Prevenzione ictus e attività fisica: l’importanza dello stile di vita

attività fisica e prevenzione ictus la conferma da due recenti studi

L’ictus rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo. Secondo la World Stroke Organization, circa il 90% degli ictus è attribuibile a dieci fattori di rischio modificabili. Tra questi per la prevenzione degli ictus si pone particolare attenzione a: ipertensione, non praticare attività fisica, dieta squilibrata, fumo, obesità e consumo eccessivo di alcol.

In particolare, l’attività fisica regolare e il controllo della pressione arteriosa sono considerati pilastri fondamentali nella prevenzione. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) sottolineano che fino all’80% degli ictus potrebbe essere evitato. Fondamentale è adottare comportamenti salutari e intervenire precocemente sui fattori di rischio.

Un’evidenza ulteriore arriva dal grande studio Interstroke, condotto su oltre 26.000 persone in 32 Paesi. Questa ricerca ha confermato che dieci fattori di rischio spiegano oltre il 90% dei casi di ictus, evidenziando tra i più incisivi l’ipertensione, la sedentarietà, l’alimentazione scorretta e il fumo. Di nuovo, l’attività fisica, in particolare, è emersa come uno dei fattori protettivi più forti, capace di ridurre significativamente l’incidenza di eventi cerebrovascolari.

L’attività fisica per la prevenzione degli ictus, cosa dicono gli studi

L’importanza dell’attività fisica nella prevenzione dell’ictus è stata confermata da numerosi studi epidemiologici e clinici. Due contributi scientifici, in particolare, offrono prospettive complementari: uno di ampio respiro internazionale, pubblicato nel 2024, e uno più recente, condotto sulla popolazione sudcoreana. Entrambi rafforzano il messaggio chiave: muoversi regolarmente riduce il rischio di ictus, indipendentemente da età e sesso.

Attività fisica e riduzione del rischio

Uno studio pubblicato nel Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry nel 2024, coordinato da Raffaele Ornello (Università dell’Aquila), ha analizzato i dati di oltre 750.000 adulti seguiti per un periodo medio superiore ai 10 anni. Il team ha esaminato 15 studi internazionali, classificando l’attività fisica in cinque livelli: nessuna, insufficiente, bassa, moderata e intensa.

I risultati sono chiari. Anche livelli inferiori rispetto alle linee guida dell’OMS (150 minuti di attività moderata o 75 minuti intensa a settimana) producono una riduzione significativa del rischio di ictus rispetto alla totale sedentarietà. I benefici sono stati osservati in entrambi i sessi e in tutte le fasce d’età.

Questo studio mette, inoltre, in luce una riflessione importante sul ruolo degli operatori del movimento. La competenza professionale in ambito motorio non si limita alla pianificazione estetica o ricreativa. Assume un valore centrale nella prevenzione delle patologie non trasmissibili, come appunto l’ictus.

Studio coreano 2025: evidenze causali e meccanismi neuroprotettivi

Un recente studio condotto su dati del Korean Community Health Survey (KCHS) ha utilizzato un approccio a variabili strumentali per stimare in modo più accurato l’effetto causale dell’attività fisica sul rischio di ictus. I risultati mostrano che la pratica regolare di esercizio fisico riduce la probabilità di ictus tra il 15,4% e il 43,9%, a seconda del modello utilizzato.

Lo studio ha anche evidenziato che l’attività fisica svolge un ruolo protettivo oltre la prevenzione primaria. È infatti associata a una minore gravità dell’ictus, a volumi di infarto cerebrale più ridotti, e a una migliore prognosi funzionale a 3 mesi nei pazienti colpiti.

I meccanismi ipotizzati alla base di questi effetti includono:

  • neuroprotezione e angiogenesi: aumento del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), che contribuisce alla riparazione neuronale e alla rigenerazione dei tessuti cerebrali.

  • effetti vascolari: miglioramento della funzione endoteliale, riduzione della rigidità arteriosa, abbassamento della pressione sanguigna.

  • modulazione immunitaria: riduzione di citochine pro-infiammatorie (PCR, TNF-α) e aumento di marcatori antinfiammatori (IL-10), con effetti protettivi sul sistema vascolare.

Lo studio conclude che, in un contesto come quello coreano dove la popolazione anziana è in forte crescita, le politiche di prevenzione dell’ictus dovrebbero includere la promozione sistematica dell’attività fisica. Ciò dovrebbe avvenire mediante interventi pubblici mirati e programmi comunitari. Inoltre, sottolinea l’importanza di valutare forme diverse di esercizio e i loro effetti a lungo termine.

 

 

Condividi l'articolo

Ultimi articoli