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Oggi, nel mondo, ci sono più bambini obesi che bambini malnutriti. È il dato sottolineato recentemente da UNICEF e che colpisce non solo per il suo impatto sanitario, ma anche per il suo significato etico. I fenomeni di obesità infantile nei Paesi ricchi e malnutrizione in quelli poveri sono due facce della stessa medaglia. Sembra che tutto il pianeta si disinteressi della salute dei più piccoli.
In questi giorni l’Italia è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere l’obesità come una vera e propria malattia “progressiva e recidivante”. Una scelta importante, che riguarda milioni di persone e che testimonia un cambio di passo nella considerazione del problema. Tuttavia, la legge approvata resta un primo passo: non essendo stata ancora inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), mancano garanzie di percorsi uniformi e diritti esigibili per i pazienti in tutto il Paese
L’obesità in età pediatrica e adolescenziale è diventata una vera emergenza, una sfida di salute individuale, familiare, dunque: pubblica e sociale che richiede risposte rapide e concrete.
In questo articolo qualche consiglio e alcune raccomandazioni.
Rapporto UNICEF 2025: i dati sull’obesità infantile e degli adolescenti
Il nuovo rapporto “Feeding Profit: How Food Environments are Failing Children” dell’UNICEF mostra un superamento storico. La percentuale di bambini e adolescenti obesi ha superato quella dei coetanei sottopeso.
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Tra i 5 e i 19 anni, l’obesità è passata dal 3% del 2000 al 9,4% del 2022, superando il sottopeso (9,2%).
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In totale, 188 milioni di bambini e adolescenti nel mondo vivono con obesità.
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La situazione è particolarmente grave nei paesi insulari del Pacifico, dove fino a un bambino su tre è obeso.
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Anche in molti paesi ad alto reddito i dati sono allarmanti: 21% negli Stati Uniti, 27% in Cile, 21% negli Emirati Arabi Uniti.
In Italia, i dati UNICEF mostrano una relativa stabilità: nel 2022 il 10% dei bambini dai 5 ai 19 anni era obeso, mentre il sovrappeso è sceso dal 32% del 2000 al 27%. Tuttavia, il sottopeso è leggermente aumentato (dal 1% al 2%).
Qual è la causa principale di obesità infantile e dei ragazzi giovani?
L’obesità infantile è un fenomeno complesso, determinato da una combinazione di fattori: genetici, ambientali, economici e sociali.
- Stili di vita: sedentarietà, scarso movimento, poco sonno, eccessivo tempo davanti agli schermi.
- Alimentazione: diffusione di cibi ultraprocessati, ricchi di zuccheri, sale e grassi, che sostituiscono frutta, verdura e proteine.
- Disuguaglianze: l’accesso a cibi sani non è equo. Bambini provenienti da famiglie con meno risorse hanno più probabilità di crescere in ambienti “obesogenici”. Gli alimenti freschi spesso costano di più del junk food.
- Marketing: esposizione costante a pubblicità di snack e bevande zuccherate (il 75% dei ragazzi intervistati dall’UNICEF ha dichiarato di vederle regolarmente).
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Aspetti genetici: una predisposizione familiare può incidere sul metabolismo e sulla tendenza ad accumulare grasso, adipociti.
Come ricordano i pediatri italiani, la dieta mediterranea rappresenta un patrimonio culturale e sanitario da rivalorizzare. Cereali integrali, frutta, verdura, pesce, legumi e olio d’oliva sono i pilastri da cui ripartire.
Quando si parla di obesità infantile
Come calcolare il sovrappeso dei bambini in pratica? Anche nei bambini non basta il semplice BMI. In linea generale, si utilizzano le tabelle dei percentili per età e sesso, che classificano:
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Sottopeso: IMC < 5° percentile
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Normopeso: 5°–85° percentile
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Sovrappeso: 85°–94° percentile
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Obesità: ≥ 95° percentile
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Obesità grave: ≥ 99° percentile
Il calcolo avviene in tre passaggi: peso e altezza, calcolo BMI, confronto con le tabelle OMS/CDC.
Come accelerare il metabolismo dei bambini?
Il mito più diffuso è quello del “mangia che devi crescere”, come se nei bambini il metabolismo fosse sempre rapido e potesse “bruciare tutto” senza conseguenze. È vero che nei bambini il metabolismo a riposo è relativamente elevato rispetto alle dimensioni corporee, ma non è automatico che sia sempre “veloce”: esistono grandi differenze individuali legate a fattori come composizione corporea (massa magra vs massa grassa), età, sesso, fase puberale, ormoni, attività fisica e stati di crescita.
D’altra parte, non esistono scorciatoie per accelerare il metabolismo dei bambini. L’unica strategia sempre efficace è promuovere uno stile di vita sano costante, fatto di:
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attività fisica quotidiana (almeno 60 minuti al giorno);
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una dieta equilibrata basata su alimenti freschi e poco raffinati;
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un sonno regolare e sufficiente.
Cosa rischia un bambino obeso? Quali sono le conseguenze dell’obesità infantile?
Quali problemi porta l’obesità? Le complicanze possono essere immediate e a lungo termine, coinvolgendo diversi organi e la sfera psicologica.
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Problemi cardiometabolici: ipertensione, colesterolo e trigliceridi elevati, rischio di sindrome metabolica.
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Diabete di tipo 2: sempre più frequente anche in età pediatrica; un bambino obeso su 20 presenta già valori glicemici alterati (pre-diabete).
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Fegato grasso: oltre il 30% dei bambini obesi mostra accumulo di grasso epatico (steatosi).
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Disturbi respiratori: come asma e apnea del sonno.
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Problemi ortopedici: dolori articolari e difficoltà nella crescita ossea.
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Impatto psicologico: bassa autostima, isolamento, depressione, episodi di bullismo.
Secondo i pediatri della SIP – Società Italiana di Pediatria, circa il 50% degli adolescenti obesi rimane obeso anche in età adulta, con un aumento del rischio di malattie croniche gravi (diabete, malattie cardiovascolari, alcuni tumori).
Come prevenire, o come si cura, l’obesità infantile
L’obesità infantile non si “cura” con soluzioni rapide, ma con strategie integrate e a lungo termine che partono dalle famiglie e dalle scuole e coinvolgono istituzioni, pediatri e comunità.
Le strategie fondamentali
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Alimentazione sana: seguire i principi della dieta mediterranea (5 porzioni al giorno di frutta e verdura, cereali integrali, proteine prevalentemente vegetali, pesce, carne bianca, olio d’oliva). Limitare al minimo zuccheri semplici, bevande zuccherate e cibi confezionati.
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Attività fisica: almeno 60 minuti al giorno di movimento moderato/intenso. Non solo sport, ma anche gioco, camminate, andare a scuola a piedi o in bici.
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Sonno regolare: dormire un numero adeguato di ore, perché la mancanza di sonno aumenta il rischio di sovrappeso.
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Limitare il tempo davanti agli schermi: TV, tablet, cellulare, videogiochi non dovrebbero sostituire gioco attivo e movimento.
L’importanza della scuola e dei progetti educativi
La scuola è il contesto ideale per la prevenzione. Progetti come Lively dell’Istituto Mario Negri mostrano che un approccio multidimensionale (coinvolgendo studenti, insegnanti e famiglie) può migliorare consapevolezza, abitudini alimentari e stili di vita.
Le raccomandazioni dei pediatri
La SIP insiste sulla prevenzione già nei primi 1000 giorni di vita (gravidanza e primi due anni): allattamento al seno, svezzamento corretto, no a zuccheri e sale aggiunti.
Il Decalogo SIP-SIEDP – Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica raccomanda:
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educazione nutrizionale dalla prima infanzia;
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monitoraggio del peso e del BMI già nei primi anni;
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promozione di un’alimentazione a bassa densità calorica e ricca di fibre;
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attività fisica quotidiana.
Un approccio non solo dietetico, ma educativo
Sempre più si punta su un modello cognitivo-comportamentale, centrato sulla famiglia: non diete punitive, ma cambiamenti graduali nello stile di vita che includa naturalmente l’attività fisica, empowerment dei genitori e dei bambini, lotta allo stigma e al bullismo.