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Non cercava l’applauso né la performance. Non pensiamo allenasse i muscoli per mostrarli. Piuttosto, immaginiamo che la scelta fosse dettata dalla volontà di restare in piedi, con lucidità e forza nel tempo, con il passare degli anni. Naturalmente, non possiamo sapere se in quel gesto vi fosse anche la consapevolezza del compito che la vita gli avrebbe affidato. Ma oggi, vedendolo nel suo ruolo, ci è chiaro quanto quel gesto – allora privato – sia essenziale anche per affrontare ciò che lo attende. È questo il messaggio profondo che possiamo cogliere dalle tante notizie sulla passione di Papa Leone XIV per lo sport: allenarsi non è un atto di esibizione, ma una scelta di cura e prevenzione.
Papa Prevost tennista amante dello sport giocato, ma soprattutto praticato
Secondo quanto si legge in questi giorni, Robert Prevost è un uomo che ha scelto di continuare a prendersi cura del proprio corpo anche da cardinale, allenandosi regolarmente in palestra e giocando a tennis nel campo dell’Istituto Patristico Augustinianum. Un campo situato a due passi dal Vaticano, con il Cupolone sullo sfondo, che ha visto l’attuale Papa calcare il terreno da tennista, in molte domeniche mattina.
In un momento d’oro per il tennis italiano campeggiano sui giornali gli inviti al Papa per partite con giocatori famosi. Si parla di ipotetiche presenze del Pontefice a eventi sportivi di rilievo internazionale. Ma, come ha sottolineato Flavia Pennetta ad AdnKronos, le passioni per lo sport di Papa Francesco (verso il calcio) e di Papa Leone XIV per il tennis ci ricordano che, dietro alla veste bianca, ci sono uomini con passioni semplici e autentiche.
La notizia del Personal Trainer di Prevost sulla CNN
L’intervista al Personal Trainer del cardinale Prevost, supportato nell’allenamento sino a poco prima dell’elezione, ha fatto il giro del mondo. Il PT ha raccontato di un uomo in forma fisica, con un’ottima composizione corporea, che evidentemente non ha mai smesso di fare sport lungo tutta la sua vita. Una persona umile, curiosa interessata a imparare dagli istruttori in palestra.
Dalle cronache internazionali emerge una indicazione semplice ma potente: l’idea che cura del corpo e spiritualità non siano mondi in conflitto, ma possano convivere e rafforzarsi a vicenda.
«Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio? […] Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.» (1 Corinzi 6,19-20)
Allenamento come dovere verso sé stessi e verso gli altri
Siamo convinti che l’allenamento di un uomo di Chiesa oggi diventato Papa non nascesse da vanità, ma fosse praticato per disciplina, equilibrio, salute.
Allenarsi è un atto di responsabilità, anche – e oggi forse a maggior ragione – per chi porta sulle spalle il peso di milioni di persone.
È bene ricordare che allenarsi non è solo una scelta personale. Per chi riveste ruoli pubblici, educativi o spirituali (ma è giusto dire; per tutti) è anche un atto di coerenza e responsabilità. Il corpo non è un ornamento, ma il primo strumento con cui abitiamo il mondo, lavoriamo, pensiamo, serviamo gli altri.
Allenarsi: un atto di coerenza
Se una figura autorevole come Papa Leone XIV continua ad allenarsi con costanza, non lancia un messaggio estetico, ma culturale. Il benessere fisico è parte integrante della salute globale, è condizione anche per la salute mentale.
In un’epoca in cui la sedentarietà è una pandemia silenziosa, questo gesto ci ricorda che l’allenamento è un diritto. È, però, anche un dovere verso sé stessi e verso chi ci affida fiducia, guida o cura.
Allenarsi è anche un atto di coerenza tra ciò che si crede e ciò che si fa.
La figura di Papa Leone XIV, così moderna e radicata nei valori evangelici, ci offre un esempio potente: corpo, spirito, servizio e responsabilità non sono separati, ma camminano insieme. In armonia.