ASPETTI SPECIFICI NELL’ALLENAMENTO.
Fiatarone ha condotto uno studio su 9 volontari di età compresa tra gli 87 e i 96 anni, che prevedeva 8 settimane di allenamento di resistenza ad alta densità con l’uso di principi standard di riabilitazione e un programma di resistenza progressiva con attivazioni concentriche (alzando) ed eccentriche (abbassando) i muscoli estensori del ginocchio. Per tre volte la settimana i soggetti hanno compiuto 3 serie di 8 ripetizioni per ogni gamba, della durata di 6-9 secondi per ripetizione, con un periodo di riposo di 1-2 min. durante le serie. Tranne per la prima settimana, il carico era l’80% del massimo di una ripetizione. Si è registrato, per la forza, un aumento di ben il 174% e per i muscoli un aumento in volume del 9.0%. La loro velocità di andatura è migliorata del 47% dopo l’allenamento. Queste ricerche stanno a significare che l’età non appare influire pesantemente sull’allenabilità del muscolo scheletrico.
Gli adattamenti durante l’esercizio fisico, sia per incentivare la forza o la resistenza, sono limitati dai muscoli che sono coinvolti in quel momento nell`esecuzione dell’allenamento. La specialità dello stesso è anche correlata alla risposta circolatoria durante l’esercizio.
Saltin riporta una esperienza che dimostra che il battito cardiaco aumenta di circa 25 battiti/min quando una gamba, resa inattiva da un`ingessatura di 6 settimane, si allena su un cicloergometro, rispetto a quando l’altra gamba sana si allena alla stessa potenza aerobica.
Per mantenere o migliorare sia la flessibilità nelle articolazioni che la destrezza e la resistenza nella capacità tecnica, bisogna mettere in pratica delle attività specifiche.
Generalmente in individui molto anziani i movimenti delle dita non sono particolarmente coordinati, veloci e precisi. In ogni caso rimane sorprendente che molti musicisti possano suonare perfettamente anche ad una età avanzata. Arthur Rubinstein suonava superbamente Chopin all’età di 88 anni. Andreas Segovia dette un concerto di chitarra classica all’età di 92 anni. Ore di allenamento giornaliero sono la base di questi trionfi. La maggior parte delle loro fantastiche esecuzioni non è solo una questione di talento, ma di pratica continua.
Se ne deduce che bisogna lungo tutto il corso della vita condurre un’attività fisica, utilizzando inoltre esercizi specifici determinati dai propri indirizzi lavorativi di ciascuno.
UINATTIVITA’ FISICA E’ UN FATTORE CHE PUO’ PORTARE AL RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI?
– Durante l`anno 1987 le malattie cardiache coronariche (CHD) hanno causato il 27.5% dei 2 milioni di decessi negli Stati Uniti. I fattori di rischio più conosciuti per le CHD sono: lo stile di vita sedentaria, l`aumento dei trigliceridi, l`aumento del colesterolo LDL nel sangue, la diminuzione del colesterolo HDL, il fumo di sigaretta, l’ipertensione, il diabete, l’obesità, l’iperinsulinemia post-prandiale e l’intolleranza ai carboidrati.
Nell’ultimo decennio molti studi hanno stabilito una riduzione notevole della morbilità e mortalità da CHD in individui attivi messi a confronto con gruppi sedentari controllati Paffenbarger conclude:
“Non tenendo in considerazione l’influenza della pressione del sangue, della abitudine al fumo, del peso ideale, della storia familiare di morti premature, uno studente attivo avrà una vita più lunga di 1.25 anni rispetto ad un qualsiasi altro uomo sedentario”. Questi dati sono stati ottenuti da uno studio longitudinale su circa 17.000 alunni di Harvard. Uomini, che bruciano 2000 Kcal settimanalmente, camminando, salendo le scale e praticando giochi sportivi, sono del 39% al di sotto del rischio di sviluppare malattie coronariche rispetto ad altri uomini meno attivi della stessa età.
La tabella è basata sui dati del 1988 del “Behavioral Risk Factor Surveillance System” (BRFSS) (Sistemi di Sorveglianza dei Fattori Comportamentali a Rischio) e, dal 1976 fino al 1980, della “Second National Health and Nutrition Examination Survey” (NHANES II) (1) (Seconda indagine Nazionale sulla Salute e sull’Esame della Nutrizione). Nella ricerca del BRFSS cui hanno partecipato 37 dipartimenti della salute, la vita sedentaria appariva come il fattore di rischio prevalente (58%)
L’aumento del rischio per livelli elevati di colesterolo nel siero era del 31.5%. Questi studi indicano già un rischio, sostanzialmente indipendente, per CHD in persone con uno stile di vita sedentario.
Un alto livello di attività fisica abituale riduce una mortalità prematura. L’attività fisica conferisce altri benefici alla salute: riduce l’incidenza o può essere di beneficio all`ipertensione, iperlipidemia, obesità, diabete non insulino-dipendente, intolleranza ai carboidrati, osteoporosi, cancro al colon, infarto.
Gli effetti su alcuni di questi fattori possono essere limitati e statisticamente poco significativi; la somma degli stessi ha invece un impatto positivo importante, che influenza la salute, la malattia, la vita e la morte.
La maggior parte degli studi sul livello di attività fisica e dell’aspettativa di vita raggiungibile nel 1988, hanno documentato l’incremento dell’aspettativa di vita da 1 a 2 anni in soggetti maschi con uno stile di vita attivo, paragonati a maschi non attivi.
Negli U.S.A. l’aspettativa e aumentata da 47 anni nel 1900 a circa 75 anni nel 1988. E riguardo ai limiti della longevità umana?
E’ stato calcolato che già eliminando le malattie ischemiche cardiache la durata della vita potrebbe aumentare di 3 anni per le donne e di 3.5 anni per gli uomini. Eliminando invece le forme di tumore, (22.5% di tutte le morti nel 1985) la durata di vita aumenterebbe di 7 anni per le donne e di 8.1 anni per gli uomini.
In altre parole gli effetti positivi dell`eliminazione delle maggiori malattie prese singolarmente non sono poi cosi elevati. Il miglioramento dell’assistenza medica oggi aiuta più che a migliorare i fattori di rischio a vivere più a lungo che nel passato.
Le ricerche di oggi sono infatti concentrate ad allungare la vita più che a preservarne la qualità.
La conclusione ovvia è che il tempo ha migliorato la qualità della vita per le persone colpite da malattie non fatali legate all`età.