L’IPERTENSIONE.
L’ipertensione è una elevazione cronica e persistente della pressione arteriosa; una persona adulta su quattro ne è affetta negli Stati Uniti. Se la pressione sistolica eccede i 160 mmHg, il rischio di CHD viene quadruplicato. Similmente, il rischio aumenta di 6 volte se i valori diastolici eccedono i 95 mmHg. Se l’ipertensione viene diagnosticata, sono disponibili trattamenti farmacologici efficaci.
Parecchi preparati anti ipertensivi sono utili per abbassare la pressione arteriosa: i diuretici eliminano per via renale acqua ed elettroliti; i beta-bloccanti riducono la frequenza e la gittata cardiaca; gli inibitori del sistema simpatico prevengono l’ostruzione delle arterie; i vasodilatatori inducono in parte il rilassamento dei muscoli lisci delle pareti delle arterie; gli inibitori dell’enzima convertitore dell’angiotensina (ACE) diminuiscono la produzione di angiotensina che ostruisce le arterie con spasmo prolungato.
Una dieta a basso contenuto di sodio, la riduzione di peso, [apporto ridotto di alcool e un attività fisica costante possono aiutare a diminuire la pressione arteriosa in pazienti con ipertensione moderata. L’esercizio aerobico aiuta ad abbassare la pressione in pazienti ipertesi o predisposti a malattie coronariche (Choquette &Ferguson, 1.973; Clausen, Larsen, & Yrapjensen, 1.969). Inoltre un programma di allenamento con i pesi di 16 settimane produce una diminuzione significativa della pressione diastolica di uomini sani di mezza età (Hurley et al., 1988).
IPERLIPIDEMIA.
L’iperlipidemia è un’elevazione dei livelli dei lipidi nel sangue ed è associata ad un aumento dei rischi di CHD. Nel plasma il colesterolo ed i trigliceridi vengono trasportati come lipoproteine (un acido grasso legato ad una proteina di trasporto). La media dei livelli del colesterolo totale negli uomini e nelle donne americane è rispettivamente di 211 e 215 mg/dl.
Il programma del National Cholesterol Education Program (NCEP) (1988) ha sviluppato dei parametri per la classificazione degli individui basata sulla valutazione del colesterolo totale.
La NCEP raccomanda la valutazione del colesterolo totale (TC) in ogni individuo. Se il cliente presenta valori borderline di TC (200-239 mg/dl) con uno o due fattori di rischio per CHD o presenta un tasso elevato di TC (2240 mg/dl), dovrebbe venir valutata la frazione LDL. Clienti con un valore alto di LDL (>160 mg/dl) o con un livello ai limiti superiori della norma (130-159 mg/dl) che presentano uno o due fattori di rischio per CHD, dovrebbero rivolgersi al proprio medico per un trattamento specifico contro la dislipidemia.
IL FUMO DI SIGARETTA
Il fumo di sigaretta e stato messo in relazione con il tumore ai polmoni, altre malattie polmonari e con la CHD. I fumatori hanno il doppio di probabilità di avere attacchi cardiaci rispetto ai non fumatori. La nicotina contenuta nel fumo delle sigarette produce un aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa ed inibisce alcuni meccanismi di coagulazione del sangue.
Se un individuo smette di fumare, il rischio di CHD diminuisce lentamente, indipendentemente dal tempo e dalla quantità di sigarette fumate. Dieci anni dopo che si e smesso di fumare il rischio di morte per CHD in individui che fumavano circa un pacchetto al giorno e identico a quello di coloro che non hanno mai fumato (American Heart Association,l.988).
OBESITÀ E PROBLEMI DI PESO
L’obesità viene definita come un eccesso di peso corporeo di oltre il 20 per cento rispetto ai livelli desiderabili per una data età, sesso e ossatura (National Institute of Health Consensus Development Panel, 1985) oppure un eccesso di grasso corporeo che può compromettere ed aumentare i rischi di malattia. (U.S. Department of Health and Human Services,1.988). I dati forniti dal National Institute of Health Consensus Development Panel (1985) dicono che 34 milioni di americani adulti sono obesi. La popolazione adulta negli Stati Uniti eccede di 104,4 milioni di tonnellate (2,297 milioni di pounds) di grasso (Hannon & Lohman, 1978).
L’eccesso del peso corporeo e l’essere grassi divengono una minaccia sia alla qualità che alla lunghezza della vita. Individui obesi hanno una aspettativa di vita più corta, rischiano malattie coronariche, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete mellito, alcuni tumori, le malattie polmonari croniche ostruttive; inoltre l’artrosi precoce della colonna, dell’anca e delle ginocchia (National Institute of Health Consensus Development Panel, 1985).
Sebbene alcuni studi abbiano riportato che l’obesità non sia da sola un fattore di rischio per CHD, gli studi di Framingham dimostrano che l’aumento di obesità è associato all’aumento di rischio per CHD, indipendentemente da altri fattori di rischio (Hubert, Feinleib, McNamara & Castelli, 1983). L’obesità puo essere causata da una dieta impropria, iperalimentazione, sbilanciamento ormonale, fattori genetici e dalla mancanza di attività fisica. Un istruttore di fitness gioca un ruolo molto importante nel combattere questo problema che è la causa principale di malattia, pianificando sia una dieta, sia programmi di allenamento validi. Un apporto calorico ridotto ed un aumento del dispendio calorico tramite l’esercizio sono le vie più concrete per tentare di ridurre il peso corporeo e il grasso, normalizzare la pressione arteriosa e il profilo dei lipidi nel sangue.
L’APPARATO LOCOMOTORE
Un ‘altra forma della malattia ipocinetica è rappresentata dalle alterazioni dell ‘apparato locomotore, come ad esempio l’osteoartrosi, le fratture, gli strappi del tessuto connettivo e muscolare, le sindromi dolorose a carico del tratto lombo-sacrale della colonna. E’ stato stimato che oltre il 50 per cento della popolazione degli USA è affetta da lombalgia (Cundif & Brynteson, 1979).
Oltre l ’80 per cento di tutti i problemi lombari sono l’effetto dell‘ipotonia muscolare causata dalla mancanza di attività fisica. Se i muscoli non sono sufficientemente forti per supportare l’allineamento adeguato della colonna vertebrale, ne risultano cattive posture e quindi si sviluppa il dolore lombare.
Un peso eccessivo, poca elasticità e abitudini di sollevare oggetti in maniera impropria contribuiscono a creare problemi lombari. Dato che le origini della patologia lombare sono funzionali, piuttosto che strutturali, questa disfunzioni, potrebbe essere corretta, nella maggior parte dei casi, tramite un programma di allenamento finalizzato a sviluppare la forza e la elasticità dei gruppi muscolari interessati. Si è visto che le persone che rimangono fisicamente attive durante la loro vita tengono in buono stato ossa, legamenti e tendini, la cui azione, tra le altre cose, e un aiuto contro le fratture e gli strappi muscolo-legamentosi (Pollock, Wilmore &Fox, 1978).