In questi ultimi anni la mareggiata delle leggende ha fatto spiaggiare la ragione e il senso critico. Basta un’escursione sui terreni più friabili della rete per capire che siamo ancora prigionieri di un passato che tentavamo di respingere: quello ignifugo alla parola Scienza e affascinato dall’ offerta di speranza un tanto-al-chilo.
Quando non siamo proni alle sirene della speranza, mostriamo una conoscenza superficiale degli argomenti, mischiando concetti orecchiati di traverso a format che odorano di muffa, come quello di una stanza chiusa da anni. Vedi l’allenamento dei glutei o l’approccio al problema della ritenzione.
Proprio in questa folta galassia di infrazioni grossolane della grammatica fisiologica vogliamo fare chiarezza puntando il telescopio verso quei detriti culturali che vanno oltre la soglia del digeribile.
1. Donne e glutei: cosa si fa e cosa si dovrebbe fare
Due sono gli ormoni su cui giocare le nostre speranze per ridefinire le sorti di un profilo (de)cadente: il TESTOSTERONE e il GH(ormone della crescita).
Le donne producono livelli maggiori di ormone della crescita (GH) rispetto all’uomo (Engstrom, Karlsson & Wide, 1998; Wideman, Weltman, Hartman, Veldhuis & Weltman, 2002), mentre i livelli di testosterone sono estremamente bassi e scarsamente influenzati dall’allenamento.
Tant’è che non esiste alcuna differenza nei livelli del testosterone tra donne atlete allenate e sedentarie (Tegelman et al., 1990). La donna deve dunque puntare sui meccanismi di evocazione del GH. Mentre i metodi di “allenamento” à la page tengono questo ormone al guinzaglio corto.
Nella realtà, la donna:
A) Si ormeggia per ore alle macchine cardiofitness (tappeti, bike, step, macchine ellittiche…) ai cui innegabili benefici sul piano cardiovascolare (se usate secondo scienza) viene aggiunto un potere che NON hanno, quello di contribuire in maniera decisiva alla definizione di una silhouette muscolarmente compatta. Spartito stonato che si ripete anche fuori dalla palestra, quando ci si accanisce sul lavoro aerobico lungo e lento (camminate, jogging…). Uno show marchiato dal sigillo dell’inutilità, se l’obiettivo è rassodare braccia e glutei.
B) A corpo libero, slancia all’infinito e senza carico l’arto inferiore oppure si accanisce con centinaia di ripetute seduta su macchine “addette” allo stimolo di interno/esterno coscia.
Per rassodare in modo deciso il gluteo è necessario riassestare quel piano culturale storicamente inclinato sull’ossessione per il lavoro aerobico lungo e lento o per il lavoro muscolare fatto di slanci infiniti a basso carico. Inutili anestesie. E anche alcuni addetti ai lavori dovrebbero smettere di solleticare l’umanità famelica di miracoli.
2. Il vino fa buon sangue? Un mito
Sopravvissuto fino alla fine del ‘900 per un malinteso storico che attribuì ai modesti bevitori una speranza di vita superiore rispetto agli astemi. In realtà l’effetto protettivo era stato “dopato” dal reclutamento di “astemi scassati” tra i non bevitori, cioè persone che per malattia, problemi di alcolismo o età hanno dovuto abbandonare il vizio dell’alcol. Le loro attese di vita erano ridotte in partenza da una serie di problemi e contribuivano ad abbassare quelle dei veri astemi (Ann Epidemiol. 2007; J Stud Alcohol Drugs. 2016)
Vino rosso pieno di antiossidanti? Pieno di sogni, di sapori e ritualità conviviali. Ma gli antiossidanti (come il resveratrolo) sono così pochi che bisognerebbe bere almeno 4 litri di rosso per ricavarne una quantità apprezzabile. Con buona pace del fegato. E ammesso che gli antiossidanti di frutta e verdura funzionino anche per noi.
L’alcol non fa ingrassare? Falso. Si sostituisce ai grassi, che vengono rimandati al mittente (soprattutto al fegato, intasandolo fino ad ingrassarlo patologicamente, vedi la steatosi epatica), mentre le calorie derivate dall’alcol vengono dirottate solo al mantenimento della temperatura corporea. Nessun contributo energetico per correre o sollevare pesi.
3.Il caffè aumenta il colesterolo?
Sì, ma solo il caffè bollito, quello consumato nei Paesi nordeuropei. In ogni caso, 3 tazzine di espresso o moka al giorno non hanno nessun effetto sul colesterolo totale e LDL.
4. La caffeina aiuta la performance atletica?
Sì, i benefici sono chiari da tempo negli sport di resistenza.
Mentre negli sport di forza (come i pesi) i risultati sono per la maggior parte -ma non tutti concordi nell’attribuirle un effetto positivo, soprattutto su atleti d’elite scarsi consumatori di caffeina.
Per esempio, si è registrato un effetto su triatleti poco avvezzi alla caffeina, nella forma di capsule contenenti 6 mg di caffeina per kg di peso corporeo assunte 45-60 minuti prima della prestazione;
mentre alla dose di 5 mg/kg di peso ha mostrato di ridurre la percezione del dolore e migliorare la contrattilità del muscolo in uomini e donne allenati ai pesi.
Anche allenamenti con scatti intermittenti hanno sfruttato l’effetto caffeina (J Strength Cond Res. 2018 Jan). Per avere i massimi effetti ergogenici della caffeina si suggerisce un’astinenza di 7 giorni (J Strength Cond Res. 2009).
5. Il latte non causa osteoporosi,
ma la previene. Il calcio del latte vaccino è estremamente biodisponibile. Gli studi che hanno dimostrato il contrario non consideravano i fattori confondenti, come la bassa esposizione solare delle popolazioni studiate (Svezia). Niente sole, niente attivazione della vit D e niente deposizione di calcio sulle ossa, anche se ne abbiamo a tonnellate. Altri si sono limitati a rilevare l’aumento di calcio nelle urine dopo aver bevuto latte. Un aumento giustificato dal fatto che parte del calcio del latte veniva utilizzato per il rimodellamento osseo e quello che non serviva veniva scartato,
aumentando, di fatto, la calciuria.
6. L’intolleranza globale al latte
è uno dei tanti allarmismi che odorano di noia. Gli intolleranti al latte esistono e ci sono dei test diagnostici per verificarlo (breathtest, dopo aver sperimentato più volte sul campo il nesso causale latte-toilette). Per gli altri bere il latte non è un problema.
L’evoluzione ha regalato a molti di noi la lattasi-persistenza (o tolleranza al lattosio), mutazione casuale che ha garantito la sopravvivenza delle antiche popolazioni dedite alla pastorizia come unica fonte di sussistenza.
7.Cellulite, un problema di acqua…?
La cellulite nasce da un problema di acqua (ritenzione), ma non si risolve con l’acqua. La ritenzione non dipende da quanta acqua beviamo o non beviamo, ma da una cattiva permeabilità dei capillari, dallo stile di vita (stress, catabolismo muscolare, sovrappeso, sedentarietà o eccesso di allenamento, fumo…) e alimentare (troppo sale, alcol, poca frutta e verdura…)
Bere tanta acqua non elimina la cellulite. Promuove solo il trekking estremo tra cucina e bagno. Inoltre bere tanta acqua serve a poco se non si hanno MUSCOLI dove stoccarla. Sarete solo afflitti da stanche processioni in bagno (ancora!).
Le acque povere di sodio non aiutano a reidratarsi perché stimolano la diuresi. E la poca acqua sopravvissuta alle tecniche disidratanti andrà ad alloggiare comodamente tra le cellule infiammate.
La diffusione patologica di certe pratiche come il consumo di fiumi di tisane o le bulimiche scorpacciate di verdure diuretiche (finocchi, asparagi, sedani, carciofi …) hanno la stessa ambizione, quella di cercare di abbattere un elefante con un sassolino.
La cellulite è un problema multifattoriale. Uno dei tanti è quello dell’acqua, che va approcciato non sul contenuto (acqua), ma sul contenitore (muscolo) liso da sedentarietà/troppo sport e alimentazione scorretta.
a cura di Orazio Paternò – CFT1 ISSA Europe
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