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Le varici degli arti inferiori rappresentano un problema spesso considerato, soprattutto dal sesso femminile, un “disturbo estetico”. Questo è un fattore sicuramente da non trascurare al quale va però associata la visione della malattia venosa come vera e propria patologia.
Secondo un articolo pubblicato su Medico e Paziente nel febbraio 2024, l’insufficienza venosa cronica (IVC), che include le varici degli arti inferiori, colpisce circa 19 milioni di persone in Italia. Più nello specifico, l’IVC interessa una quota variabile tra il 10 e il 50% degli uomini e oltre la metà delle donne.
Oggi il medico deve trasfondere ai propri pazienti il messaggio di prevenzione di malattia per evitare che questa si manifesti. Ma partiamo dall’inizio. Ricerchiamo, innanzitutto, l’origine delle varici esaminando, sia pure per sommi capi, l’anatomo-fisiologia dell’apparato circolatorio venoso.
A cosa sono dovute le varici degli arti inferiori
Il sangue, partito dal cuore, raggiunge, attraverso le arterie, tutte le cellule dell’organismo. Compito del sangue arterioso e di fornire ossigeno e nutrimento necessari al metabolismo cellulare. La cessione avviene a livello dei capillari che rappresentano una vasta superficie di scambio tra sangue e tessuti. Contemporaneamente alla cessione avviene l’acquisizione da parte del sangue di materiale di scarto e anidride carbonica. Dalla rete capillare si forma il sistema venoso.
Il sistema venoso dell’arto inferiore è formato da una rete di vene profonde, posta all’interno dei muscoli, e da una rete di vene superficiali, posta tra muscoli e cute, comunicanti tra loro per mezzo di numerose vene dette “vene comunicanti” o “vene perforanti”.
La rete superficiale è costituita principalmente dalla vena piccola safena (interna) e dalla vena grande safena (esterna). Entrambe traggono origine dalle vene del piede, ma la prima termina a livello della regione poplitea (dietro al ginocchio) dove sfocia nel sistema venoso profondo. La seconda, percorre non solo la gamba ma anche la coscia e termina poco al di sotto del legamento inguinale.
La circolazione negli arti inferiori e la questione della gravità
Il sistema arterioso origina dunque dal cuore. Il sangue in esso contenuto non è ostacolato nel suo cammino in quanto non si oppone alla forza di gravità.
Ciò non avviene invece per quanto riguarda il sistema venoso degli arti inferiori che dalle più fini diramazioni del piede deve arrivare fino al cuore. Intervengono quindi nel determinare il ritorno del sangue venoso dell’arto inferiore una serie di fattori:
- vis a tergo: il cuore esercita funzione di pompa;
- vis a fronte: il cuore esercita inoltre capacità aspirante sul sangue venoso;
- tono venoso;
- attività muscolare degli arti: i muscoli del polpaccio, che possiamo contrarre anche solo con dei lievi movimenti del piede, esercitano una funzione di spinta del sangue venoso verso l’alto;
- valvole poste lungo i vasi venosi: questi dispositivi assicurano il mantenimento della direzione centripeta della corrente ematica. Non a caso hanno forma a “nido di rondine”. Si aprono, lasciano passare il sangue diretto verso il cuore, e immediatamente si chiudono, impedendogli il ritorno verso il basso;
- a livello della pianta del piede vi sono numerosissime piccole vene che, a ogni passo vengono spremute dalla pressione del peso del corpo e il sangue viene spinto verso l’alto;
- le vene accompagnano per lunghi tratti il percorso delle arterie che con il loro ritmico pulsare favoriscono a loro volta il ritorno venoso.
Il meccanismo è complesso e ben funzionante, ma può succedere che il suo equilibrio si rompa. Per poter spiegare il motivo di ciò dobbiamo distinguere “fattori predisponenti’ e “fattori di rischio o favorenti”.
A cosa sono dovute le varici degli arti inferiori?
Sono caratterizzate, secondo alcuni ricercatori, da debolezza costituzionale del tessuto connettivo del tessuto elastico che partecipa alla costituzione della parete venosa. Secondo altri il fattore predisponente costituzionale consiste in una congenita debolezza o insufficienza dell’apparato valvolare venoso.
L’indebolimento della parete venosa determina una dilatazione del lume venoso. Le valvole “a nido di rondine” delle vene sottocutanee e soprattutto delle vene comunicanti diventano insufficienti e perdono la loro funzione (che impediva alla colonna di sangue posta nel segmento venoso di refluire verso il basso) provocando la formazione delle varici superficiali.
Possiamo quindi parlare di “terreno varicoso” che non necessariamente determina la formazione delle varici superficiali, ma determina la predisposizione ad ammalarsi di varici.
I fattori favorenti
A questo punto il paziente deve conoscere quali fattori sono capaci di innestarsi su questo “terreno varicoso” che portano alla malattia varicosa. In generale, tra le cause di questo disturbo vi sono l’eccessiva sedentarietà, l’alimentazione abbondante, il fumo, l`alcool…
Un’altra causa predisponente è l’esposizione al sole e ai solarium in quanto il calore eccessivo favorisce la comparsa e l’aggravamento della patologia venosa. Più nello specifico poi si devono segnalare:
- familiarità: si riconosce nel 72% dei casi la presenza di una malattia varicosa in soggetti della stessa famiglia. Questo può essere dovuto non solo a trasmissione genetica, ma anche a medesime abitudini di vita;
- sesso: la malattia colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini;
- età: e possibile osservare un aumento della malattia con l`aumentare dell’età;
- attività lavorativa: la malattia e più frequente nei soggetti che esercitano una attività lavorativa in piedi. Il 64% a fronte del 6% e del 30% di coloro che svolgono rispettivamente un lavoro in movimento o seduti;
- scorretto appoggio plantare: lo scorretto appoggio plantare con alterazione della spremitura venosa plantare e ritenuto responsabile delle varici osservabili in soggetti di giovane età;
- non corretta attività fisica: gli esercizi che determinano un brusco aumento della pressione suddominale possono determinare la comparsa di varici.
Altri fattori di rischio sono rappresentati dall’obesità e dalla gravidanza.
Come si curano le varici delle gambe?
In sintesi, il sangue ristagnando determina una dilatazione delle pareti venose con una conseguente perdita di tenuta delle valvole. Questo rallentamento del ritorno venoso determina una flebostasi, vale a dire una minore circolazione del sangue venoso che perdurando nel tempo determina la comparsa delle varici.
All’inizio si apprezza un rigonfiamento delle vene con comparsa di noduli seguiti nel tempo da complicazioni dolorose come flebiti, tromboflebiti e ulcere varicose.
Tre diversi stadi patologici che sono scatenati dal ristagno del sangue, carico di anidride carbonica e di tossine, che altera e infetta i tessuti. Ovviamente sarà il medico specialista a determinare le varie azioni da compiere. Come vedremo ci sono però degli elementi cui prestare attenzione per non aggravare le diverse situazioni.
Trattamento delle varici degli arti inferiori
Quali sono le terapie più moderne e quali le regole di vita per porre rimedio a questa patologia lo vediamo qui di seguito.
Terapia sclerosante
Questa terapia e applicabile alla quasi totalità delle varici, con poche eccezioni. Agevole per il paziente in quanto non necessita di ricovero, non ha controindicazioni e non impedisce una vita di lavoro normale.
Sono sufficienti infatti una o più iniezioni nelle varici che si vogliono eliminare con appositi farmaci che determinano una reazione di chiusura della varice stessa. In questo modo il sangue venoso torna a circolare nelle vene sane con ottima compensazione in quanto si possono eliminare decine di vene in una gamba senza che il nostro organismo ne risenta. Anzi, nei casi in cui il paziente lamenta varici dolenti e gonfiori si verifica subito un miglioramento della circolazione con la scomparsa dei sintomi.
Terapia chirurgica
Le tecniche chirurgiche si avvalgono invece della flebectomia e della CHIVA .
Le flebectomia consiste nell’effettuare piccole incisioni della pelle per asportare a tratti la varice interessata.
La CHIVA – Cure Conservatrice et Hémodynamique de l’Insuffisance Veineuse en Ambulatoire si avvale invece essenzialmente della legatura della varice senza asportare il vaso venoso. Questi trattamenti si effettuano solo con l’anestesia locale.
Nella fase post-operatoria è bene portare tuttavia, per alcuni giorni, un collant elastico graduato.
Norme igieniche di prevenzione
Le più comuni norme di prevenzione a questa patologia invalidante consistono nell’effettuare molto movimento, ginnastica appropriata, esporsi poco al sole, non bere alcolici, non fumare evitando di stare a lungo fermi in piedi e… dulcis in fundo, seguire una dieta corretta.
Allenamento, cosa fare e cosa evitare in caso di predisposizione a varici degli arti inferiori: alcuni consigli
Paola Signorelli giovane medico milanese, nonché appassionata praticante delle molte discipline che compongono il fitness offre alcuni consigli per prevenire le varici dividendoli brevemente in ciò che IN e ciò che è OUT.
“IN”
- Bicicletta o cyclette (2-3 volte la settimana per 20/25 min.)
- Camminare o pedometro (idem)
- Nuoto (idem)
- Ginnastica con attrezzi (2-3 volte la settimana sotto la guida di un istruttore)
- Rimanere in peso forma
- Integrare la dieta con vitamine consumando spesso frutta e verdure fresche
- Fare docciature fredde (il freddo ha effetto vaso costrittore)
- Durante il sonno o il relax tenete gli arti inferiori rialzati di almeno 10 cm. rispetto al piano di appoggio della testa
“OUT”
- Le esposizioni al sole prolungate
- La sauna
- Bagni in acqua troppo calda
- Le terapie estroprogestiniche (pillola anticoncezionale)
- Fumo e alcool
- Scorretto appoggio plantare per l`uso di tacchi troppo alti
- Obesità