Sembra quasi un ossimoro accostare il pensiero di fitness alla mancata efficienza fisica, ma è la realtà con la quale ci dobbiamo confrontare quotidianamente, specie in questo lunghissimo periodo di pandemia. Siamo “bombardati” da ogni dove da inviti pressanti a fare dell’attività fisica, anche se poi la stessa è intesa in modo differente e spesso sostanzialmente contraddittorio. Ci sono alcune realtà che sono appena sfiorate da un onesto approfondimento e critica: in primis la carenza nei programmi universitari che portano alla laurea in medicina di affrontare il movimento non solo come atto fisiologico complesso ma come elemento fondamentale inserito in
Il benessere può essere uno stato anche passivo, mentale, seppur complesso, e può derivare da situazioni indirette come dopo un massaggio, una vacanza di relax, l’assenza di problematiche e pensieri ricorrenti in ambito familiare e lavorativo, il superamento di preoccupazioni, un lauto guadagno, una bella serata trascorsa in dolce compagnia. L’efficienza fisica è un fenomeno più articolato, prevede lo sviluppo volontario di una serie di capacità e/o abilità fisiche e il mantenerle nel tempo, integrandole sicuramente con il lato psichico e sociale.
Fare esercizio fisico è una attività che certamente allunga la vita (1) ed è tanto più importante con il procedere degli anni, quando serve a contrastare la perdita di massa e funzione muscolare (sarcopenia) che si presenta a partire dai 50 anni in avanti. Ma, esercizio fisico vuole dire anche aumento del consumo di energia, e quindi aumento dei consumi dei macronutrienti, e la letteratura scientifica ci mette davanti ad una serie di informazioni di cui sia il medico fisiatra, sia chi curi tecnicamente i carichi di lavoro degli assistiti deve tenere assolutamente conto.