La supplementazione di Glutammina

La glutammina è l’aminoacido più abbondante nell’organismo, essendo la sua concentrazione da 10 a 100 volte superiore a quella di qualsiasi altro aminoacido: un soggetto di 70 kg ha circa 70-80 g di glutammina distribuiti tra sangue e tessuti. Nel sangue la glutammina ricopre circa il 20% della quantità totale di aminoacidi liberi, mentre in strutture come il fegato e i muscoli scheletrici la concentrazione di glutammina rappresenta il 40% – 60% di tutti gli aminoacidi presenti.

Numerosi sono i ruoli della glutammina nell’organismo: 1) precursore per la sintesi di nucleotidi (purine, pirimidine e zuccheri amminici), di cofattori fondamentali in vari processi di trasformazione, come la nicotinammide-adenina-dinucleotide fosfato (NADPH), e di glutatione; 2) detossifi cante nei confronti dell’ammonio (NH4+) prodotto dai tessuti, fondamentale per la produzione dell’urea; 3) mediatore nell’attivazione del complesso mTORC1, per la regolazione dei meccanismi di sintesi proteica; 4) fonte energetica per le cellule del piccolo intestino; 5) substrato energetico, stimolo proliferativo e anabolico nei confronti di cellule del sistema immunitario (linfociti, neutrofili e macrofagi).

Glutammina: aminoacido essenziale o non essenziale? Da un punto di vista nutrizionale, la glutammina è classificata come aminoacido “condizionatamente essenziale”: termine che indica come in situazioni fisiologiche il fabbisogno giornaliero di glutammina possa essere soddisfatto attraverso una produzione endogena, ma che in determinate condizioni patologiche tale fabbisogno necessiti di maggiori introduzioni aminoacidiche per essere soddisfatto, sia attraverso la dieta, sia attraverso una supplementazione, rendendo così “essenziale” la glutammina.

La sintesi di glutammina avviene primariamente nel muscolo scheletrico e nel fegato (con minimi contributi da parte del tessuto adiposo e del polmone) per essere in parte riversata in circolo ed utilizzata da altre cellule. Molte delle cellule infatti, che utilizzano glutammina in quantità significativa per il proprio metabolismo (ad esempio intestinali, immunitarie, cutanee) sono dipendenti dalla sua disponibilità plasmatica, non essendo in grado di sintetizzare glutammina autonomamente. La sintesi della glutammina dipende dalla concentrazione di glutammato presente nell’organismo, a sua volta ottenuto per reazione tra l’α- chetoglutarato e NH4+. Il gruppo NH4+ viene ottenuto dal catabolismo di altri aminoacidi, come quelli a catena ramificata (BCAA).

I BCAA, infatti, possono essere transaminati quasi esclusivamente con l’α-chetoglutarato per formare glutammato ex-novo. In condizioni fisiologiche e con adeguata introduzione di glutammina con la dieta, esiste un sostanziale equilibrio tra il rifornimento plasmatico di glutammina e la sua estrazione da parte di tessuti utilizzatori.

Mentre, al contrario, in condizioni cataboliche (infezioni, traumi, cachessia, interventi chirurgici) e se l’apporto di glutammina attraverso la dieta e/o integratori è inadeguato (malnutrizione), la produzione muscolare ed epatica di glutammina può diventare ben presto insufficiente a soddisfare le esigenze sistemiche, facendo entrare in crisi meccanismi immunitari (cellule/microbiota intestinale) e/o tessuti impegnati nella riparazione di piaghe/ferite (cute e annessi).

La supplementazione di glutammina: dalla clinica allo sport. Diversi studi clinici hanno mostrato come una supplementazione di glutammina possa migliorare vari aspetti di trattamento in pazienti critici ospedalizzati (nella riabilitazione muscolare, in pazienti oncologici, nella cardiopatia ischemica, in gastroenterologia, e nella terapia intensiva), supportando numerosi meccanismi regolatori, sia a livello cellulare-molecolare, sia a livello di organi e tessuti. Diversamente, una potenziale utilità della glutammina nei confronti di atleti ben nutriti e sottoposti ad intensi allenamenti (rispetto, ad esempio, alla composizione corporea, al sistema immunitario e alla performance in generale) non sembra essere attualmente supportata da una forte evidenza scientifica.

Inoltre, diversi aspetti legati alla possibile tossicità della glutammina, specie quando somministrata ad alte dosi (20 – 40 g al giorno), restano ancora poco chiari. Nonostante questo, il consumo di glutammina sembra essere ancora una pratica diffusa tra gli atleti, aprendo nuovi scenari di ricerca piuttosto interessanti, come il ruolo antifatica, la prevenzione del danno muscolare e il miglioramento del recupero post-esercizio.

Per ciò che riguarda l’effetto antifatica, autori hanno recentemente indicato come una supplementazione di glutammina possa prevenire l’accumulo di ammoniaca (causa di affaticamento durante l’esercizio), aumentando le difese antiossidanti (attraverso la sintesi di glutatione). L’effetto antifatica della glutammina sarebbe poi addirittura superiore se combinata con altri nutrienti (come, ad esempio, arginina e creatina).

In tal senso, un nostro recente studio ha dimostrato come 1 g di glutammina, somministrata come preworkout (due ore prima) in sinergia con altri composti (creatina, taurina, betaalanina e arginina), possa avere un ruolo nel ritardare l’insorgenza della fatica durante l’esecuzione di esercizi contro resistenza. Altri lavori indicano invece come la somministrazione di glutammina in dose di 6 g al giorno per 20 giorni possa ridurre significativamente il danno muscolare post-esercizio (misurato attraverso i livelli ematici di CK e Mioglobina) in giocatori di basket professionisti impegnati in allenamenti quotidiani di 5 ore, promuovendo il recupero muscolare.

Prospettive sull’utilizzo della glutammina nello sport. Se da un lato la ricerca debba ancora compiutamente definire come una supplementazione di glutammina possa essere applicata in alcune fasi dell’allenamento sportivo, per una migliore gestione della fatica e/o del recupero muscolare post-esercizio, certamente va detto come un utilizzo specifico di questo aminoacido possa essere attuato per quegli atleti che affrontano fasi di riabilitazione muscolare (ad esempio post-infortunio) o periodi di allettamento per cause chirurgiche o traumatiche, nelle quali un maggior apporto di glutammina può rendersi necessario. In tali evenienze il dosaggio giornaliero di glutammina da impiegare come supplemento dovrà comunque sempre rapportarsi al contenuto proteico totale della dieta.

 

 

Massimo Negro, Phd Centro di Medicina dello Sport Voghera, Università di Pavia

 

 

Giuseppe Cerullo, Phd in Scienze Motorie e Sportive, Università  degli Studi di Napoli

 

 

Giuseppe D’Antona, MD Phd Centro di Medicina dello Sport Voghera, Università di Pavia

 

 

 

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