Si enfatizza così il lavoro su glutei e femorali. È meno coinvolgente a livello dei quadricipiti e permette un focus maggiore sull’allungamento controllato della catena posteriore.
Deadlift a corpo libero e non solo
Sebbene il deadlift sia spesso associato al bilanciere olimpico, esistono varianti più accessibili che consentono di lavorare sugli stessi schemi motori, utili in contesti di fitness generalista, riabilitazione o home training.
Partiamo dal movimento a corpo libero, l’esercizio può essere semplificato come flesso-estensione dell’anca con focus sulla tecnica del movimento, propedeutico al carico progressivo.
Stacco da terra con manubri, kettlebell o bilanciere
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Con manubri: adatto ai principianti per apprendere la tecnica. Migliora simmetria e controllo motorio.
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Con kettlebell: il carico centrato tra le gambe facilita l’apprendimento del corretto hinge e stimola la potenza esplosiva nella variante swing.
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Con bilanciere: è la versione più intensa. Richiede una tecnica solida, mobilità e stabilità.
Ognuna di queste versioni può essere inserita in una programmazione a seconda del livello dell’atleta e degli obiettivi (forza, ipertrofia, performance, prevenzione).
I benefici determinati dal deadlift
Il deadlift, grazie al coinvolgimento simultaneo di numerosi gruppi muscolari e alla richiesta coordinativa, è uno degli esercizi più completi in assoluto. Se correttamente programmato e ben eseguito, offre benefici significativi sia in ambito prestativo sia in termini di salute e funzionalità muscoloscheletrica.
Principali vantaggi:
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Sviluppo della forza della catena posteriore
Stimola glutei, femorali ed erettori spinali, migliorando la capacità di estensione dell’anca e la stabilità del rachide. -
Miglioramento della postura
Rafforza i muscoli paravertebrali e scapolari, contrastando l’iperlordosi o la cifosi posturale legate alla vita sedentaria. -
Potenziamento del core e della stabilità lombare
Aumenta la capacità di controllo del tronco sotto carico, con ricadute positive sulla prevenzione di infortuni. -
Funzionale ad altri gesti sportivi o quotidiani
Il movimento di sollevamento da terra è comune nella vita reale e nelle discipline sportive (sprint, salti, cambi di direzione). -
Stimolo ormonale e adattamenti sistemici
Come tutti gli esercizi multiarticolari ad alta intensità, può contribuire alla produzione acuta di testosterone e GH (dall’inglese “Growth Hormone”), favorendo adattamenti muscolari. -
Possibilità di applicazione in contesti metabolici
In protocolli ad alta densità o circuito, può indurre un aumento del dispendio energetico. -
Adattabilità a diversi livelli e attrezzature
Può essere eseguito in numerose varianti, è dunque adatto sia a principianti che ad atleti avanzati.
Gli errori da evitare nello stacco da terra
Il deadlift è un esercizio estremamente efficace ma tecnicamente impegnativo. Un’esecuzione inadeguata, specie sotto carico, può esporre a rischi, in particolare, a livello della colonna lombare. Riconoscere e correggere gli errori più comuni è fondamentale per allenarsi in sicurezza. I principali errori da evitare sono:
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perdita della neutralità lombare
Una flessione eccessiva del tratto lombare, soprattutto in fase di partenza, aumenta la pressione sui dischi intervertebrali e può provocare lesioni come ernie o protrusioni; -
sollevamento “solo di schiena”
Iniziare il movimento estendendo il tronco prima delle anche porta a un carico eccessivo sugli erettori spinali e riduce l’efficacia del gesto; -
bilanciere lontano dal corpo
Più il carico si allontana dalla linea mediana del corpo, maggiore è la leva a svantaggio per la colonna. Il bilanciere dovrebbe scorrere vicino alle cosce e tibie; -
poca attivazione del core
Una muscolatura addominale non attivamente coinvolta nella stabilizzazione espone a instabilità lombare e rischio di compensi; -
eccessiva estensione cervicale
Guardare in alto durante il sollevamento può causare iperestensione cervicale e tensioni a carico del rachide superiore; -
esecuzione troppo rapida o con rimbalzo
Velocità incontrollata nella discesa o nella fase di reset tra le ripetizioni riduce il controllo motorio e aumenta il rischio di errore posturale.
Rischi associati a un’esecuzione scorretta
Purtroppo come spesso capita, un’esecuzione sbagliata degli esercizi può causare problemi più o meno gravi stressando articolazioni e muscolatura. In particolare, i rischi di un deadlift o stacco da terra non effettuato correttamente sono:
- sovraccarico lombare: il rischio principale è la compressione sui dischi intervertebrali;
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infortuni a glutei e ischiocrurali: specie se il carico viene gestito con una tecnica inefficiente;
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lesioni da compenso: coinvolgono spesso trapezi, deltoidi posteriori o avambracci se la catena posteriore è debole o in squilibrio;
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cedimenti strutturali: frequenti nei principianti o in chi affronta carichi elevati senza una corretta progressione.
È sempre consigliato iniziare a corpo libero o con carichi leggeri, prestare attenzione alla propria postura e, ovviamente, rivolgersi a Personal Trainer esperti che sappiano guidare e correggere la pratica dell’esercizio.