Fare energia è fondamentale per la sopravvivenza del nostro corpo e dipende dalla disponibilità di materiale per produrla. Esiste una legge che regola le capacità del nostro metabolismo:
gli aminoacidi possono essere trasformati sia in glucosio sia in grassi ma, né il glucosio né i grassi, possono essere trasformati in aminoacidi.

 

Tutti e tre i macronutrienti, però, sia le proteine sia i carboidrati sia i lipidi sono primarie fonti di energia. Un punto chiave assai poco discusso ma ben chiaro a chi la biochimica la conosca, è che non esiste correlazione fra calorie prodotte dai macronutrienti e produzione di ATP nel corpo umano. Un paradosso irrisolto: tutte le diete sono viziate da questo errore di metodo e di “misura” fisica dell’energia prodotta. I grassi, ad esempio, hanno il doppio delle calorie dei carboidrati se bruciati in atmosfera ma producono il 25% in meno di ATP nella glicolisi citoplasmatica anaerobica.

 

L’energia è vita e la vita è la lotta per mantenere un’elevata concentrazione di atomi, per lo più legati fra di loro in molecole all’interno della membrana che definisce la dimensione della cellula. Se l’energia è vita, avere disponibilità di materiale da cui fare energia significa ricevere, dall’ambiente, informazioni sul futuro. La sequenza di disponibilità o di mancanza di materiale in entrata è dunque un messaggio fortissimo che condiziona la sopravvivenza della cellula. La risposta a stimoli di qualsiasi tipo è modulata dalla quantità di energia che la cellula potrà spendere solo dopo aver provveduto alla propria sopravvivenza.

 

Far lavorare i muscoli significa usurare più velocemente le strutture proteiche contrattili che devono essere rinnovate, altrettanto velocemente, per mantenere l’efficienza. L’attivazione del metabolismo aumenta il consumo calorico e maggior lavoro da parte delle strutture enzimatiche deputate alla produzione energetica. Ma anche gli enzimi sono proteine e, come ogni proteina, hanno una vita media al di là della quale diventano fragili e poco efficienti. L’organismo elimina le proteine “invecchiate”, fragili e meno efficienti, solo se in grado di sostituirle costruendone delle nuove.

 

Costruire è un processo dispendioso dal punto di vista energetico e, per di più, richiede disponibilità di tutti i materiali necessari. Perché ciò avvenga in modo costante ed efficiente, gli aminoacidi dovranno essere presenti in quantità adeguate (qualità) e sufficienti (quantità).
Tutti sanno che l’atleta ha una massa muscolare maggiore del sedentario adattata dal lavoro fisico a svolgere una specifica attività.

Le proteine sono come delle parole mentre gli aminoacidi sono delle lettere e ci vogliono le lettere giuste per scrivere le singole parole. Certe lettere si usano di più altre di meno e quindi, il loro fabbisogno sarà maggiore.

 

Certe lettere sono usate raramente ma sono ugualmente indispensabili per scrivere certe parole:

 

ad esempio, la lettera Q non è inutile per scrivere MUSCOLO ma è indispensabile per scrivere ACQUA. Se mancasse la Q, la parola ACQUA non si potrebbe scrivere anche in presenza di moltissime A e C. In questo caso la lettera Q è “limitante” alla costruzione della parola ACQUA. La miscela di aminoacidi ideale contiene tutti gli essenziali e permette al fegato di costruire, da questi, tutti quelli che si rendessero necessari.

 

La sua peculiarità sta nel rapporto fra di loro, uguale a quello richiesto dall’organismo.
Sono serviti lunghi anni di studio per capire e identificare che 5 aminoacidi, da soli, coprono il 75% delle necessità e che di essi, negli alimenti, ne sono contenuti percentuali molto piccole (meno del 20% negli alimenti più ricchi). Alcuni di essi non sono indispensabili per il metabolismo in generale ma lo diventano per alcuni organi come, ad esempio, la tirosina che viene prodotta a partire dalla fenilalanina solo nel fegato.

 

La migliore efficienza dell’atleta rispetto al sedentario risiede in alcune trasformazioni indotte dall’esercizio:

 

● maggiore capacità di introdurre carburante da bruciare.

 

● ottimizzazione della capacità di bruciare grassi e risparmiare zuccheri.

 

● maggiore massa muscolare e maggiore adattamento allo sforzo.

 

L’allenamento aumenta i trasportatori di carburante nel muscolo (recettori) ma l’energia dipende dal fegato e dalla disponibilità di zucchero nel muscolo.
L’allenamento rende il muscolo più efficiente a consumare i grassi e risparmiare zuccheri. Quando si sia consumata la riserva di zuccheri di deposito nel glicogeno (pochi minuti in caso di sforzi intensi) tocca al fegato mantenere costante la glicemia (neo-glucogenesi).

 

Nei mammiferi la produzione di zuccheri può avvenire solo dagli aminoacidi, non dai grassi. Quindi sforzi troppo protratti senza un’adeguata introduzione calorica ci fanno distruggere prima i muscoli poi, molto poi, i grassi.

 

Per questo un giorno di digiuno ci fa perdere peso in muscoli ma non in grassi. Inoltre il tessuto adiposo è molto avido di zuccheri: più alta è la glicemia e più ne mangia. Per questo ha più facilmente una crisi ipoglicemica un obeso che un atleta, anche se lo sforzo che fa l’uno è modestissimo e l’altro marcatissimo.

 

 

Alcuni aminoacidi sono capaci di modificare il modello funzionale del tessuto adiposo, sia facilitando l’utilizzo dei grassi a scopo energetico sia riducendo l’entrata di glucosio nella cellula adiposa. Altri aminoacidi possono essere usati dal fegato per produrre zuccheri, impedendo così la distruzione delle fibre muscolari allo scopo di mantenere la glicemia costante anche durante gli sforzi più protratti.

 

Gli aminoacidi sono prodotti naturali ottenuti per fermentazione a partire da proteine vegetali.
Solo la cisteina/cistina è ottenuta dalle proteine delle piume di volatili essendo rarissime nei vegetali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

a cura di Francesco Saverio Dioguardi – Professore di Medicina Interna Università di Milano

 

 

 

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