E’ ormai noto che per mantenere un ottimale stato di salute è fondamentale seguire un regime alimentare vario e completo. In altri termini la dieta ideale deve poter assicurare un apporto calorico adeguato al fabbisogno energetico individuale e garantire nel contempo l’acquisizione di tutti i fattori nutrizionali: proteine, carboidrati, lipidi, vitamine e sali minerali.
A proposito di vitamine, sono però ancora in troppi a non conoscere l`importante ruolo che esse svolgono nel funzionamento dell’organismo e, a dir il vero anche agli stessi biochimici sfuggono ancora molti aspetti delle loro numerose funzioni. Inoltre gli esperti di alimentazione non si sono accordati sulle quantità ottimali da assumere, e sulle modalità di una adeguata integrazione della dieta per evitare il rischio di carenze vitaminiche. Il che sta a significare che l’intera materia è complessa e che la ricerca in tal senso è lungi dall’essere esaurita.
Ma esiste poi questo rischio in una società consumistica come la nostra che soffre di iperalimentazione e indulge a tutte le seduzioni degli occhi e del palato? Certamente no se si considera la quantità. Tuttavia la tendenza sempre più diffusa a scegliere alimenti sottoposti a procedimenti di raffinazione, triturazione, conservazione ecc. nonché la difficoltà di avere sulle nostre mense cibi freschi e genuini, in aggiunta alla scarsa attenzione posta nel lavarli e nel cuocerli (molte vitamine, essendo idrosolubili o termolabili passano nell’acqua di lavaggio e di coltura) fa si che, pur escludendo la possibilità di gravi carenze vitaminiche, si possa comunque parlare di carenze marginali causa di una diminuita funzionalità dell’organismo.
Le vitamine sono sostanze organiche naturali che svolgono un ruolo fondamentale nelle innumerevoli reazioni chimiche del metabolismo cellulare. Per quanto il fabbisogno giornaliero di questi “micronutrienti” si aggiri attorno a valori piccolissimi dell`ordine cioè del milligrammo o addirittura del microgrammo, tuttavia essi appaiono insostituibili tanto che un diminuito apporto o
Uno stato, di avitaminosi può provocare infatti: scarso appetito, debolezza, irritabilità, insonnia, difficoltà di concentrazione, nonché diminuzione della resistenza allo stress e alle infezioni, e nei casi più gravi l’insorgenza di malattie acute. Una serie di inconvenienti che oggi si possono prevenire facilmente, ricorrendo ad una integrazione vitaminica.
Il fabbisogno individuale
E di fondamentale importanza ricordare che il nostro organismo non è in grado di produrre o sintetizzare le vitamine, esse vanno perciò cercate nelle fonti esterne (cibi o complessi polivitaminici) tenendo sempre conto dell’effettivo fabbisogno individuale. Va da sé, infatti, che la quantità necessaria per un adulto che conduce una vita piuttosto sedentaria paragonata a quella di chi si dedica ad una pratica sportiva, anche se saltuaria, sarà decisamente più bassa mentre una dose ancora più elevata sarà necessaria d un frequentatore assiduo di palestra che svolge un`attività fisica intensa.
Qui troviamo riportate infatti le quantità giornaliere di vitamine raccomandate dal National Research Council degli U.S.A. per il cosidetto uomo sedentario, messe a confronto con altre quantità giornaliere ben più elevate indicate per soggetti che si sottopongono ad un`attività fisica di tipo agonistico.
Le vitamine nella dieta dello sportivo
Dare al proprio organismo la quantità di vitamine adeguata al reale fabbisogno può
significare per lo sportivo il miglioramento delle sue prestazioni.
Sono presenti sul mercato complessi polivitaminici in cui i singoli componenti, presenti in quantità biologicamente equilibrate, provengono da fonti naturali.
È possibile però trovare anche vitamine sintetiche. Queste, non presentando grandi differenze sotto il profilo dell`analisi chimica, sono in grado di offrire le stesse garanzie di efficacia delle vitamine naturali. Tuttavia la vitamina C sintetica per esempio, è semplice acido ascorbico, mentre quella naturale contiene l’intero complesso C che, ovviamente, è più efficace.
Gli esperti consigliano poi di guardarsi da quei complessi vitaminici contenenti eccessive quantità delle vitamine cosiddette “liposolubili” (A-D-E) che possono rivelarsi tossiche, e di non farsi irretire dalla pubblicità di quei prodotti che vantano dosaggi di vitamine più cospicui degli altri, perché, se é vero che la carenza vitaminica può provocare squilibri nell’organismo, l’eccesso può essere altrettanto dannoso.
“L’ipervitaminosi”, infatti, non è altro che un accumulo, di solito nel fegato, di una o più vitamine liposolubili introdotte in quantità eccessiva che provocano condizioni di tossicità.
Le ragioni che portano a suggerire un programma mirato di integrazione vitaminica sono numerose, non ultima la constatazione che gli sportivi in generale, per il loro aumentato fabbisogno calorico, sono soliti ricorrere agli zuccheri che, com’è noto, forniscono calorie prontamente utilizzabili, ma prive di vitamine e di minerali.
Carenze vitaminiche per uno sportivo possono provocare inconvenienti seri quali: difficoltà a raggiungere un ottimale grado di forma fisica e/o difficoltà di recupero dopo lo sforzo.
Va comunque ricordato che l’integrazione vitaminica non produce aumenti di energia ne tantomeno può provocare improvvisi miglioramenti nelle prestazioni atletiche.
L’aspetto più positivo di un equilibrata integrazione di vitamina, rapportata alle necessità soggettive, rimane perciò quello di mantenere un equilibrio fisiologico ottimale, solida base di appoggio per un buon allenamento.
A tale proposito si ricordi che per ottenere sostanziali cambiamenti fisiologici vale la regola della continuità sia per l’apporto vitaminico sia per l’allenamento e che tra i due l’ultimo è il più importante.
- Tabella vitamine
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